Capitolo 47

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GIOIA:
"Basta, smettila!!!!"
"Ancora un po' bambolina."
Riprende a frustarmi. Non sento più la schiena.
Le mie urla spaccano i timpani e percepisco il sangue colare lungo i miei vestiti consumati.
"Ti supplico!" Singhiozzo dolorante.
Non si ferma, mi colpisce ancora e ancora fino a farmi perdere i sensi.
Quando mi sveglio sono completamente immersa in una pozza di sangue. Provo un dolore atroce alla schiena, mi fa male tutto il corpo.
Ma non sono più appesa al centro della stanza come un animale, mi trovo riversa sul pavimento, sempre con le mani legate.
Non ho mai avuto tanta paura quanta ne ho ora.
Mi chiedo perché tutto questo.
Mi cigolo tra le mie stesse braccia, chiudendomi a riccio. È un gesto che faccio spesso quando voglio trovare conforto in me stessa.
Sento il temporale fuori dal magazzino, piango moltissimo quasi fino a farmi mancare il fiato.
C'è un odore disgustoso qua dentro, rumori di ratti e anche della muffa sopra i muri. Inoltre la testa gira veloce, sono drogata e non so per quanto ancora resisterò a tutto questo.
Quando abbasso lo sguardo sul mio ventre capisco che c'è qualcosa che non va. Ho del sangue anche tra le cosce.
Le lacrime scaldano il mio viso gelido, ho bisogno di un dottore.
Tento di alzarmi per arrivare alla porta ma le catene non me lo permettono così inizio a gridare. Urlo talmente forte da perdere quasi la voce, fino a quando il ragazzo non fa capolino nella stanza.
E la paura s'insinua fin sotto le ossa. Ma devo provarci, posso solo sperare che chiami aiuto e che metta fine a tutto questo.
"T..ti prego, chiama un dottore."
Si avvicina lentamente con una camminata agghiacciante. Ogni passo che fa, è un attentato al mio cuore.
"Non pensavo fossi così stupida." Mormora.
"Ti imploro, farò qualunque cosa ma salva il mio bambino."
Scuote la testa come un vero psicopatico poi si china sulle ginocchia e avvicina la bocca al mio orecchio.
"Deve andare così, lo perderai e quando ti avrò consumato anche l'ultimo briciolo di lucidità ti ammazzerò lentamente. Era questo che faceva Aron con Amelì, la drogava a tal punto da farle perdere la lucidità e poi abusava di lei."
Non voglio crederci. Sta mentendo.
"Io non centro niente con questa storia!! Amelì era mia amica!!!"
"Oh si piccola, urla." Afferra il mio viso e con l'altra mano si affretta ad aprire la zip dei jeans.
Incomincia a toccarsi davanti a me. Volto la testa dall'altra parte schifata.
"Guardami Gioia.."
"Amelì non aveva una famiglia, erano tutti morti, la signora Caterina mi aveva raccontato la sua storia."
Sospira di colpo, ricomponendosi velocemente.
"La signora Caterina ha nascosto la mia esistenza per molti anni alla sua famiglia, io e mia sorella ci vedevamo di nascosto per non destare sospetti."
"Ma.. perché??"
"Perché se qualcuno avesse scoperto che io ero suo fratello e che ero ancora vivo avrebbe parlato con la polizia e si sarebbe aperta di nuovo un'indagine. Non potevo permettere che scoprissero mia sorella."
Non capisco.
"È stata Amelì ad appiccare l'incendio quella notte. Tutta la nostra famiglia è morta perché lei voleva che andasse così, ha ucciso tutti tranne me. Amelì è la mia vita, mi ha salvato e io farei qualunque cosa per lei."
Sorride lasciandomi letteralmente scioccata.
"Ora riprendiamo il nostro discorso." Afferra la mia mano e la porta sul cavallo del suo jeans.
Che schifo.
Vorrei scomparire dalla faccia della terra.
"Ti piace quello che senti..?" Ansima con il viso appagato.
Non riesco a dire nulla, mi fa male tutto il corpo ma annuisco con la testa per non ricevere altri maltrattamenti.
Poi cala i pantaloni e si solleva, posizionandosi davanti a me.
"Succhiamelo."
Tremo fissandolo con gli occhi sbarrati.
"Ho detto succhiamelo!! Succhiami il cazzo puttana!!" Urla afferrando i miei capelli in un pugno.
"Brutto figlio di puttana!"
Tento di colpirlo proprio in quel punto ma lui blocca il mio movimento.
"Credevo ti fosse bastata la lezione di questa mattina."
Non rispondo, mi accovaccio su me stessa e piango. È l'unica cosa che mi riesce meglio in questo momento.

