2. I paesini sono il male

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Ma che splendore che sei, nella tua fragilità🤍

Vivere all'interno di un piccolo paese è a mio avviso quanto di più terribile possa accadere ad un adolescente. La mentalità dei paesini è così chiusa e diventa tutto così opprimente.
Personalmente ritengo che una vacanza in un piccolo borgo sia estremamente rilassante: pace e tranquillità lontane dalla città sono assicurate.
Ma viverci...viverci è terribile.
Ho provato sulla mia pelle che quella vita mi metteva continuamente alla stretta: le voci girano in fretta, le etichette vengono fabbricate alla velocità della luce e, per lo più, una volta acquisite, sono difficili, se non impossibili, da togliere.
E questi meccanismi sono così ingiusti.

L'infanzia e l'adolescenza di un ragazzo sono due fasi fondamentali per la nostra vita: è durante quelle che capiamo chi siamo e chi desideriamo essere, ponendo le radici della nostra vita. È come se avessimo la possibilità di costruirci un secondo codice genetico: da quello poi dipenderebbe ogni nostra azione.
Proprio perché si tratta di fasi estremamente delicate, dovrebbero essere caratterizzate da specifici fattori: lo stupore che segue ogni piccola scoperta, la gioia di trascorrere del tempo con i propri coetanei e la spensieratezza di vivere ogni secondo come se protagonisti di un film di animazione della Disney.

La mentalità di paese porta ogni generazione a dividersi in categorie sulla base di alcuni aspetti molto superficiali: l'aspetto fisico, il modo di vestire, le passioni che si nutrono.
Tremendo vero? Purtroppo è così.
In quel periodo che intercorre tra la fine delle scuole elementari e l'inizio delle medie devi tenere gli occhi aperti e soppesare qualsiasi cosa tu decida di fare. Una sorta di debutto in società.

Il mio "debutto in società" non è stato molto piacevole. Questo per non dire che in realtà è stato terribile.
Il consiglio che tutti mi diedero prima di trovarmi all'interno di una classe dove non conoscevo davvero nessuno fu quello di essere semplicemente me stessa. Facilissimo allora.
In realtà penso di non averlo mai seguito, se non il primo giorno.
Il secondo giorno una mia compagna di classe ha deciso di voler cambiare l'equilibrio già precario della mia vita. Lei era molto carina: occhi marroni scuri, capelli neri e lunghi, che poi a lungo andare sono diventati sempre più chiari fino a diventare biondo platino, e un sorriso degno di quello di una principessa.
Speravo di diventare sua amica.

Eppure quel giorno si avvicinò a me e mi disse che ero brutta.
Inutile dire che in quel momento stavo trattenendo tutte le mie lacrime. Non volevo piangere, non volevo sembrare una piagnucolona. Quindi ho messo su un sorriso finto e risposto "Grazie, Giovanna, veramente troppo carino da parte tua". E intanto dentro cercavo di rimettere insieme nuovamente i pezzi del mio cuore.
"Perché ridi? Non sto scherzando" ha controbattuto lei e allora neanche una colla di tipo industriale sarebbe stata capace di eliminare tutte le crepe. In quel momento non ho risposto niente, sono rimasta in silenzio.
Eppure qualcuno mi ha difeso.
Due ragazze si sono avvicinate e le hanno detto di smetterla, lei l'ha fatto e quel terribile momento è passato. Le ho ringraziate ricevendo in cambio un sorriso e come risposta un "Ma scherzi? Non dirlo neanche".

Al momento non ho la più pallida idea di come stiano, non ci parlo da quando ho finito la scuola media: io ero completamente sola e loro erano amiche di Giovanna.
Sarà stato il fascino dei capelli lisci che paragonati ai miei crespi e annodati sembravano fili di puro petrolio, o forse il suo essere così bella e, solo se ti considerava all'altezza, gentile, ma alla fine hanno scelto lei. Come tutti.
Avvenimenti come quello per me erano all'ordine del giorno e nessuno era mai dalla mia parte. I ragazzi forse erano anche peggio: mi è toccato ricoprire l'ultimo posto nella classifica delle ragazze più carine della classe, coprire il mio sorriso perché l'unica volta in cui non l'ho fatto uno di loro mi ha indicato e ha affermato "Oddio che brutta!" e il motivo delle risate non era più la battuta appena fatta ma ero io. Sono sempre stata io.

(Re)TurningOnde histórias criam vida. Descubra agora