XXI.

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La sera prima della partenza, Alice e Matteo decisero di trascorrerla loro due da soli. Lei sarebbe stata via soltanto per una settimana, ma quella successiva sarebbe partito lui (con i suoi amici avevano da tempo prenotato una casa in Sardegna) e quindi le settimane senza vedersi sarebbero diventate due. Non erano mai stati separati per così tanto tempo e perciò volevano approfittare di ogni momento che gli rimaneva insieme. Il volo di Alice era previsto per le sette di mattina e fosse stato per lei sarebbe andata a dormire prestissimo (era una dormigliona e il solo pensiero di svegliarsi alle quattro per andare in aeroporto la infastidiva), ma non era più sola. Non sarebbe mai stata una di quelle ragazze che rinunciano a partire o fare quello che gli piace solo per non abbandonare il proprio ragazzo, ma allo stesso tempo le dispiaceva separarsene. Dato che lei era presa dalla preparazione delle valigie, era stato Matteo ad occuparsi dell'organizzazione della serata che per il momento rimaneva un mistero. "Ti stupirò con effetti speciali" aveva detto Matteo quando gli aveva chiesto che cosa avesse progettato. Alice odiava le sorprese o per meglio dire le piacevano, ma non sopportava il fatto di essere tenuta così sulle spine. Quella sera Matteo la passò a prendere molto presto con la sua moto, le diede il casco e la fece salire. Quella volta stranamente le aveva dato un casco diverso dal solito, ma non appena ebbe tirato giù la visiera capì il perché: l'aveva oscurata per non farle vedere dove stavano andando.

"Lo sai che soffro di mal di macchina vero?" aveva commentato lei, preoccupata dal fatto di non poter vedere nulla.

"Tranquilla che andrò piano" la rassicurò lui stringendole una mano, "Se c'è qualche problema dimmelo che ci fermiamo subito".

Il viaggio le sembrò durare un'eternità. Dopo ogni curva si stringeva sempre più forte a lui ma poi allentava la presa per paura di togliergli il fiato. Quando finalmente si fermarono e lui spense la moto, Alice fece per togliersi il casco ma fu immediatamente bloccata.

"Non siamo ancora arrivati a destinazione" la sgridò in tono scherzoso, "dobbiamo ancora fare un po' di strada a piedi."

"Stai scherzando, vero?" domandò lei e per tutta risposta ricevette una sua risata divertita.

"Dammi la mano e non ti lamentare" le disse incrociando le dita con le sue.

Camminarono per un po' di tempo (non avrebbe saputo quantificare quanto) e più di una volta rischiò di finire lunga e stesa per terra. I sassi, le radici e persino le foglie sembravano comparire davanti a lei solo per farla inciampare e questo divertiva non poco Matteo, che non riusciva a smettere di sghignazzare.

"Sono contenta di contribuire al tuo intrattenimento" disse Alice con tono irritato.

"Ci siamo quasi" la rassicurò lui che si era accorto che rischiava di perdere la pazienza.

Quando finalmente si fermarono, i rumori ed il profumo dell'aria avevano un che di familiare. Quando finalmente Matteo le diede il permesso di togliersi il casco, Alice rimase a bocca aperta. Erano allo stesso laghetto della prima volta, ma l'aspetto del luogo era completamente diverso. Per terra c'era una tovaglia da pic-nic con dei cuscini colorati e delle lucine a LED per incorniciare il tutto. Il sole stava scendendo ed i colori del tramonto contribuivano a rendere l'atmosfera ancora più magica.

"Ti piace" domandò lui ansioso.

"Magnifico" rispose lei senza togliere gli occhi da quella scena, "hai fatto tutto tu?".

"Sono venuto qui un po' prima oggi pomeriggio e ho allestito tutto. Ma non esaltarti troppo che è meno figo di quanto non sembri ora."

"Scemo" gli disse lei voltandosi a guardarlo e poi abbracciando forte.

"No, parlo sul serio" scherzò lui, "Aspetta di vedere cosa c'è per cena."

Si sedettero entrambi sulla coperta, entrambi con lo sguardo rivolto verso il laghetto. Lui era dietro di lei che le faceva come da schienale e allo stesso tempo la racchiudeva come uno scrigno.

"Aprilo" la incoraggiò indicando uno zaino che doveva contenere tutte le cibarie.

