Capitolo 41

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ARON
Non so cosa sia successo alla mia mente, ma ho come un blackout totale.
Sono completamente paralizzato dalla punta dei piedi ai capelli. Andrea cerca di calmarmi con le classiche frasi fatte da fratello maggiore, che non servono a un cazzo, subito dopo Gaia e Isadora ci raggiungono porgendoci due caffè macchiati dalla caffetteria.
"Non lo voglio."
"Bevi, sarà una lunga nottata." Risponde Gaia.
Scatto gli occhi su di lei, che ha il volto rosso dalle lacrime.
Vorrei spaccare ogni cosa.
Non volevo colpire Gioia, lei si è messa in mezzo, non l'avrei mai fatto.
Afferro il caffè portandolo alla bocca, Gaia tutto d'un tratto si china sulle ginocchia e mi sorride.
"Lo so, andrà tutto bene Aron." Sembra che i miei pensieri siano chiari a chiunque.
Annuisco stranito e torno con i gomiti appoggiati alle ginocchia.
Passano ore, fumo praticamente tutto il mio pacchetto di sigarette e proprio quando sto per recarmi al bagno la porta della stanza numero centodieci si apre. Finalmente.
Drizzo la schiena.
"Il signor Salinas?" Domanda la dottoressa.
"Sono io."
"Adesso può vedere sua moglie, ma prima vorrei parlare con lei della sua situazione fisica."
Annuisco avvicinandomi velocemente, mentre sbircio dentro la stanza. Ci appartiamo in un angolo del corridoio. Sono nervoso.
"Lei.. sta bene?" Mi gratto il mento.
"Sua moglie sta bene, siamo riusciti a stabilizzare anche il bambino, ma ha subito un forte spavento e ciò ha fatto in modo che avvenisse un piccolo distacco dalla placenta, sua moglie deve stare a riposo, non deve fare sforzi, inoltre le abbiamo prescritto delle medicine per la gravidanza, oltre alle vitamine, se lei è d'accordo vi lascerei qualche minuto da soli per confrontarvi."
"Certo che lo sono." Parlo ma credo di starlo facendo più con me stesso, come se il mio cervello stesse ancora metabolizzando che nella fottuta pancia di mia moglie sta crescendo un bambino.
Mio.
Sembra tutto così surreale. Non è possibile, un problema dietro l'altro.
La dottoressa con poche falcate sparisce dalla mia visuale, Gaia si avvicina pronta ad entrare nella stanza ma Andrea la ferma fulminandola con lo sguardo.
"Il marito è lui." Ringhia.
"Fanculo.."
Osservo entrambi con un peso al petto, non li ascolto nemmeno per via dell'ansia che mi sta annebbiando i pensieri poi però mi faccio forza ed entro nella stanza. Perché è di Gioia che stiamo parlando.
Quando la vedo su quel misero lettino, con vari fili attaccati al corpo e un camice da ospedale mi si stringe il cuore.
Ha gli occhi velati di malinconia, una donna che soffre la riconosci subito, sopratutto una donna come la mia, così solare e sorridente.
I capelli sono legati in una coda alta, continua a guardare fuori dalla finestra ma non appena faccio un passo in più i suoi occhi sono già dentro i miei.
"Aron.." Sibila a voce bassissima.
Perché non riesco a dire niente? Sono incazzato nero.
"Sei qui." Continua e questa volta scorgo un cenno di felicità.
"Sono qui." Ripeto sedendomi accanto a lei, che mi fa spazio sul lettino.
È molto pallida.
"Mi dispiace, non so come sia possibile ma.."
"Gioia non voglio parlarne."
"Cosa? Dobbiamo farlo per forza Aron."
"A me basta sapere che ora tu stai bene, abbiamo tutta la giornata per affrontare questo discorso ma non adesso."
Abbassa lo sguardo sul ventre, io non ho nemmeno il coraggio di farlo.
"Hai bisogno di qualcosa?" Le domando ammirando i grossi alberi fuori dalla finestra. Ho un doloroso nodo allo stomaco.
Un figlio, un cazzo di figlio in arrivo. Questo è quel momento in cui vuoi stare solo per riflettere un altro po', oppure devastarti con l'alcol per trovare un riparo, ma hai delle priorità e devi rispettarle. E tutto ciò ti rende ancora più teso, facilmente irritabile.
"Ho bisogno che tu mi capisca Aron, e che comprenda il fatto che questo piccolo puntino non è una disgrazia, ma un inconveniente che diventerà il più bello della nostra vita."
"L'hai presa bene." Annuisco nervoso.
"Tu no, e questo l'hanno capito tutti.
Ma cos'avrei dovuto fare? Pensi che sia entusiasta del fatto che diventerò madre a soli diciannove anni?"
"Smettila di dirlo!" Scandisco lentamente le parole, creando un muro tra noi due.
Gioia schiude la bocca con gli occhi lucidi.
"Perché ti comporti in questo modo? Capisco lo shock ma stai esagerando adesso."
Non rispondo, mi sollevo dal lettino e mi avvicino alla finestra per prendere aria.
"Aron guardami ti prego.."
"Gioia smettila!!" Urlo e batto la mano contro il vetro della finestra.
"Vuoi che ti dica che sono felice? Beh non lo sono, ti direi una cazzata!! Avevo dei progetti per noi, volevo partire per il viaggio di nozze adesso che le cose con Oscar si erano sistemate, volevo girare il mondo, fare tutto ciò che volevo insieme a te, invece mi ritrovo in un ospedale ad urlare contro mia moglie per una questione che non volevo affrontare adesso."
"Senti un po' mitico Aron! Non so come sia possibile che io mi trovi in queste condizioni dato che i test infallibili della tua guardia fidata hanno dato tutti esito negativo, ma eccoci qui! Non possiamo più tornare indietro, l'idea di abortire per un nostro capriccio mi è passata per la mente ed è scomparsa nello stesso breve tempo, non ucciderò un'anima innocente perché siamo stati due imprudenti, e neanche per le tue manie di presunzione patetiche.
Nemmeno io sono al settimo cielo, oltretutto dopo aver visto la tua reazione ma non ammazzerò mio figlio.
Porterò avanti questa gravidanza, con o senza di te. Quindi se vuoi tirarti indietro fallo pure, io mi prendo le responsabilità delle mie azioni ma ricordati che le cose si fanno sempre in due.
Tu fa quello che vuoi, puoi anche scappare e continuare a drogarti fino a rompere qualche altro specchio, ma stai lontano da me.
Perché mi avevi giurato che ci saresti stato nel bene e nel male, l'hai giurato davanti a Dio e davanti alla mia famiglia, a me non sembra che tu lo stia facendo."

