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-ESA! SBRIGATI!- urlo, cercando disperatamente di attirare l'attenzione della ragazza.

Non appena mi vede, si affretta a correre verso di me, all'ultimo banco, pronte ad affrontare la Petolicchio e la sua prova scritta.

Sento qualcosa che mi colpisce la spalla: una pallina di carta, lanciata sicuramente dal banco accanto al nostro. Quello dove siedono Davide e Giordano.

-Qualunque dubbio, lancia quella pallina verso di noi- mi dice il primo, sorridendo.

Anche se io ed Esa siamo preparatissime. Abbiamo il libro di matematica, sotto al banco, nascosto dall'astuccio e da un quaderno. Almeno cinque fogli con su scritte varie regole e formule matematiche, calcolatrici, appunti persino nei tubetti delle penne e Luna e Giulia Scarano a farci da barriera contro gli occhi della Petolicchio.

-Buongiorno, ragazzi- ci saluta la prof, entrando in classe con una pila di fogli tra le mani.

-E' inutile che mi dilunghi troppo, ovviamente. Questa è una prova d'esame, dunque io eviterei di copiare dal foglio del compagno di banco o sbirciare su libri e appunti. Perché, se me ne dovessi accorgere, scriverei un bellissimo due sui fogli di tutta la classe. Detto questo, signorina Ferrara, potrebbe cortesemente aiutarmi a distribuire le schede ai suoi compagni?-

-Certo- rispondo io, alzandomi, prendendo i fogli e iniziando a distribuirli a tutti.

Quando ritorno alla cattedra, noto un altro foglio, diverso dal nostro, ma comunque con quelli che sembrano gli stessi nostri quesiti.

E' il foglio con le risposte, penso, mentre un'idea non poco folle inizia a farsi strada nella mia mente.

-Sulla cattedra c'è il foglio con le risposte. Dobbiamo creare un diversivo per prenderlo e poi rimetterlo subito a posto- dico ad Esa, cercando di parlare più piano possibile.

-Tu sei pazza- commenta lei, ma riesco a vedere la luce che si è aperta nei suoi occhi.

-Non è impossibile. Ma non dobbiamo dirglielo noi. Lo capirebbe, e si arrabbierebbe fin troppo-

-E allora chi? Il preside?-

-No- rispondo io, lanciando un'occhiata alla porta dell'aula.

-Dobbiamo chiederlo a Enzo-

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-Prof, potrei andare in bagno?- chiede Giulia Scarano, che è al corrente del nostro piano.

-Si, signorina. Ma torni entro e non oltre cinque minuti. Intesi?- risponde la prof.

-Intesissimi- e sparisce dietro la porta.

-Fede!- mi chiama Davide, assicurandosi che la Peto non lo stia guardando -Cos'hai intenzione di fare?-

-Lo vedrai- rispondo io, facendogli l'occhiolino.

E infatti, appena pochi secondi dopo, vediamo Enzo entrare nell'aula.

-Buongiorno, professoressa- la saluta, sorridendo innocente.

-Buongiorno, Enzo. C'è qualcosa che non va?-

-C'è una chiamata urgente per lei. Sarà meglio che vada a rispondere-

-Ma i ragazzi stanno svolgendo la priva d'esame...-

-Li controllerò io, non si preoccupi. La minima parola e le riferirò tutto-

-E va bene. Confido in lei, Enzo-

Non appena è sicuro che la prof non lo senti, lui ci dice:

-Ao regà, spicciatevi però. Non è che sta chiamata potrà durare un'eternità-

-Ma precisamente chi hai chiamato?- gli chiede Sofia.

-Non è questo l'importante, ora- la interrompo io, correndo verso la cattedra e prendendo il foglio con le risposte.

-Se volete le risposte corrette, venite qui alla cattedra-

Alla fine tutti si alzano, tranne Sofia (che aveva già finito il compito), e Di Piero (che, a sentire lui, "non voleva barare").

-Sbagliamo tutti un esercizio diverso, altrimenti la cosa sarà troppo ovvia- suggerisce Luca, e tutti annuiamo.

-A regà, ci siete?- chiede Enzo, che sta attaccato alla porta.

-Sta arrivando?- chiediamo noi, quasi all'unisono.

-E' alla fine del corridoio. Iniziate a sedervi, sbrigatevi-

Rimetto al suo posto il foglio, e tutti corriamo di nuovo ai nostri posti, mentre Enzo prende posto dietro la cattedra.

-Hai copiato tutto?- mi chiede Esa.

-No, solamente questi tre esercizi, gli altri li sapevo fare da sola-

-Io invece non sapevo fare niente. Ho copiato tutto, tranne un esercizio, che sicuramente farò tutto sbagliato-

-Eccomi ritornata- annuncia la Petolicchio, appena entrata in classe.

Quando vede tutti seduti ai propri posti, composti e in silenzio, ci guarda straniti.

-Sono stati bravissimi, professoressa- dice Enzo, facendoci l'occhiolino.

-Dovrò chiamarla più spesso, allora. Con me non succede mai una cosa simile-

❝ 𝐓𝐇𝐀𝐓 𝐃𝐀𝐌𝐍 𝐒𝐌𝐈𝐋𝐄 ❞ || 𝑫𝒂𝒗𝒊𝒅𝒆 𝑽𝒂𝒗𝒂𝒍𝒂̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora