Capitolo 37

19.2K 585 28
                                    

GIOIA:
Ho sentito bene?
Impossibile.
"Un.. un test di gravidanza?" Balbetto oscillando lo sguardo su ogni singolo dettaglio del suo viso per capire se in ciò che sta dicendo ci sia del sarcasmo.
Ma sembra serio.
"Perché?" Sibilo scioccata.
"C'è una cosa che non ti ho detto." Aron sfrega una mano tra i capelli e si accomoda sul materasso poggiando i piedi per terra.
Il mio cuore batte forte. Tiro la vestaglia per coprirmi meglio e mi metto seduta anche io, dietro di lui.
"Cosa..? Cosa non mi hai detto?"
"In questi anni ho fatto uso di molte sostanze, in particolare la cocaina e l'eroina."
Ingoio un groppo di saliva.
"Vai avanti ti prego." Sussurro ansiosa.
"Prima era solo un passatempo poi la situazione mi è scivolata dalle mani ed è diventata una dipendenza vera a propria, mi sono rivolto ad un dottore per delle analisi, diceva che la probabilità che potessi concepire un bambino era praticamente inesistente, avevo una diminuzione della concentrazione di spermatozoi, questo non mi toccava chissà quanto, poi sono arrivato in Italia per il nostro matrimonio e lì ho ridotto notevolmente le mie dosi giornaliere, sono state poche le volte in cui mi sono concesso alla cocaina.
Dopodiché siamo tornati in Germania, dopo il rapporto di ieri sera mi sono rivolto al mio dottore di fiducia per degli accertamenti, in base agli esami fatti, tu potresti aspettare un bambino dal nostro primo rapporto Gioia.
La concentrazione di spermatozoi è aumentata, non di molto ma non è nemmeno irrilevante, questo non potevo saperlo perché l'ultima visita prima di oggi è stata mesi fa.
E non è tutto.
Se tu fossi realmente incinta potrebbe esserci il rischio di un problema nello sviluppo del feto."
Sento il petto lacerarsi nella maniera più dolorosa possibile.
Rimango a guardalo svariati secondi, rifletto sulle sue parole poi scuoto la testa.
È tutto uno scherzo.
Un dannato scherzo del cavolo.
"Perché non me l'hai mai detto?" Riesco solo a dire.
"Perché non mi fidavo di te Gioia."
Altra accoltellata.
"Allora è questo che devo fare? Farti bere un'intera cantina di vino per far sì che tu sia sincero con me?" Una lacrima taglia il mio viso.
Sono sconvolta dalle sue parole che non oso nemmeno sfiorare il discorso principale, ma Aron lo capisce e tenta di afferrare la mia mano, la ritraggo immediatamente voltando la testa.
Mio marito è un drogato vero e proprio, non credevo che fosse così grave la situazione.
E come se non bastasse mi ha nascosto tutte le complicazioni che ha importato questa maledetta stronzata di drogarsi per passare il tempo.
Oddio.
Che cosa dovrò sopportare ancora?
"Io ti avevo chiesto di essere sincero con me."
"Lo so, mi dispiace."
"Non è vero! Non ti dispiace! Mi hai mentito come fai sempre!"
"Gioia adesso il problema non è chi ha mentito a chi, dobbiamo scoprire se c'è la probabilità che tua sia incinta."
Solo la parola 'incinta' mi fa venire male allo stomaco.
Ho i brividi di freddo, mi cigolo sotto le coperte e porto le mani davanti al viso.
Io non voglio saperlo.
Non voglio scoprirlo in questo modo, qualunque sia il risultato.
Un bambino dentro di me? Impossibile.
"Non ho sintomi Aron, mi sento okay, sono come sono sempre." Cerco di salvarmi ma inutilmente.
"Gioia non fare la bambina, non costringermi ad usare le maniere forti."
"Io sto bene Aron! Non ho niente che non vada.. sono.. sono semplicemente io. Non sono incinta, lo saprei se lo fossi, ci sarebbero dei.. dei segnali particolari, non lo so dannazione ma in qualche modo l'avrei intuito."
"Per sicurezza fai questo cazzo di test." Mi fulmina con lo sguardo. È seriamente arrabbiato.
Sospiro trattenendo le lacrime e guardo il soffitto.
Perché tutto a me?
"E se realmente lo fossi?" Mi sfugge. La schiena di Aron si raddrizza seduta stante.
"Poi ci penseremo." Dice ma so che la sua risposta è già sulla punta della lingua, e mi fa paura.

