Capitolo 50

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GIOIA:
Sono trascorsi cinque giorni.
Sono cinque schifosissimi giorni che la mia vita si è spenta. Cinque giorni che la speranza mi ha completamente abbandonata.
Sono rinchiusa in camera e sembrano passati decenni dall'ultima volta che ho visto la luce del sole. Astrid mi porta da mangiare di tanto in tanto ma non tocco cibo, perché la fame non c'è.
Solo un grande vuoto dentro, che fa male.
Continuo a pensare a lui, è un pensiero fisso, credo di star cadendo in depressione.
"Adesso basta!" Sento questa voce e sobbalzo. È Caterina.
Entra in camera sbattendo la porta e tira le tende lasciando entrare tutta la luce del sole.
"Gioia se continuerai così ti ammalerai. Adesso facciamo una bella cosa. Ti alzi, ti dai una rinfrescata e usciamo."
"Non ne ho voglia." Dico fredda, tirando le lenzuola sul mio corpo.
"Beh ti verrà la voglia, conosco un locale stupendo in città." Mi porge la sua mano.
La fisso sbattendo le palpebre e per uno strano motivo il suo sguardo si addolcisce.
"Tesoro avanti!"
"Lei mi ha mentito."
"Non è vero." Torna seria.
"Si invece. Amelì aveva un fratello, e la sua famiglia non era morta in un tragico incidente."
Le sue labbra si assottigliano.
"Vi divertite vero?" Sputo una risata isterica portando le mani sulle tempie.
"Vi divertite a nascondermi la verità?"
"Gioia, questa faccenda non la conosce nemmeno Aron. E non deve uscire dalla tua bocca."
"Altrimenti?!" Mi sollevo in piedi e le vado di fronte.
Caterina mi osserva quasi stupita, come se difronte a se avesse un'altra persona, ma forse è davvero questo ciò che sto diventando. Una persona diversa e più cattiva.
Non mi farò più vedere debole, ho detto addio alla vecchia Gioia, quella educata e gentile che tutto prendevano in giro perché non ho mai ottenuto niente se non ingiustizie.
"Io con lei non vengo da nessuna parte, ora esca dalla mia camera."

ARON:
Sono completamente sporco di sangue, per trovare Amelì sto ribaltando l'intera città ma quella stronza conosce bene le nostre mosse avendo vissuto insieme a noi da sempre, e questo gioca a suo vantaggio.
È piena notte e quando finalmente esco dalla doccia, ripulito, trovo la porta della mia camera aperta e la luce accesa in corridoio.
Mi acciglio.
"Andrea?"
Qualcuno sta cantando.
È Gioia.
Indosso un pantalone di tuta e velocemente mi affretto a raggiungerla. Ma quando la vedo vorrei non averlo mai fatto.
È seduta per terra con una delle mie bottiglie di whisky tra le mani. Ha gli occhi lucidi e le guance rosse fuoco. Indossa solo una vestaglia bianca.
"Aron, lo so che mi stai guardando." Incomincia a ridere di gusto.
"Vuoi unirti a me?"
Sospiro passando una mano tra i capelli.
"Gioia andiamo." Le porgo la mano che rifiuta palesemente.
"Ti ho visto entrare in casa, eri sporco di sangue." Biascica.
Le strappo bruscamente la bottiglia dalle mani e mi chino, prendendola in braccio.
Non è così che passerà il dolore, ci sono già passato, peggiorerà solo la situazione.
"Andiamo a dormire."
"Dove sei stato in questi cinque giorni?" Ecco che incomincia a piangere.
"Ho dormito nella mia vecchia camera."
"Perché? Non vuoi più vedermi?"
"Volevo lasciarti i tuoi spazi."
Poggia la testa sul mio petto e sento il cuore incominciare a battere forte.
"Aron.."
La sdraio sul letto e lei posa una mano sulla mia nuca.
"Rimani qui." Una ciocca dei capelli scivola sul suo viso. È bellissima, e anche tanto distrutta.
Vederla così è imperdonabile.
"Va bene."
Mi stendo accanto a lei che si affretta a rannicchiarsi contro il mio petto.
Le sue lacrime mi bagnano la pelle, la stringo forte e bacio i suoi capelli profumati.
Non si meritava questo.
"Mi dispiace Gioia. Possiamo riprovarci più avanti."
"Riprovare a fare cosa?" Singhiozza.
"Ad avere un bambino."
"Come puoi dire questo?" Si allontana di scatto da me.
"Il mio bambino non si può rimpiazzare con nessun altro!! Mi disgusti per quello che hai detto!"
"Non intendevo questo Gioia."
"Tu l'hai sempre odiato Aron, e tutto quello che odi tu, muore, come lui." Incomincia a straparlare disperata.
"Io non l'ho mai odiato." L'afferro dal polso e l'avvicinino. Come può pensare questo?
Ero spaventato.
"Gioia ne riparliamo domani mattina, adesso riposa."
"No!" Si divincola.
Incomincia a prendere a pugni il mio petto, urla e si agita poi all'improvviso prende il mio viso tra le mani e mi bacia.
Sento il mio corpo riaccendersi come una giostra.
È ubriaca. Non posso approfittarmene.
Ma cazzo sono giorni che non la sfioro.
"Ti odio.." Sibila e si trascina a cavalcioni sopra di me.
Preme la lingua dentro la mia bocca e incomincia ad oscillare i fianchi avanti e indietro.
"Gioia.." Ansimo tentando di non farmi scappare quel briciolo di lucidità che mi è rimasto.
"Scopami Aron."
Merda.
Incomincia a leccarmi il collo.
"Gioia fermati."
"Shh." Mi bacia sulle labbra e continua il suo lavoro, poi lentamente cala, mi lecca il petto e traccia una linea di saliva che si ferma all'elastico del pantalone.
"Smettila di guardami in questo modo, voglio fare sesso con te Aron."
Non me lo faccio ripetere un'altra volta e slego la sua vestaglia, mi sento morire di piacere quando il suo seno scoperto balza fuori.
Indossa un paio di tanga bianchi.
Da quando Gioia indossa queste mutande?
Ribalto la situazione mettendomi sopra di lei e porto le sue gambe intorno al mio bacino.
Le nostre intimità sfregano l'una contro l'altra mentre ci baciamo facendo schioccare le lingue.
Gioia è sexy da morire, anche in un momento del genere.
"Aron.." Ansima con la bocca schiusa.
Bagno le dita con la saliva, fissandola per capire se posso permettermi di toccarla senza ricevere un suo rifiuto e lei in tutta risposta annuisce.