ARON:
Ho cercato Gioia in ogni angolo della città, per tutta la notte, per tutto il giorno e anche il pomeriggio, ma di lei non c'è traccia.
Non può essere uscita dal paese, abbiamo controllato le telecamere, abbiamo parlato con un poliziotto che è un uomo corrotto di Oscar, niente da fare.
James non si è ancora svegliato dall'intervento, non posso nemmeno sentire la sua versione dei fatti.
Mi sento impotente.
Sento le urla di Francesco e di Oscar dal corridoio, accendo una sigaretta affacciandomi al balcone e mi viene da piangere.
È tutta colpa mia.
Se non avessi rifiutato Gioia e il bambino a quest'ora lei sarebbe rimasta con me, sarebbe rimasta al sicuro.
Dove può essere?
Chi può averla presa?
Ci ragiono sopra, Gaia è salita sull'aereo ed è anche atterrata in Italia, il mio sospetto non può più essere rivolto a lei.
Mio fratello è sempre stato con me, mia madre la stessa cosa, ma..
Amelì.
Merda.
Sollevo di scatto la testa.
Che cazzo, perché non ci ho pensato prima?
"Andrea!" Urlo correndo ad aprire la porta. Lo trovo in corridoio con Francesco e il resto della famiglia.
"Dov'è nostra madre?"
"È in cucina con Vivian e Isadora, perché? Cos'è successo?"
È l'unica persona che sa dov'è nascosta Amelì perché è stata lei stessa a nasconderla da me quando ha falsificato i test di gravidanza.
Ma è troppo facile.
"Mamma!!"

GIOIA:
-
"Io Aron Salinas, accolgo te Gioia Delgrado, come mia sposa. Con la grazia di Cristo, prometto di esserti sempre fedele, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti giorni della mia vita"
Aron prende la fede dal cuscinetto e me la sistema al dito.
Sono emozionatissima.
"Io Gioia Delgrado, accolgo te Aron Salinas, come mio sposo. Con la grazia di Cristo, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita."
Anche io afferro la fede e gliela posiziono al dito.
Il prete ci benedice con l'acqua santa e firmiamo l'atto del matrimonio.
"Vi dichiaro marito e moglie, potete baciarvi"
Queste parole scatenano una tempesta di emozioni dentro il mio corpo e come se non bastasse la gente che incomincia ad applaudire e fischiare mi agita di più. Le gambe tremano e il respiro diventa sempre più pesante.
Sono sua moglie adesso.
-
Sorrido a questo bel ricordo.
È successo poco tempo fa, eppure sembrano passati tanti anni. Sono così lontana da quella felicità che ho paura di marcire qua dentro, al buio e insieme a mio figlio.
"Allunga il braccio." Sento ancora la sua voce.
Sono stordita.
Continua a drogarmi. Prima in vena e poi anche con delle pastiglia da prendere per bocca.
Sento lago entrare nella mia pelle, il liquido che m'inietta scorre e brucia, passano alcuni secondi e mi ritrovo inginocchiata a vomitare degli strani liquidi sul pavimento.
Sento il bastardo ridere di me.
Stanno torturando il mio bambino..
"Sei conciata male."
"Aron.. Aron ti troverà."
"Tuo marito può succhiarmelo insieme a te."
"Fottiti."
"Cos'hai detto?!"
"Fottiti figlio di puttana."
Si avvicina meglio, allunga una gamba e con la scarpa schiaccia la mia mano.
Stringo i denti e urlo.
"Mi piacciono le donne come te."
"Non saresti mai alla mia altezza, coglione." Sputo a terra e mi metto a ridere.
-
Sono sola nel cuore della notte, dentro un armadio, mi manca l'aria e chiudo gli occhi respirando profondamente.
Papà dice sempre che devo avere il controllo del mio corpo per non darla vinta alle emozioni, altrimenti loro mi divoreranno viva, abbiamo fatto tanta pratica in questi anni eppure ora l'unica cosa che mi riesce fare è piangere silenziosamente.
Non capisco cosa stia succedendo.
Sgrano gli occhi quando avverto dei passi nella stanza, si avvicinano sempre di più e ora posso vedere un'ombra attraverso l'anta dell'armadio a persiana.
Trascino una mano sulla bocca per soffocare il respiro.
Ho moltissima paura.
"Gioia lo so che sei qua dentro." Sussurra una voce giovanile facendomi tremare le gambe.
"Chi sei? Come conosci il mio nome? E che cosa vuoi?"
L'anta si apre, il cigolio rende tutto più inquietante di quanto già non lo sia e nascondo la testa tra le ginocchia pregando che sia solo un bruttissimo incubo.
-
Apro e chiudo gli occhi.
Non so come mi ritrovo seduta sopra una sedia, il ragazzo si accomoda proprio davanti a me e mi accorgo che tra le mani mantiene un bisturi e anche delle manette.
"Che vuoi fare?" Cerco di alzarmi per fuggire ma il bisturi finisce dritto dritto sulla mia gola, tagliandomi la pelle.
"Ora ci divertiamo amore mio."

"

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L' EREDEWhere stories live. Discover now