60 - Come ti vedo io

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GRACE 

«Okay Grace, adesso chiudi gli occhi» le mani di Leo mi sostengono la schiena mentre l'acqua del mare mi avvolge e il sole si riflette sul mio viso. Muovo piano le mani, distese ad angelo sul filo dell'acqua e guardo un'ultima volta mio fratello Robert sulla riva, che ci osserva con le braccia conserte e le dita appoggiate sugli avambracci.

Ha lo sguardo serio, ma anche spento. Sento che c'è qualcosa che non va, nonostante sforzi un sorriso.

Sono contenta che Leo mi abbia portata qui in vacanza, mi piace l'Italia, però provo anche un po' di senso di colpa quando guardo Rob e vedo anche Steven e i suoi capelli biondi volare nell'aria, proprio come facevano nel giardino di casa nostra, a Londra.

Mi sforzo di distogliere lo sguardo dal suo e ascoltare le parole di Leo, che mi dicono di rilassare il corpo.

Quando l'altro giorno lo avevo visto a pancia in su, galleggiare sull'acqua mi ero spaventata, ma poi mi aveva spiegato che stava facendo un gioco che faceva da bambino, quando era piccolo come me.

«Che gioco è?» Gli avevo chiesto, seduta sulla sabbia.

«Qui lo chiamano "fare il morto". Quando sei in quella posizione tutto il corpo si rilassa e non senti nient'altro che il rumore del mare»

E io avevo insistito per due giorni, prima che accettasse di farmi fare questo gioco, di farmi "fare il morto".

Morto, come Steven? Mi sarei sentita come lui? Volevo provare.

Vorrei solo riavere mio fratello indietro, ma non lo dirò mai a Leo perché ho paura che pensi che non gli voglio bene abbastanza e invece gliene voglio, solo che vorrei tornare ad avere tre fratelli e non due.

Allora chiudo gli occhi, sentendo solo più il palmo della mano di Leo sulla schiena e la cresta dell'acqua sfiorarmi tutto il corpo.

Il sole mi scalda le guance e le orecchie piano piano s'immergono.

Eccolo, il rumore del mare, i piccoli granelli di sabbia spostarsi sul fondo e le onde arrivare alla riva, lì dove so esserci Rob a guardarmi.

Vorrei aprire subito gli occhi per dire a Leo quanto sia bello stare così, ma non riesco perché è come se le mie gambe mi chiedessero di stare ancora in questa posizione.

Io non so se Steven si sia sentito così, ma forse era questo che voleva provare?

Mi sento parte del mare, protetta dalla presenza dei miei fratelli, leggera come se fossi una piuma e riesco a percepire le mie labbra trasformarsi in un sorriso.

Che strana sensazione, sorridere dopo così tanto tempo, chiusa in una bolla tutta mia. Come se Steven fosse anche lui qui e tutto fosse meraviglioso.

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Le stesse emozioni che mi ricordo aver provato quell'estate di tanti anni fa, quando ero ancora una bambina alla perenne ricerca di risposte, sembrano essersi manifestate di nuovo quando Jess mi ha avvolta nella sua bolla, accompagnando delicatamente le mie mani sulle corde.

Protezione e felicità, casa.

Per tanti anni ho guardato quasi di sbieco quella chitarra, appoggiata alla libreria, come se fosse uno spettro a cui era impossibile avvicinarsi. Adesso, invece, si è trasformata sprigionando un'energia che per tanti anni sembra essersi accumulata. Regalandomi quella che altro non è l'emozione più forte di tutte.

E sì, avrei potuto prenderla tra le mani da sola, magari tra anni, ma con me in questo momento non c'è nient'altro che Jess. L'unico in grado, da sempre, di far crollare le mie barriere, permettendo all'emozioni più belle di farsi largo nel mio petto.

ImprevedibileWhere stories live. Discover now