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-Io mi rifiuto di studiare la sera prima degli esami- decreto, coricata a pancia in su sul mio letto. Alla mia destra ci sono Esa e Sofia, che mi hanno appena proposto di studiare con loro, mentre alla mia sinistra c'è Valentina, la testa nascosta dietro le pagine del libro di storia e geografia.

-Finirei solamente per confondermi le idee. So di aver studiato, e domani andrò lì e lo dimostrerò a tutti. Preside compreso-

-In effetti non ha tutti i torti- commenta Sofia, rivolgendosi ad Esa.

-Perciò che volete fare?- chiede lei, andando a rimettere a posto tutta la pila di libri che aveva preso.

-Casino- rispondo io, facendola sorridere.

-E' la penultima notte, non possono espellerci adesso. Non più. Io proporrei di unire tutti i letti al centro della stanza, chiamare i ragazzi e farli venire da noi. Le confessioni finali si potranno fare domani, perciò per ora pensiamo solo a divertirci-

-Con "divertirci" intendi fiondarti su Davide e perdere la tua verginità?- chiede Esa, mentre Sofia soffoca una risatina.

-Per quello si può aspettare- rispondo immediatamente, le guance rosse come quelle di una bambola di porcellana.

-Vado a chiamare i ragazzi- propone Sofia, incamminandosi verso la porta e sparendo poco dopo.

Subito Esa si gira verso di me.

-Allooooora- si siede accanto a me sul letto, incrociando le braccia intorno alle ginocchia -tu e Davide non avete fatto niente?-

Per poco non mi affogo con l'acqua che sto bevendo.

-Cosa intendi?-

-Beh, insomma, quelle cose poco pulite che si fanno tra fidanzati-

-E secondo te le avremmo potute fare qui dentro? Sotto agli occhi di tutti i telecameramen che gironzolano per i corridoi?-

-Certo-

-CERTO? Ok Esa, tu non stai bene-

-No dai, io sono seria. Lui te lo ha mai chiesto?-

-Esplicitamente no, ma... si capisce che vorrebbe-

-Grazie al cavolo che vorrebbe-

-Ma è finita, giusto? L'esperienza all'interno di questo collegio. Dopodomani torneremo alle nostre vite normali, e poi sarà tutto diverso. Non so neanche se continueremo a stare insieme, una volta che io sarò a Firenze e lui a Bologna-

-Fede, spero tu stia scherzando. Ti ho ripetuto non so quante volte che se tu e Davide un giorno dovreste lasciarvi smetterei di credere per sempre nell'amore-

-Si, me lo hai ripetuto almeno dieci volte al giorno da quando stiamo insieme-

-Ecco, esatto. E io ero e continuo ad essere seria. Voi due siete perfetti. Avete gli stessi interessi, vi piacciono gli stessi libri, gli stessi film, gli stessi cantanti. Avete lo stesso carattere, anche se tu sei molto più testarda, se ci penso bene. Insomma, siete fatti letteralmente l'uno per l'altro. Non credevo a questa cosa prima di venire qui, ma da quando ho visto voi due ho iniziato a pensare che forse il destino esista veramente. Dai su, pensa a come sarebbero belli i vostri figli!-

-Ok, Esa, puoi fermarti- la interrompo io, ridendo.

-Quello che voglio dire è: la distanza non conterà niente, perché voi due vi amate veramente troppo. A livelli persino diabetici, a volte. E, conoscendo Davide, non perderà tempo a venire da te, tutte le volte che sarà libero-

-E' proprio questa la cosa che mi preoccupa: la distanza, il fatto di non poterlo vedere più tutti i giorni. Sono così abituata a questo, ormai, che non riesco neanche a pensare a un solo giorno senza di lui-

Restiamo entrambe in silenzio per un pò, fin quando sentiamo avvicinarsi i passi di Sofia e dei ragazzi.

-Non pensarci per adesso, ok? Goditi queste ultime due serate- dice Esa, stringendomi una spalla con la mano.

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-Luca! Prendi l'altra estremità del letto e poggiala accanto a quello di Sofia!- 

-Subito, capo- risponde lui, mettendosi sull'attenti e poi aiutandomi a spostare il mio letto.

Siamo tutti nella camerata femminile, i letti uniti al centro. La chitarra di Sofia è poggiata in un angolo, pronta ad essere utilizzata. Ma manca ancora qualcuno, all'appello.

-Dov'è Davide?- chiedo a Usha, l'ultima ad entrare.

-Non l'ho visto in corridoio, e neanche in camerata. Prova a chiedere a Giordano, magari lui sa qualcosa-

Mi incammino proprio verso di lui, seduto accanto a Giulia Matera sul suo letto, intento a parlare fitto fitto di chissà che cosa.

-Giò, dov'è Davide?- gli chiedo, il tono quasi preoccupato.

-Ehi, non preoccuparti Fede. E' sul balcone della stanza del preside-

-Vado da lui. Grazie- rispondo, per poi uscire dalla stanza a grandi passi.

Camminando per il corridoio, un migliaio di pensieri mi si accumulano in mente, facendo a gara per appesantirmi il petto.

Perché sta lì tutto solo?

Perché non mi ha detto niente?

Non vuole stare con me?

Sta iniziando a capire che forse tutto questo è stata una pessima idea?

Sta pensando a un modo per lasciarmi senza farmi soffrire più di tanto?

Arrivata davanti la porta della stanza del preside, ho quasi paura ad entrare. Prendo un grande respiro, spalanco la porta davanti a me e chiamo sottovoce Davide, sperando che mi senta. No, non mi sente, ma io riesco a vederlo. 

E' seduto a gambe incrociate proprio al centro del balcone, a fissare le stelle, la luce della luna che si riflette sui suoi capelli.

Lo chiamo di nuovo, e questa volta mi sente. Mi fa segno di andare vicino a lui, e così faccio. Mi ritrovo seduta sulla pietra fredda, la sola camicia da notte rosa a separarmi dalla superficie. E accanto a me Davide non ha ancora pronunciato una parola. Poggio la testa sulla sua spalla, e lui subito mi cinge la vita con un braccio.

-Sono bellissime- dice, a un centimetro dal mio orecchio.

-Che cosa?- chiedo io.

-Le stelle-

Inizio ad osservarle anche io, perdendomi in quel cielo infinito.

-Hai ragione- dico alla fine -sono davvero bellissime-

❝ 𝐓𝐇𝐀𝐓 𝐃𝐀𝐌𝐍 𝐒𝐌𝐈𝐋𝐄 ❞ || 𝑫𝒂𝒗𝒊𝒅𝒆 𝑽𝒂𝒗𝒂𝒍𝒂̀Where stories live. Discover now