42. Ti amo

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Grande amore - Il Volo


Jimin non aveva mai guidato così veloce in tutta la sua vita. Mentre la sua macchina sfrecciava lungo le strade centrali di Seoul, Taehyung accarezzò la sua gamba con una mano. E il cervello di Jimin, in quel momento, andò completamente in tilt. Continua a guidare, si disse, non fermarti solo perché ti sta toccando la coscia in quel modo. Vai avanti. Eppure, non ce la faceva. Quelle piccole e dolci carezze lo stavano facendo impazzire, anche se si trattava solo di un tocco totalmente innocente. O almeno, Jimin si obbligava di pensarla in quel modo. Stava sudando da interminabili minuti. Si stavano dirigendo entrambi a casa, un po' stanchi della lunga serata e ancora con gli occhi doloranti a causa delle luci psichedeliche del locale dove erano stati poco prima. Ci erano rimasti si e no un'oretta buona, poi però Jimin aveva implorato l'altro di andarsene. In quei minuti si erano baciati, tanto anche, come se si fossero rivisti dopo anni e anni e non dopo nemmeno una settimana. Ma oramai quello a Jimin non bastava più. E Taehyung aveva sentito la sua agitazione, aveva notato e percepito tutti i suoi pensieri e le sue paranoie, le sue necessità. Per quello aveva accettato subito di tornare a casa con lui. Aveva avuto le sue stesse motivazioni per farlo. Non ce la faceva più nemmeno lui e dovevano fare qualcosa. Dovevano...fare il passo successivo. Ne avevano bisogno.

Jimin impiegò poco tempo a parcheggiare la sua macchina lungo il vialetto di casa e a salire velocemente le scale del palazzo, con Taehyung alle calcagna. E tutto si sarebbero aspettati una volta entrati, tranne che l'appartamento completamente al buio. Il moro andò subito a controllare anche al piano di sopra, dove c'erano le camere da letto, ma era completamente disabitato. Dov'erano finiti tutti? Perché non c'era nessuno in casa?

"Taehyung?"

Il biondo lo raggiunse mentre si sfilava il giubbottino sottile dalle braccia. La luce del corridoio era l'unica accesa in tutta la casa.

Taehyung uscì dalla sua camera dopo essersi tolto la borsa e rimase a guardare l'altro ragazzo, confuso. "Dove sono finiti gli altri?"

Il maggiore si morse leggermente il labbro inferiore. In che senso? "Non lo so. Ci siamo solo noi?"

Il moro, capendo la sua domanda, alzò le spalle. Non ne sapeva nulla nemmeno lui. Perché nessuno gli aveva detto che quella sera sarebbe rimasto da solo in casa? Solo Seokjin a quanto pareva sapeva del ritorno di Jimin, perciò...
Maledetto. Non si erano messi d'accordo apposta per lasciarli da soli, vero?

Jimin, con lo sguardo puntato sul suo, sembrò pensare alla stessa identica cosa. Infatti, dopo qualche secondo, cominciò a pensare che l'assenza dei loro amici fosse stata organizzata e pensata nei minimi dettagli da ognuno di loro. Diventò rosso all'istante.

"Minie, credo che-"

Jimin abbassò lo sguardo e si coprì le guance calde e colorate con le mani. Santo cielo, perché devono sempre immischiarsi?, si domandò mentalmente.

"È così imbarazzante.", riuscì solo a dire, non sapendo in che altro modo svignarsela.

Taehyung trattenne un sorriso, addolcito da quella scena. "Che cosa intendi?"

"I-insomma noi...", balbettò il più grande, cercando di prendere tempo per trovare le parole giuste con cui esprimersi. "Pensi...pensi che ci abbiano lasciati soli di loro volontà?"

Il moro annuì con il capo. Ne era sicuro. Dopo ciò che gli aveva fatto Seokjin quella sera per portarlo a cena con Jimin, nulla lo poteva più sorprendere. I loro amici erano dei pazzi.

"Dio.", sussurrò Jimin, ridacchiando in modo nervoso. "Dove saranno andati?"

"Saranno sicuramente da Namjoon.", rise l'altro, divertito dall'imbarazzo e dalla strana agitazione di Jimin. "Sai, il suo appartamento è abbastanza grande quindi-"

Blue&Grey| vminNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