29. Voglio sapere tutto

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<<Dai, dimmi qualcosa>> prego Bianca che si trova nei sedili posteriori.
Stiamo andando alla prima presentazione pubblica del progetto ed é inutile dire che sono molto agitata.
Mattia mi ha rassicurato più volte. Mi ha detto che andrà tutto bene e che prima che io me ne renda conto la serata sarà addirittura conclusa.

<<No>> si ostina lei. Stronza.
Dopo essere sparita l'altra sera, continua a non volermi raccontare niente.
<<Dai dimmi cosa é successo>> la prego e lei mi guarda ostinata.

<<Cosa pensi che sia successo, scusami?>>
<<Non lo so, dimmelo tu>> sorrido innocente facendo ridere Mattia.
Sono strani, sono tutti maledettamente strani.
Ridono per tutto negli ultimi giorni. Soprattutto Mattia, ogni volta che prendo l'argomento si stampa un sorriso indisponente sulla faccia.

<<Tu sai qualcosa!>> Gli punto il dito contro e lui smette di ridere.
<<Ma chi, io?>>
<<No, quel signore che sta portando a spasso il cane>> indico l'anziano fuori dal finestrino <<Ovviamente tu>>
<<Tu ridi per tutto e poi hai quel sorriso perennemente sulla faccia>> guardo di nuovo Bianca <<Ti sei confidata con lui e non con me?>> le domando.

<<Ma ti sei bevuta il cervello? Per carità Mattia mi stai molto simpatico, ma di certo non gli vado a raccontare cosa faccio con->>
<<Con?>>
<<Oh andiamo Vanessa era un tipo come un altro. Ci siamo divertiti insieme e poi basta, fine. Non vale davvero la pena di perderci così tante energie dietro>> sbuffa e io mi arrendo.
<<E va bene>> incrocio le braccia e sbuffo mettendomi dritta sul sedile.

<<Dai non te la prendere!>> Non te la prendere dice lei, quella che ha urlato i fatti miei in un bar. Alle 7 del mattino. Appellandomi vigliacca.

Ma sì, Vanessa, non te la prendere.

Sto zitta e la osservo dallo specchietto. Si guarda le dita delle mani e sta lì, zitta a pensare. Perché io la conosco fin troppo bene. E so che quello che lei dice non é tutto.

Va bene Bianca, per oggi la chiudo qui. Ma tornerò e sarò ancora più forte.
E tu non avrai scampo.

***

Una volta arrivati a destinazione, riconosco subito la figura che ci aspetta all'ingresso.

Scendiamo dalla macchina. Riccardo ci vede arrivare. É vestito di tutto punto, si sistema il polsino della camicia e sentendo lo sbattere delle portiere alza il viso e ci guarda.
Si prende un attimo per studiarci meticolosamente, fino a quando i suoi occhi si posano dietro di me e le sue labbra si incurvano in un sorrisino strafottente.

<<Che cazzo ti ridi idiota?>> Ah, ecco. Ora sì che si spiega tutto.

Lo sconcerto si impossessa di Riccardo. Come dargli torto del resto.
Bianca indossa un vestitino in tulle giallo pastello, il caschetto biondo é perfettamente sistemato ed un leggero filo di trucco si estende sul suo volto.
Poi parla e la camionista che é in lei esce fuori allo scoperto.

<<Ragazzi per cortesia>> li prego facendo attenzione affinché i miei tacchi non restino impigliati nei vuoti tra i sassi che compongono il viale. <<Almeno per oggi non combiniamo casini. Ora entriamo, facciamo quello che dobbiamo fare e poi ce ne torniamo a casa tutti felici e contenti, okay?>>

<<Tutto chiaro>>
<<Si>>
<<Mi piaci quando dai gli ordini, diventi così autoritaria>> mi guarda allusivamente e prima che chiunque possa dire qualcosa uno schiaffetto delicato, che risuona con un sonoro clap nell'aria, si infrange contro il retro del collo di Riccardo, il quale d'istinto porta le mani sulla zona.

(Re)TurningWhere stories live. Discover now