2 - Ehi Jess

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JESS.

«Non la finisci quella?» mi chiede Jasper.
Da quando ha finito di mangiare, continua a fissare l'ultima fetta di pizza nel cartone.

«No, devo uscire» gli dico mandando giù un sorso di birra. In meno di tre secondi la fetta è già sparita.
Quel ragazzo mangia pizza a pranzo e a cena ed è ancora vivo.
Sicuramente è nato in laboratorio.

«Ma oggi non doveva venire quello nuovo?» dice poi, senza smettere di masticare.

Già, non solo oggi qualcuno di nuovo si trasferirà qui, ma John mi ha dato l'occasione di riscattarmi.

L'altro ieri abbiamo cercato di liberare la stanza che usavamo come magazzino al piano di sopra.
In realtà, questa è casa di Jasper, un'eredità della nonna. Ma essendo da solo, quando tutto è successo, quando la mia vita è cambiata, mi aveva proposto di venire a vivere qui.

«Sì, ma arriverà stasera». Prendo la giacca di pelle ed esco.

Cazzo si gela, penso, mentre raggiungo la moto parcheggiata nel piccolo cortiletto della casa.

Lei è l'unica cosa che mi sono portato via quando casa mia non è più stata casa mia. L'unica che mi permette di fermare i miei pensieri, ma allo stesso tempo di farli accelerare senza freni.

Indosso il casco e monto.

______________

Quando, due mesi fa, John mi ha chiamato pensavo che fosse per insultarmi anche lui, come tutti quelli che fanno parte della mia famiglia.

E invece no, mi ha dato un'opportunità. Un'opportunità che non merito, ma che non mi sono lasciato scappare.
Ho bisogno di vivere, ho bisogno di riscattarmi, ho bisogno di non pensare.

Certo, non muoio dalla voglia di fare da guardia del corpo alla nuova Paris Hilton, ma è l'unico modo che ho al momento per riavere uno scopo.

Non perché io prima avessi chiaro cosa fare della mia vita, ma non avevo certo bisogno di uno scopo per vivere. Trascorrevo la mia vita benissimo lo stesso, come qualsiasi altro ragazzo di ventiquattro anni. Una famiglia che mi adorava, amici con cui svagarmi, e anche le ragazze non mi sono mai mancate.

__________

Mi fermo alla stazione per fare rifornimento di carburante.

Dicono che, se accendi una sigaretta mentre fai benzina, aumentano le possibilità di morire.
Ma, dato che non conosco effettivamente qualcuno che sia esploso, me ne porto comunque una alle labbra.

«Jess, ciao» sento una voce femminile alle mie spalle, mentre rimetto l'erogatore al suo posto.

«Ehi» mi si avvicina baciandomi la guancia, profuma di fragola. Mi guarda socchiudendo gli occhi.
Sono abituato a questo genere di occhiate dalle ragazze.
Ne sono lusingato? Abbastanza.
Mi permette di sostituire il mio allenamento cardio? Sicuramente.

Mi piace farle divertire, che male c'è?

Con le dita prende la sigaretta dalle mie labbra e se la mette tra le sue, aspirando. Ha le labbra rosse, così come le unghie. «Non mi hai più richiamata» dice poi riporgendomi la fonte di nicotina.

«Spero mi perdonerai» sollevo le labbra facendo un ultimo tiro. Faccio scorrere lo sguardo su ogni centimetro del suo corpo.

«Mmm forse» mi risponde lei, baciando la mia bocca, per poi ritornare verso la sua macchina.

Getto il mozzicone a terra e monto di nuovo in sella.
La guardo mettere in moto e rimettersi sulla superstrada.

Certo, avrei anche potuto richiamarla. Il problema è che, per richiamare qualcuno, mi dovrei almeno ricordare il suo nome, o chi sia. Cosa di cui io non ho la più pallida idea.

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