GIOIA:
Aron se ne va via sbattendo ferocemente la porta, rimango sola, accarezzo il ventre con un magone allo stomaco e scoppio in lacrime.
Che bastardo. Che codardo.
"Io non ti abbandonerò mai.." Sibilo parlando con il piccolo puntino che abita dentro la mia pancia. La dottoressa mi ha stampato la prima ecografia che è stata fatta per un controllo quando ancora ero priva di sensi, poi mi sono svegliata e non so precisamente quanto tempo io sia rimasta a guardarla, e ogni secondo che passava sentivo che mi stavo già innamorando di quel bambino.
Avrei voluto assistere a quel momento per poterlo vedere sul monitor, sarebbe stato più reale, più intenso.
Sono incinta dannazione..
Aspetto un bambino. Continuo a ripeterlo e ancora non realizzo del tutto la notizia.
Lui è parte di me adesso, di noi. E ha bisogno di carezze, di amore dopo tutto ciò che è successo oggi.
Sarebbe potuta finire in tragedia, ma questo ad Aron non sembra bastare. Come può essere così stupido quell'uomo?
Le sue parole mi fanno male, il suo comportamento è una vera tortura. Non mi guardava nemmeno poco fa, non mi ha domandato come stava il bambino, sembrava addirittura schifato.
Lui era quell'uomo che avrebbe dovuto proteggere le nostra famiglia, mi sale la rabbia se penso al modo in cui se l'è data a gambe al primo problema.
"È permesso?" La voce di Gaia mi porta a voltare immediatamente la testa.
I suoi capelli biondi sono come dieci abbracci di conforto, sanno di casa solo a vederli spuntare dalla porta. Sono contenta che sia qua.
"Gaia.." Singhiozzo e lei corre ad abbracciarmi.
"Mi dispiace tantissimo Gioia."
"È andato via.."
Mi ha spezzato il cuore.
"Lo so.."

"

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L' EREDEWhere stories live. Discover now