19. Non mi parlare mai più

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Sono nel mio ufficio, nel mio nuovo ufficio, anche se forse sarebbe meglio definirlo "Provvisorio". È tutta la mattina che continuo a controllare carte su carte per accertarmi che ogni cosa vada bene. I miei occhi mi implorano pietà, mentre la mia mente si impone di continuare a lavorare senza alcun tipo di interferenza. Vado avanti così per altri cinque minuti. Trascorsi questi, però, cedo ad ogni debolezza e appoggio di peso il mio corpo allo schienale della sedia e, al contempo, alzo il viso verso l'alto, cosicché possa rilassare meglio i muscoli del collo.

Con le mani mi massaggio le tempie per alleviare un po' il mal di testa che da qualche ora mi sta massacrando, facendo sempre attenzione a non sbavare il trucco. Ci sono delle priorità nella mia vita!

<<Toc toc>> qualcuno entra nella stanza e dischiudo leggermente gli occhi riconoscendo immediatamente di chi si tratta. Roberto tiene le mani nelle tasche dei jeans e continua a muovere passi fino ad arrivare a meno di un metro dalla mia scrivania. <<Qualcuno ha bisogno di una pausa?>> mi domanda ironico.

Sorrido. Ha detto pausa? Poverino, mi sa che non ha capito bene. Io qua avrei bisogno DI UNA VACANZA. Altro che pausa.

In realtà dovrei prenotare un bel viaggetto una volta di ritorno a Milano.

Potrei andarmene alle Hawaii a bere latte da una noce di cocco mentre osservo da sotto gli occhiali da sole i ballerini che mi danzano intorno. Non mi dispiacerebbe ad essere sincera!

Ora che ci penso, anche l'Australia non sarebbe male come meta. Con i surfisti.

E con i ragni, mi ricorda una vocina nella mia testa.

Hai ragione, meglio le Hawaii.

Mi allontano dai miei pensieri per tornare alla vita reale e mi giro a guardare nuovamente Roberto che aspetta ancora una risposta. <<Già, ho proprio bisogno di una pausa>> sospiro appoggiando i gomiti sulla scrivania e prendendo la testa fra le mani.

<<Capisco>> risponde lui <<Ti va di prendere un caffè insieme, allora?>>.

Annuisco << Certo, perché no>> mi alzo e lo raggiungo dall'altra parte della scrivania.

<<Allora>> tenta di fare conversazione una volta in corridoio <<Da quanti anni lavori in questa azienda?>> mi domanda.

<<Cinque anni>> rispondo io.

<<Sono parecchi>>

<<Già>>

<<E Mattia lo conoscevi già prima?>>. Penso che istintivamente un'espressione corrucciata e confusa si sia dipinta sul mio volto, dal momento che subito lui si giustifica. <<Chiedevo perché mi siete sembrati molto affiatati>> spiega una volta raggiunto il distributore.

<<Oh beh, ci sosteniamo a vicenda, com'è giusto che sia sul luogo di lavoro, e abbiamo la fortuna di essere ottimi amici. Però no, non ci conoscevamo già da prima. Giusto qualche ora prima del colloquio ci siamo visti di sfuggita ma non lo avremmo mai immaginato, ecco>> trattengo un sorriso nel ripensare al nostro primo incontro.

<<Quanti cucchiaini di zucchero?>> mi domanda, al che io rispondo con due e aspetto che mi porga il mio caffè per ringraziarlo.

<<Comunque hai ragione. Sostenersi a vicenda è sicuramente un ottimo comportamento quando si lavora in gruppo. Forse è questo che vi aiuta a lavorare bene. Siete fortunati>>

Già, siamo fortunati. Sono fortunata. Anche se cinque anni fa non la pensavo proprio così, quando me lo ritrovavo intorno un po' ovunque. In aeroporto, nell'hotel, in azienda. Sospiro. Come cambiano le cose.

(Re)TurningNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