Capitolo 44

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GIOIA:
Ho il fiatone senza neppure aver corso, il petto si stringe e avverto una forte nausea in gola. La mente è annebbiata e l'ansia ormai mi fa da padrona. Il nodo allo stomaco mi soffoca, le lacrime non vogliono uscire. Nessun sollievo.
Perché tutta questa sofferenza?
Ho provato a dargli ciò che voleva. Sono stata più donna. Più attenta. Più dolce. Più volgare.
Sono stata la bambina di una volta e allo stesso tempo la ragazza che non hai mai avuto. Sono stata me. L'ho ho rincorso. Mi sono data e negata.
E mentre tentavo disperatamente di piacere a lui, prendevo in giro me stessa.
Dovevo rendermi conto sin dall'inizio che questo uomo, è una causa persa, pieno di marcio dentro e senza speranza.
L'ho aspettato, amato in silenzio e tutto ciò che ha saputo fare è stato ferirmi ancora una volta.
Eccola l'ennesima delusione. Ed io che speravo che le persone potessero essere diverse. Che illusa.
Sono stanca di essere presa in giro. Stanca di essere delusa. Stanca di sapere che le mie parole non valgono per niente e nessuno.
Questa è stato un colpo basso.
Tradita e abbandonata proprio nel momento più importante della mia vita.
Lo odio.
Abbiamo costruito tutto questo per che cosa? Per poi distruggerlo come se non fosse successo niente?
"Che cosa stai facendo?" Sento la sua voce del cazzo alle mie spalle.
"Me ne vado da questa casa." Non voglio più stare qua, con lui, e con la sua famiglia che è esattamente la sua copia sputata. Sono tutti fatti della stessa pasta.
Lo sento ridere, non mi fa più paura.
Continuo ad infilare vestiti dentro la valigia, scarpe e lo stretto necessario per i prossimi giorni.
"E dove vorresti andare?" Si avvicina e il suo odore di alcol mi fa venire il mal di stomaco.
"Chiederò a Oscar se mi ospiterà per un po' di tempo a casa sua, sono sicura che non mi dirà di no." Dico e non so nemmeno io il perché.
Forse però è un'ottima idea.
"Tuo padre non ti lascerà mai andare da lui."
"Mio padre non decide più per me."
"D'accordo." Sospira.
D'accordo?
Incomincio a ridere disperata, portando le mani tra i capelli. Il mio corpo è completamente marito di sudore.
"Sono incinta di tuo figlio, mi hai tradita con un'altra donna per una stupidissima partita a carte e l'unica cosa che sai dirmi è d'accordo?" Urlo sfinita.
"Ci farà bene stare lontani per un po'."
"Io ti schifo Aron." Gli occhi si riempiono di lacrime. Non può fare sul serio.
"Mi avevi fatto delle promesse, che ti saresti preso cura di te stesso e anche di me, insieme saremmo stati una famiglia unita, ci saremo amati senza segreti, ma hai rovinato tutto, lo fai sempre."
Il suo sguardo è vuoto.
Mi fissa con le mani dentro le tasche e l'espressione di uno che è completamente stravolto di alcol per poter comprendere la gravità della situazione.
"Tu non hai speranze. Forse l'unica che ti rimaneva era questo bambino, che hai rifiutato nella maniera più squallida che esiste." Afferro la valigia e lo sorpasso.
Sono in una valle di lacrime. Ora basta.
"Gioia.." Afferra la mia mano. Non ho nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia, mi fa schifo.
Sento il suo sguardo bruciare sulla mia pelle, ed è la stessa sensazione di qualche mese fa, quando lo rividi dopo anni, mi guardava con gli occhi vuoti e pieni di rancore. Sento di avere uno sconosciuto al mio fianco. È una sensazione orrenda.
Mi libero dalla sua presa.
"Ho provato a salvarti dalle tue tenebre, ma a quanto pare a te piace conviverci e non hai intenzione di farti aiutare. Perciò adesso stammi lontano.
Saluta il resto della famiglia Aron." E me ne vado.