ARON:
Gioia è chiusa in bagno da più di un'ora, ho incaricato James di andare a comprare quanti più test di gravidanza possibili e lo sto aspettando nel balcone della camera mentre fumo una sigaretta dietro l'altra.
L'ansia mi rende nervoso.
Sono un fascio di nervi perché mi sento un coglione.
Non avrei dovuto dare per scontato a delle semplici analisi, avrei dovuto informarmi sul dopo, su quello che sarebbe successo se avessi diminuito le droghe, ma che cazzo può saperne uno come me di spermatozoi e altre stronzate varie?
Spengo la sigaretta nel vaso dei fiori nell'esatto momento in cui James fa capolino in camera.
"Ho comprato quello che mi ha chiesto Signore."
Annuisco e afferro il sacchetto, all'interno ci sono cinque test di gravidanza differenti.
"James non parlarne con nessuno."
"Va bene capo." Si volta e va via.
Rimango solo, il silenzio mi abbraccia, sento solo i singhiozzi di Gioia dal bagno che mi rendono ancora più di malumore.
Ho combinato un casino.
Dovrei essere contento, i bambini portano allegria e tutte le stronzate che dice mia madre, ma cazzo non lo sono.
Poi la sua porta si apre. Lei non mi guarda in faccia, cammina tenendo stretta la vestaglia come se potesse scapparle da un momento all'altro e si accomoda sul letto.
"Gioia togliamoci questo dubbio."
"Aron io voglio restare sola."
Passo una mano sotto il mento per trattenere la rabbia, non voglio prendermela con lei.
"Ci devo essere anche io."
"Ho detto che voglio restare sola."
Sospiro pesantemente.
"D'accordo, come vuoi."
Poggio il sacchetto sul letto e prima di aprire la porta le lancio un'ultima occhiata.
Sembra demoralizzata.
"Aron." Mi ferma.
"Dimmi."
"Un figlio è una gioia, soprattuto per le nostre tradizioni, e voglio farti sapere che comunque vada, nonostante lui non fosse un mio desiderio in questo momento, io lo terrò.
E su questo non hai diritto di parola. Perché ho già capito le tue intenzioni."
Sapevo che sarebbe andata a finire in questo modo.
"Gioia potrebbe essere malato."
"E io lo amerò ugualmente."
Incomincio ad arrabbiarmi.
"Stai facendo una cazzata, sei egoista." Affermo tra i denti.
"No tu sei un codardo, perché ancora prima di sapere se lui esiste veramente stai già mettendo le mani avanti."
Codardo?
"Porta rispetto." Alzo la voce puntandole il dito contro.
"Ti odio." Sibila e prima che possa fare qualche passo azzardato contro di lei esco dalla camera sbattendo la porta alle mie spalle.
Non sono in me.
Incomincio a prendere a pugni il muro sfogando tutta la frustrazione, le nocche che prima erano piene di sangue secco ora hanno ripreso a gocciolare.
Andrea fa capolino in corridoio ancora vestito dall'uscita di poco fa e mi raggiunge velocemente pressandomi contro il muro.
"Che cazzo sta succedendo Aron?"

GIOIA:
Mi trovo seduta per terra nel bagno di quella che dovrebbe essere la nostra camera da letto, tutti e cinque i test di gravidanza sono poggiati sul pavimento davanti ai miei piedi.
Le mani tremano senza sosta.
Mi sento uno straccio, e non parlo fisicamente, non ho la pancia trafitta da dolori lancinanti, non ho le gambe elefantiche e pesanti e non ho la nausea come mamma racconta sempre di aver avuto riferendosi al periodo in cui ero nel suo grembo.
Mi sento bene.
Sono uno straccio psicologicamente per tutto quello che sta accadendo in questo periodo, e questo è stato proprio la ciliegina sulla torta.
Mi sento presa in giro da tutti quanti, mi sento sola e troppo ingenua per gente come loro.
Sono stanca.
Questa è la parola corretta.
Abbasso lentamente lo sguardo sui test, la vista è offuscata dalle lacrime, sfrego i palmi delle mani sugli occhi e prendo in mano tutti e cinque i test di gravidanza.
Negativo.
Negativo.
Negativo.
Negativo.
Negativo.
Lancio tutti i test di gravidanza sul pavimento e mi rannicchio a riccio, buttando l'aria fuori dai polmoni.
Scoppio a piangere dalla felicità.

Scoppio a piangere dalla felicità

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
L' EREDEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora