4 - Stai complicando le cose

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JESS

Arriviamo sotto casa con il suv di un certo Kevin. In fin dei conti, Kale non sembra tanto male, il suo stile mi piace, è ben piazzato e ha i capelli lunghi alla californiana.

«Ehi ragazzi, questo è Kale» dico entrando in salotto. Inizialmente lo guardano un po' male e, purtroppo, devo ammettere che la colpa è mia, devo averlo insultato un pochino. Quando mi ha chiamato, mi ero appena seduto sul divano con gli altri, con una birra in mano pronto a guardare la partita.

«Ehi» lo salutano mentre si preparano per andarsene, dopo essersi assicurati essere un tipo a posto.

«Seguimi, ti faccio vedere dove puoi sistemarti», il ragazzone sale le scale dietro di me, con un paio di valigie, che ha tirato fuori dal baule della macchina.

«Ovviamente il bagno è in comune, ma Jasper lo usa prevalentemente di notte.» Lui mi guarda interrogativo. «Ti prego non farmi domande su di lui, non credo di poterti dare risposte razionali»

«Con me non dovresti avere problemi. In casa ci incontreremo raramente dato che ci daremo il cambio per lavorare»

«Grazie per l'ospitalità comunque» mi dice.

«Figurati, ma fa piacere avere un altro essere umano normale in casa» gli rispondo, mentre quasi a farlo apposta ci passa di fianco Jasper che, con indosso una maglia extralarge e dei boxer, trascina i piedi nel corridoio come in trance, senza calcolarci.

Mentre Kale trattiene una risata, io scoppio a ridere, sapendo che questo è fin poco.

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«Paris, piacere» la sua voce continua a pulsarmi nella mente, così come le immagini di quegli occhi azzurri che mi guardano, quasi se mi implorassero di baciare le labbra sotto di loro.

Per me è come se mi avesse lanciato una sfida.

Non c'è stato neanche bisogno che Kale mi indicasse chi fosse, che già non ero più riuscito a staccare gli occhi dal suo corpo. Il che è un bene, dato che si tratta del mio lavoro. Ma dall'altro è un male. Anzi, non è un male.
È un cazzo di problema, conoscendomi.

Perché non la stavo osservando per controllare che nessuno la importunasse, ma perché volevo che ballasse così accanto al mio corpo, perché volevo sentire ancora una volta il suo respiro mozzarsi, perché volevo sentire il profumo dei suoi capelli mentre le spostavo quella ciocca  di capelli biondi che continuava a coprirle il viso, nascondendo i suoi occhi, che come due pozze blu attiravano gli sguardi di chiunque.

Cazzo Jess, datti una calmata. È esattamente come le altre, niente di più, niente di meno.  

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«Allora com'era la ragazza?» Jasper si sporge dalla sua stanza abbassando le cuffie, intercettandomi dopo aver finito la doccia.

Mi strofino i capelli bagnati con un asciugamano. «Normale».

Sinceramente non so che cazzo rispondere. Da togliere il fiato? Bellissima? Che con Paris Hilton non ha niente a che spartire?

«Normale?» chiede di nuovo.

Annuisco, mentre lui si alza in piedi, lanciando le cuffie sulla scrivania.

«Normale nel senso che ha una bocca, due occhi, un naso?» solleva il sopracciglio. In mancanza di una risposta, continua. «Meno male allora».

«Mm-mm» mugugno prima di voltarmi per raggiungere la mia stanza.

«Tu lo sai vero che ho ben presente che stiamo parlando di Grace De Andreas, di certo non nota per la sua bruttezza?» aggiunge prima di sbattere la porta, pronto probabilmente per una nottata di gioco on-line. Spero solo che, nelle poche ore che mi rimangono di sonno, non si metta ad urlare in arabo con qualche tizio conosciuto su Call of Duty.

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