ARON:
Osservo Gioia salire in una macchina dei miei uomini, mia mamma corre da lei, prima che possa partire, e l'abbraccia.
Un gesto che mi lascia molto perplesso perché non l'ha mai fatto nemmeno con i suoi figli.
Che cazzo sto facendo?
Sto mandando a fanculo tutto per paura.
Sono un vigliacco.
Noto che Gaia, la stronza che le ha fatto vedere quel fottuto video, solleva lo sguardo e mi riconosce, sono in piedi sul balcone con una sigaretta tra le labbra.
Alza il braccio in aria e solleva in dito medio.
Puttana del cazzo.
So che è stata lei a farle vedere il video, la voglio morta. Ma prima mi occuperò dell'infame che mi ha ripreso quella sera.
"È andata via?" La voce di mio fratello mi porta a voltare la testa.
"Più o meno." Torno a guardare mia moglie con un peso allo stomaco. Sto sbagliando, lo so, e nonostante questo non riesco a fare niente.
Siamo passati dall'essere tanto al nulla totale.
"Avete corso troppo Aron, il matrimonio, un figlio.."
"Non è stata per mia volontà, lo sai."
"Lo so." Sospira e picchietta la mano sulla mia spalla.
Gioia sale nuovamente in macchina, non guarda indietro.
Cazzo, aspetta mio figlio.
È un tormento questa frase.
"Stai lasciando tuo figlio e tua moglie per una stupidaggine, rifletti bene su quello che fai, papà è morto, noi meglio di chiunque sappiamo cosa significhi non avere una figura maschile accanto. E quel bambino o quella bambina non merita la stessa sorte."

OSCAR:
"Pulisci stronza!"
"Signore ho pulito la sua camera ben tre volte nel corso della mattinata."
"Puliscila un'altra volta cazzo." Accendo un sigaro e incomincio a sfogliare dei documenti riguardanti i referti medici di Gioia Delgrado, questo cognome mi fa incazzare.
Soffre di problemi di cuore, ed è incinta.
Incinta?!
Avvicino il documento agli occhi stropicciando le palpebre. Non è possibile.
Incinta?!
Il mio cellulare improvvisamente squilla.
Ma non m'importa, continuo a tenere lo sguardo puntato sul documento, leggo e rileggo le stesse frasi per non so quanto tempo.
Quel bastardo ha messo incinta mia figlia?! E per di più è successo prima del matrimonio.
Figlio di puttana.
"Penelope rispondi alla chiamata!" Strillo portando le mani tra i capelli.
Non posso crederci.
Mi sollevo dalla sedia e incomincio a fare avanti e indietro per il mio studio. Penelope entra di corsa e risponde al cellulare.
"Signore..?" Sibila.
"Che c'è?"
"C'è una signora che vuole parlare con lei."
"Signora?!" Mi acciglio stranito.
"Dice di chiamarsi Gioia."
Il mio vecchio cuore si ferma per qualche secondo. È mia figlia.
Strappo velocemente il cellulare dalle mani di Penelope e le faccio cenno di uscire immediatamente dal mio studio.
"Pronto, Gioia?" Mi trema la voce.
"Oscar, ciao." Sta piangendo.
"Cos'è successo? Dove sei?"
"No.. sto bene.. solo.. posso venire a stare da te per un po' di tempo?"
"Certo che puoi."
Mi viene da piangere dalla gioia.
"Ti racconterò tutto una volta arrivata a casa tua."
"C'entra quel coglione di tuo marito?"
Non risponde.
"Oscar devo chiudere la chiamata, il cellulare non è mio, tra qualche minuto ho l'aereo per l'Inghilterra."
"Quando starai arrivando lo saprò, manderò una macchina a prenderti."
"Grazie.."
"Non ringraziarmi."
"Ciao Oscar."
Riaggancia la chiamata.
"Ciao bambina mia.."

ARON:
"E ora dove pensi di andare con questa pistola?" Mia madre rientra in camera disperata.
"Prima faccio un salto a salutare la tua adorata Amelì, poi penso all'amica di Gioia." Sorrido fuori di me.
Sto tremando dalla rabbia.
Ingoio l'ultimo goccio di liquido nel bicchierino e sorpasso mia madre.
"Aron fermati. Non fare sciocchezze." Mi afferra per il polso.
"Levati dalle palle mamma." La strattono.
"Aron smettila!!" Urla.
"Ascolta tua madre." All'improvviso sento questa voce familiare.
Dalla porta della mia camera appare Francesco accompagnato da Vivian.
"Dobbiamo parlare."

"

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L' EREDEWhere stories live. Discover now