Quando lo ebbe aperto, Alice rimase a bocca aperta. Al suo interno c'erano dei sacchetti di carta, ognuno con una scritta sopra: aperitivo, bevande, cena e dolce.

"Prendi quello per l'aperitivo" suggerì.

Dentro di esso c'erano una scatola di affettati misti, dei crostini San Carlo e una bottiglietta di Spritz "pronto da servire". Alice scoppiò in una fragorosa risata e nell'impeto del momento colpì con una testata il mento di Matteo, il che la fece ridere ancora di più.

"Prima o poi ci rimetterò di salute a uscire con te" la prese in giro.

"Sapevi a cosa andavi incontro quando ti sei messo con me" ribatté lei scherzosa.

"Assolutamente" rispose lui in tono tenero, baciandola sul collo.

"Comunque sono curiosa di sapere cosa c'è dentro gli altri sacchetti adesso" disse lei impaziente.

"E invece ti toccherà aspettare" commentò lui, "prima facciamo un brindisi".

"E a cosa brindiamo?"

"A te e alla tua goffaggine."

"Severo ma giusto."

Incrociarono i calici (che in realtà erano semplicemente bicchieri di plastica) come fanno le coppie sposate e bevvero alla loro salute. Si lanciarono poi su quel "banchetto luculliano" e quando ebbero terminato fu il momento di aprire i sacchetti successivi. Il sacchetto 'bevande' conteneva una bottiglia di Ichnusa non filtrata (la preferita di Alice) e una Paulaner (questa per lui), mentre quello 'cena' comprendeva due piadine con squacquerone, prosciutto e rucola. Niente di raffinato o elegante come già aveva anticipato, ma perfetto per il luogo e l'atmosfera. Spazzolarono tutto, chiacchierando dei loro progetti per i rispettivi viaggi e descrivendo posti in cui gli sarebbe piaciuto andare insieme. A differenza della prima volta in cui erano stati lì, questi discorsi non erano fini a sé stessi. Desideravano davvero condividere queste esperienze e soprattutto che l'altro potesse far parte delle proprie avventure.

"Se vuoi puoi aprire il dolce" disse infine lui, con tono titubante e passandosi una mano tra i capelli.

All'interno di quell'ultimo sacchetto si trovavano quelli che dovevano essere dei cookies con le gocce di cioccolato ma che più che altro sembravano dischi da hockey.

"So che sono disastrosi e non devi mangiarli per forza" si giustificò con tono piuttosto imbarazzato.

"Apprezzo il gesto. Davvero!" lo ringraziò lei con un bacetto sulla guancia.

"Devono fare davvero schifo perché tu mi ringrazi solo con un bacio sulla guancia" ironizzò Matteo.

A questo punto, Alice fece come per dargli uno schiaffo per poi cambiare all'ultimo e dargli un bacio. Matteo ricambiò immediatamente e con vigore. Le baciò prima le labbra, poi il collo, poi la spalla. Lei aveva chiuso gli occhi e si stava assaporando ogni istante, quando lui con una mossa veloce la fece appoggiare con la schiena sulla coperta. Le era sopra e, con una mano appoggiata al lato della sua testa, era tornato a baciare le labbra. Il mondo sembrava essere scomparso per lasciare spazio solo a loro e a quell'istante, un istante che lei avrebbe voluto non finisse mai. Matteo cominciò a far scendere una mano su di lei, segnando ogni centimetro del profilo del suo corpo fino ad arrivare alla sua vita. Brividi correvano lungo la schiena di Alice, ma quando lui provò a sollevare la maglietta lei lo fermò.

"C'è qualcosa che non va?" domandò Matteo staccandosi leggermente per guardarla in volto.

"No, niente che non va" disse lei imbarazzata ma decisa, "solo che non mi sento pronta."

"Va bene, non c'è nessuna fretta" disse lui con un tono rassicurante. Le sorrise, le mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le diede un bacio pieno di tenerezza. Un bacio che forse valeva più di qualsiasi altro si fossero dati fino a quel momento.

Si stesero quindi uno accanto all'altra a guardare le stelle. Il cielo era estremamente limpido e l'assenza di luci artificiali permetteva di ammirare un mare di piccole luci. Alice e Matteo non dicevano una parola ma nei loro sguardi e nelle loro dita intrecciate si potevano leggere tanti desideri. Rimasero così per un po', finché non si accorsero che si stava facendo tardi e, raccolte tutte le loro cose, si avviarono verso casa.

Una Principessa (o quasi) Where stories live. Discover now