GIOIA:
Le dita di Aron entrano ed escono velocemente dal mio corpo, mi sento bruciare di piacere ma proprio quando sto per raggiungere il punto di non ritorno, lui si ferma.
Si posiziona meglio tra le mie gambe e intreccia la mia mano nella sua.
Sento le lacrime bagnarmi il viso, Aron le asciuga di tanto in tanto prima di penetrarmi lentamente.
Inarco la schiena spalancando la bocca.
Sento questa strana connessione con lui, ed è l'unica cosa a farmi sentire bene in questo momento.
Incomincia a spingersi dentro di me, lo osservo in silenzio, godendomi ogni secondo di questo attimo insieme a lui.
È bellissimo. Ha i muscoli tesi, la bocca schiusa e i capelli ancora bagnati che ricadono sulla fronte.
Stiamo facendo l'amore.
Non è sesso.
"Aron.." Sibilo e spalanco le gambe per accoglierlo meglio.
Mi è mancato moltissimo, ma il dolore che mi ha inflitto quando mi ha voltato le spalle nel momento del bisogno è stato più forte di ogni altro sentimento.
Mi ha spezzato il cuore.
"Ti amo Gioia." Sento queste parole e il mio cuore si ferma per qualche secondo.
Rimango immobile, mentre lui sbatte contro di me e bacia il mio collo.
Mi ama? Non l'ha mai detto.
L'ennesima lacrima taglia il mio viso.
Poi le gambe prendono a tremare incontrollatamente, Aron succhia il mio seno con virilità, non ho nemmeno il tempo di parlare che l'orgasmo arriva e mi travolge.
Urlo gettando la testa all'indietro.
Mi sento incredibilmente vuota adesso, sola come prima.
"Gioia.." Aron ringhia vicino al mio orecchio e prende a muoversi poi velocemente, graffio la sua schiena baciandolo e sento che i suoi muscoli diventano durissimi, segno che è arrivato anche il suo momento. Ma proprio quando sta per uscire dal mio corpo stringo le gambe intorno i suoi fianchi e lo tengo fermo dov'è.
Non so per quale motivo lo faccio.
È un gesto istintivo.
Aron cerca disperatamente il mio sguardo, prima di scoppiare dentro di me e stringere forte i miei fianchi.
Riesco a sentire gli schizzi del suo seme caldo, spalanco la bocca e mi lascio andare, rilassando i muscoli.
"Ti amo anche io Aron."

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