V.

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Quella mattina Alice si svegliò nel mezzo del trambusto più totale. Sua madre stava spostando la tavola del soggiorno per la ventesima volta cercando di far spazio per altre persone. Per pranzo sarebbero arrivati i suoi nonni e cugini per festeggiare il cinquantesimo anniversario di matrimonio dei suoi nonni materni. La famiglia Romagnoli non era solita darsi a grandi festeggiamenti, ma quella era una giornata da ricordare. Quanto spesso capita di vedere due persone che dopo essersi conosciute da giovanissime riescono a passare tutta la vita insieme? Alice non vedeva l'ora di rivedere tutti quanti ma soprattutto la sua Nana, ovvero sua nonna Nerina. Aveva cominciato a chiamarla così quando era molto piccola ma la cosa le era piaciuta talmente tanto che il soprannome le era rimasto. Non vedeva l'ora di raccontarle del ragazzo che aveva appena conosciuto e di come le facesse girare la testa. La sua Nana sapeva darle sempre il consiglio giusto e come una fata madrina si credeva capace di aiutarla a realizzare tutti i suoi desideri.

"Aly, tesoro, è ora di scendere da quel letto e cominciare a darci una mano, non credi?" le urlò con tono perentorio sua madre dal piano di sotto.

"Arrivo!" le urlò indietro prima di fiondarsi in bagno a darsi una ripulita e infilarsi addosso uno dei suoi vestiti da casa.

Al piano di sotto sembrava fosse esplosa una bomba. Nel tentativo di mettere tutto in perfetto ordine, sua madre aveva rivoltato tutto come un calzino, lasciando una scia di tovaglie, tovaglioli e portatovaglioli che portava fino in cucina. Una volta arrivata in cucina, Alice si rese conto che lì la situazione non era molto meglio: farina dappertutto e pentole sporche fino a riempire l'intero lavello.

"Mamma, posso aiutarti con qualcosa?" domandò cominciando a fare un po' di ordine sul piano della cucina.

"Oh, eccola!" esultò sua madre sollevandosi dal pavimento con la frusta in mano, "non la riuscivo più a trovare!"

"Ma, facciamo così: io mi occupo della torta e di controllare l'arrosto in forno e tu vai ad apparecchiare la tavola!"

"Perfetto! Grazie!" disse stampandole un bel bacio in fronte prima di uscire di corsa dalla stanza.

Da quando Alice ne aveva memoria, la cucina era sempre stato il suo regno. Fin da piccola si divertiva ad aiutare Nana mentre faceva i biscotti e ora che era cresciuta i dolci erano rimasti la sua grande passione. Non sapeva spiegarsi il perché, ma c'era una certa poesia nel mettere tutti gli ingredienti insieme per dar vita a qualcosa di così bello e così buono al tempo stesso. Le bastava cominciare a cucinare per dimenticare tutti i problemi che la affliggevano o trasformare una giornata così così in una bella giornata. E quella mattina era proprio ciò di cui aveva bisogno. Non sapeva se e quando Matteo si sarebbe fatto vivo, ma non aveva senso restare ferma ad aspettare. Non aver tempo per pensare ai se e i ma della sua situazione, e concentrarsi su di un dolce era l'opzione perfetta. Così si rimboccò le maniche e cominciò a cucinare.

"Che buon profumino, sis!" disse Edo entrando in cucina con l'acquolina in bocca, "magari posso assaggiarne solo un pezzet..."

"Non ci provare!" lo ammonì immediatamente e gli schiaffeggiò la mano che si stava avvicinando alla ciotola della farcitura, "la potrai assaggiare insieme a tutti gli altri. Cambiando discorso, dove sei stato fino ad ora?"

Edoardo era in pantaloncini da ginnastica e maglietta e emanava un forte odore di sudore. Chiaramente non era stato ad aiutare la mamma con i preparativi e non era andato con il papà a fare le ultime spese.

"Tranquilla sis, ero andato a fare due tiri a canestro con gli amici ma ora ci sono e sono pronto a sgobbare" disse con fare goliardico e per tutta risposta gli arrivò in faccia un canovaccio per asciugare i piatti.

"Non ti lascerò avvicinare al cibo o potrebbe fare una brutta fine" lo schernì Alice, "quindi comincia a lavare i piatti e non lamentarti".

Era sempre stata questa la dinamica fra loro: si punzecchiavano, si prendevano in giro e si dicevano robacce, ma tutto con il sorriso sul volto, sapendo che era così che dimostravano di volersi bene.

Una Principessa (o quasi) Where stories live. Discover now