XXIV

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Quell'estate stava regalando tante gioie e soddisfazioni, ma Alice aveva una cosa da rimproverarsi: da quando lei e Edoardo avevano litigato parlando di Matteo, non era più riuscita a confidarsi con lui. Cercava tutti i modi per evitare il discorso e quando questo sembrava impossibile cercava una scusa per uscire dalla stanza. Edo era sempre stato il suo punto di riferimento, il suo cavaliere con la bianca armatura che la salvava nelle situazioni difficili, ma ora non riusciva a smettere di pensare a come aveva reagito l'ultima volta. Le cose con Matteo sembravano ora evolversi per il meglio e non aveva assolutamente voglia di sentirsi criticare da lui.

Una mattina la loro mamma gli chiese di portare alcuni scatoloni pieni di vecchie cianfrusaglie a casa dei nonni per la pesca parrocchiale. Dopo aver cercato mille scuse e aver fallito miseramente, Alice si vide obbligata a un'ora di macchina andata e ritorno con suo fratello. La mamma l'aveva convinta buttandola sul personale e ricordandole quanto ci sarebbe rimasta male Nana se avesse saputo che non l'andava a trovare senza motivo apparente. Sapeva che quello era il suo punto debole e contava proprio sui suoi sensi di colpa. Come tutte le "brave mamme" si era infatti accorta che qualcosa non andava tra i suoi figli e chiuderli in macchina da soli per quel viaggio le sembrava la soluzione perfetta. Alice era salita con riluttanza sulla macchina al posto del passeggero e quasi immediatamente si era messa le cuffie nelle orecchie. Non stava ascoltando la musica, ma non voleva parlare con Edoardo e quella era la scusa più comoda.

"La smettiamo con questo gioco del silenzio?" domandò Edo con tono scocciato, così più che una domanda sembrò un ordine.

"Stavi parlando con me?" finse di non aver sentito Alice.

"Smettila con questo giochetto."

"Quale giochetto?"

"Fai così tutte le volte che hai qualcosa da nascondere, stellina."

"Io non ho nulla da nascondere" ribadì lei convinta.

"Stellina, lo so che ti sei messa con Matteo."

"E allora cosa fai le domande a fare se sai già le risposte?"

"Speravo me lo dicessi tu, in realtà! Ma Riccardo ti ha preceduta."

"Riccardo?" disse Alice con tono stupito. Tra tutte le persone che potevano spettegolare, Ric era l'ultimo che le sarebbe venuto in mente.

"Mentre eri in Spagna abbiamo giocato a basket come al solito e il discorso è uscito un po' così per caso..."

"Per caso, eh?" fece lei in tono ironico.

"Sì, per caso!"

"E, per pura curiosità, come siete arrivati a parlare di me e Matteo?"

"Beh, facile. Mentre giocavamo, Ric mi ha chiesto di come stava andando la tua vacanza e io l'ho preso in giro chiedendogli se lo domandasse perché in realtà gli piacevi tu, ma mi ha risposto che tu stavi già con Matteo."

"Edo! Ma ti sembrano cose da dire!" disse lei con tono arrabbiato, ma contemporaneamente divertito.

"Siamo amici e siamo maschi" le rispose lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

"Ma quindi tu sei stato tutto questo tempo sapendo che avevo un ragazzo e non hai detto nulla! Neanche una battuta sarcastica o altro! Sono davvero colpita" ironizzò Alice.

"Sono stato bravo, eh? Non te lo saresti mai aspettato, vero?"

"Il mio fratellone sta crescendo" lo prese in giro lei, stringendogli la guancia tra due dita come fanno le nonne.

"Ah. Ah. Ah" rispose lui storcendo il naso. "A parte gli scherzi, come sta andando con Matteo?"

"Ti interessa davvero o è una domanda di cortesia?" si informò Alice con tono piuttosto pungente.

Una Principessa (o quasi) Where stories live. Discover now