XXVIII.

10 1 2
                                    

Aveva trascorso tutta la mattinata facendo i compiti e cercando di tenersi impegnata. Si era perfino messa a fare i compiti di economia che così poco le piaceva pur di cercare di non pensare a che cosa stesse progettando Matteo. Alice era una pianificatrice e quella mancanza di controllo su quanto sarebbe accaduto la stressava. C'era però una piccola parte di lei che era estremamente eccitata dalla cosa. Il desiderio che Matteo aveva espresso nel farsi perdonare era tanto che lei non riusciva a non pensare a che cosa potesse aver escogitato. L'unico dettaglio che le era stato dato di sapere era il luogo e l'ora in cui avrebbe dovuta essere pronta: davanti a casa propria alle 18. Matteo doveva aver già previsto le possibili domande che sarebbero scattate, perché il messaggio era stato seguito da un P.S.: "vestiti bene ma comoda". Nonostante questo piccolo indizio finale non fosse poi di grande aiuto nel decifrare dove sarebbero andati e cosa avrebbero fatto, Alice decise di stare al gioco e non fare ulteriori indagini. Dopo aver passato quasi un'ora davanti alle ante spalancate del proprio armadio cercando l'abbinamento migliore possibile, optò infine per un paio di shorts paper bag color verde militare e un top blu a fiori. Era carino e femminile, ma anche pratico e si sarebbe facilmente adattato a qualsiasi tipo di attività. Indossato in fine un paio di Converse (che si abbinano sempre con tutto) si diresse verso il cancellino di ingresso di casa sua in attesa della comparsa di Matteo. Alle 18 in punto le arrivò un messaggio con scritto "prendi la bici e vai nel posto indicato sul foglietto". Si diresse quindi in direzione della bici e srotolato un piccolo foglietto di carta legato al manubrio vi lesse un indirizzo. Dopo averlo inserito su Google Maps, perché il suo senso dell'orientamento era pari a zero, si rese conto che si trattava di un fioraio. Una volta arrivata a destinazione entrò nel negozio e il giovane commesso le si avvicinò come se la conoscesse e le diede un mazzo di margherite. Nel mazzo c'era un biglietto e su di questo un altro indizio: "dove ti ho fatta aspettare la prima volta". Alice riprese la bici e si diresse verso il bar della stazione. Come avrebbe potuto dimenticare quel luogo dopo che era rimasta lì ad aspettare più di mezz'ora temendo che lui le avesse dato buca? Quando ci arrivò davanti vide la cameriera impicciona della prima volta avvicinarsi a lei con un pacchettino incartato che doveva contenere dei mignon. Le sorrise con aria complice e dopo averglielo consegnato le fece un occhiolino e tornò al suo lavoro. Questa volta il messaggio era scritto su di un post-it incollato sull'involucro e recitava "dove mi hai dato l'ultimatum". Sistemato il pacchetto nel cestino accanto ai fiori, tornò in sella alla sua bici e si diresse verso quella che sperava essere l'ultima tappa di quel pazzo tour. Arrivata al campo da calcetto non trovò tuttavia Matteo, ma legato alla recinzione del campo vide un palloncino con scritto Alice. Sul retro del palloncino c'era una freccia che indicava il pavimento e dopo aver cercato un attimo nell'erba trovò un piccolo pacchetto fatto con la carta da giornale. Quando lo ebbe aperto Alice si trovò in mano un oggetto che la fece scoppiare a ridere: era il portafoglio di Matteo, lo stesso portafoglio che gli aveva permesso di incontrarsi di nuovo dopo quel primo incontro (o scontro) alla festa. Alice lo aprì e al suo interno trovò un ultimo messaggio scritto a mano che sbucava dalla tasca delle banconote: "portami a casa".

Non era mai stata a casa di Matteo e, non so se per la fatica di quel lungo percorso in bici o per vero stupore, Alice rimase senza parole. Era una casa poco fuori città, di quelle con il cortile tutt'attorno pieno di alberi, piante e fiori. Accanto al vialetto che conduceva all'ingresso della casa si estendeva un piccolo sentiero alternativo fatto di luci, che conducevano a un luogo nascosto. Intuendo che quello fosse lì apposta per lei, Alice si mise a seguirlo e dopo qualche secondo si trovò sul retro della casa dove l'aspettava un dondolo di quelli in legno vecchio stile, tutto illuminato da piccole lucine bianche che facevano capolino tra i fiori e le piante rampicanti.

"Spero tu non abbia avuto troppi problemi a trovarmi" le sussurrò all'orecchio Matteo comparendo alle sue spalle.

"Stranamente no" ridacchiò lei girandosi e abbracciandogli la vita.

Una Principessa (o quasi) Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt