Era vero. Quando lo aveva saputo, Taemin si era subito offerto sia di accompagnarlo all'aeroporto, sia di partire con lui per fargli compagnia. Jimin lo aveva ringraziato più volte per la sua disponibilità, lui si che pensava alla felicità dei suoi amici.

"D'accordo, Jimin. Ti invierò su questo numero i documenti che mi serviranno sabato e i biglietti per il volo. Ci penso io, non preoccuparti. Sui file troverai gli orari e le indicazioni. Non te ne pentirai."

Jimin lo aveva ringraziato e, una volta terminata la chiamata, si era seduto a terra contro la porta del bagno e aveva pianto tutte le sue lacrime.*

Il biondo sussultò quando qualcuno bussò alla porta della sua camera. Sperò con tutto sé stesso che non fosse Taehyung. Non gli aveva ancora detto che sarebbe partito per New York. Non ne aveva né avuto il tempo, né la voglia. In realtà sono Namjoon e Seokjin ne erano al corrente, e li aveva pregati di non dire nulla agli altri. Si trattava solamente di un viaggio di due settimane, non era ancora arrivato il momento di farne un caso di stato. Ci avrebbero pensato quando se ne sarebbe dovuto andare definitivamente da Seoul. Andò ad aprire la porta e Seokjin, con una scatola stracolma di cose in mano, entrò velocemte nella stanza e la buttò sul letto del più piccolo.

"Hyung, cosa-"

Il maggiore non lo fece finire di parlare. Cominciò a svuotare la scatola e a mostrare tutto ciò che aveva portato appositamente per Jimin.

"Qui ci sono un kit di pronto soccorso, un igienizzante per le mani per quando prenderai la metropolitana, una spazzola portatile, un paio di cuffiette nuove di zecca, un set di salviettine per le lenti degli occhiali, un-"

Jimin scoppiò a ridere. "Jin-hyung, sei incredibile."

Seokjin non stava per niente bene. Aveva accettato la scelta di Jimin, ma non voleva lasciarlo andare. Non poteva. Faceva parte della sua grande famiglia e gli sarebbe mancato tanto. New York era lontana, tanto lontana. Si sarebbero visti si e no una volta ogni cinque mesi, se non di più. Non sarebbe riuscito a sopportarlo.

Il bruno sospirò pesantemente e diede un'occhiata ai bagagli pronti di Jimin. Era davvero deciso, quindi?

"Non posso crederci che te ne andrai davvero."

Jimin guardò l'amico, abbassando lo sguardo. Ne avevano già parlato e, se avessero toccato ancora una volta quel discorso, non sarebbe riuscito a trattenere le lacrime.

"Tornerò tra quindici giorni, hyung. Passeranno in fretta, vedrai."

Seokjin sorrise tristemente. "Poi ripartirai.", sussurrò, con il magone. "E non ti rivedremo per un po'."

Il biondo si sedette sul sui letto e serrò gli occhi, abbassando lo sguardo sui suoi piedi scalzi. Non ci stava capendo più nulla. Un momento desiderava partire anche subito per arrivare in America, l'altro avrebbe voluto strappare i biglietti dell'aereo e restare. Cosa doveva fare?

"Perché lo sappiamo solo io e Namjoon-ah?"

Jimin guardò il maggiore. "Perché sono certo che non lo direte a Taehyung."

"Cosa?", Seokjin spalancò gli occhi a quella risposta. "Lui ancora non lo sa? Pensavo...pensavo che-"

"Ancora non gliel'ho detto. E non credo lo farò."

"Aspetta, aspetta.", Jin lo fece fermare, "Stai parlando sul serio?"

Jimin annuì, serio. Le cose erano andate così: Taehyung aveva pensato solo ed esclusivamente a sé stesso e lo aveva obbligato a rimanere, di conseguenza Jimin aveva accettato la proposta di Kim Joo-Woon. Semplice.

Blue&Grey| vminWhere stories live. Discover now