13. Orsi e cioccolata

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<<Salve>>

<<Buongiorno, come posso aiutarvi?>> domanda il barista lanciandoci un'occhiata stranita davanti all'accoppiata del nostro abbigliamento con l'orario corrente che, a detta dell'orologio da polso di Mattia, si aggirerebbe intorno alle quattro.

Prendo posto su uno degli sgabelli vicino al bancone mentre Mattia affianco a me fa esattamente la stessa cosa. <<Vorremmo bere una cioccolata calda>> esclamo portando le mani sulla base dello sgabello non riuscendo a mantenere l'equilibrio, almeno fino a quando, trattenendo una risata, Mattia porta una mano dietro la mia schiena permettendomi così di mettermi comoda senza rischiare di cadere all'indietro.

<<Non ridere!>> lo ammonisco rifilandogli un'occhiataccia <<Vorrei vedere te sederti su uno di questi cosi infernali senza schienale con un paio di tacchi>>
<<Scusa>>

La voce del cameriere richiama la mia attenzione. Mi giro e lo vedo osservarci con una smorfia di sufficienza. <<Con panna?>> domanda.

<<Si!>> esclamo in fretta io mentre sento Mattia dire esattamente il contrario. Bisogna davvero insegnare tutto a questo ragazzo!

Ruoto il capo nella sua direzione alzando gli occhi al cielo.
<<Ma ce la fai?>>

Lui si gira a guardarmi e mi rifila uno sguardo confuso corrucciando le sopracciglia.
<<A cosa ti riferisci?>>

<<Come fai a non volere la panna sopra la cioccolata calda?>> gli chiedo ma le mie parole sono esattamente a metà strada tra una domanda e un rimprovero.

Lui finalmente capisce e si concede un sorriso. <<Mi stai rimproverando per della panna?>>

<<Non è "della panna">> lo scimmiotto <<È l'ingrediente segreto>> rivelo con enfasi aprendo gradualmente le braccia in un gesto teatrale.

Lui mi rifila un'occhiata scettica prima di cominciare a scuotere la testa da destra a sinistra e fermarsi solo per passarsi una mano tra i capelli che il vento ha contribuito a disordinare.
<<Stanno bene anche così>> constato.

Lui sposta la mano dalla sua testa e mi guarda <<Grazie, lo so: io sto bene sempre>> si vaneggia prima di scoppiare a ridere davanti alla mia espressione incredula. <<Certo che sei proprio uno str->>.

<<Com'era quella cosa delle brutte parole?>> mi interrompe assumendo una smorfia soddisfatta.

<<SI, infatti, stavo dicendo che sei straordinariamente modesto>> invento sul momento <<Sei tu che fraintendi>>.

<<Ovvio>> ribatte reggendomi il gioco <<Come ho fatto a non pensarci!>> esclama in tono teatrale.

<<Sei stupido, punto. Ecco come.>> lo prendo in giro io girandomi verso il bancone.

<<Sei proprio una str->>

<<Come scusa?>> sorrido ripagandolo con la stessa moneta. Lui si schiarisce la voce ricomponendosi e poi continua a parlare <<Straordinariamente simpatica ovviamente>>, mi prende in giro.

I nostri battibecchi vengono interrotti dal barista che ci porta due invitanti tazze trasparenti piene di cioccolata calda. La mia con panna, la sua noiosamente senza.

Con la coda nell'occhio lo vedo fare un sorriso lieve ma rilassato. E io non so se stia pensando al nonno, ai nostri battibecchi o ad altro ancora, ma mi basta vederlo sorridere e la mia giornata si dipinge immediatamente di mille colori, abbandonando il grigio malinconico che la caratterizzava in principio.

(Re)TurningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora