XVII.

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Niente. 

Non aveva ancora scritto niente. 

Erano ormai le quattro di pomeriggio e Matteo non si era ancora fatto vivo. Dopo essere sparito dalla festa senza salutare, era ora sparito completamente, senza lasciare traccia. Alice gli aveva mandato un messaggio, ma non aveva ricevuto alcuna risposta. Sì, solo un messaggio. Anche se avrebbe voluto scriverne uno ogni mezz'ora finché non avesse risposto, aveva ancora un briciolo di dignità per non abbassarsi a tanto. Per non pensarci troppo, si era quindi data alla cucina: fino a quel momento aveva preparato una cheesecake e aveva messo a lievitare l'impasto per la pizza, e sarebbe andata avanti a preparare qualcos'altro se Edo non fosse comparso per fermarla. Si erano dati appuntamento per parlare dopo pranzo, ma quando lui aveva chiesto di rimandare non le era dispiaciuto per nulla. Non aveva voglia di parlare del suo "forse-ragazzo" con suo fratello, soprattutto visto che sembrava essersi dato alla macchia. Adesso che se lo trovava davanti sapeva che la conversazione era ormai inevitabile.

"Vado dritto al punto senza troppi giri di parole" tagliò corto Edo, "Matteo è il ragazzo della festa, vero?"

"Esatto"

"E i pomeriggi studio in biblioteca li passavi con lui, giusto?"

"Esatto" disse lei con aria colpevole e scocciata al tempo stesso per essere stata scoperta così facilmente. Questo significava che suo fratello aveva saputo tutto il tempo che usciva con qualcuno e non le aveva detto nulla. Era così strano che non avesse approfittato dell'occasione per fare qualche battuta.

"E ora state insieme?" chiese con tono leggermente incerto.

"Edo!!!" rispose lei indispettita, "Non sono fatti tuoi!"

"Lo prendo per un no" commentò lui ridacchiando.

Alice fu allo stesso tempo offesa e ferita dall'atteggiamento del fratello. Non solo stava ficcando il naso nella sua vita privata, ma si stava anche prendendo gioco di lei.

"Ehi" disse lui avvicinandosi a lei preoccupato, "non volevo offenderti con quel commento. Anzi! Piuttosto dovrei dire che ne sono sollevato"

"Sollevato!?!" urlò lei sconvolta.

"Sì, sollevato! Matteo non è una persona affidabile" affermò lui convinto.

"E tu cosa ne sai? Non lo conosci neanche!"

"E invece sì che lo conosco. E un ottimo calciatore, ma quando si parla di relazioni umane non sono proprio il suo forte"

"E cosa vuoi dire con questo?"

"È un giocatore sul campo e nella vita, e non permetterò che mia sorella diventi un'altra sulla sua lista!"

"Non permetterò?" urlò lei fumante di rabbia, "Non sono una tua proprietà Edo e non puoi dirmi con chi devo o non devo uscire! Solo libera di fare le mie scelte e non ho bisogno della tua approvazione!"

Alice era arrabbiata nera e le lacrime le bagnavano le guance. Non voleva scoppiare a piangere in quel modo, ma non riusciva a fermarsi. Decise quindi di chiudere la conversazione e rifugiarsi in camera propria.

Rimase lì, stesa sul letto abbracciata al cuscino per almeno mezz'ora. Era arrabbiata con Edo per come le aveva parlato (come osava trattarla come una bambina?), ma non era solo quello. C'era qualcos'altro dietro a quella sua reazione così esagerata e non sapeva spiegarselo. O meglio sapeva spiegarselo ma non voleva ammetterlo. C'era un pensiero che le ronzava in testa e a cui non voleva dare ascolto. La sera prima Matteo in mezzo alle sue amiche si comportava un po' da gradasso e sembrava voler a tutti i costi stare al centro dell'attenzione. Se questo non fosse stato abbastanza, c'era anche il commento fatto da Riccardo. "Per lui è normale fare così" aveva detto. Come poteva essere normale per uno andarsene via così dal nulla senza salutare la ragazza con cui stava uscendo? E poi, Riccardo aveva menzionato come si fosse allontanato per parlare con delle ragazze prima di sparire. Che bisogno aveva avuto di andare a cercare compagnia altrove? Alice si voleva fidare di Matteo e si voleva fidare del suo istinto nel giudicare le persone, eppure non riusciva a fermare la sua mente dal tornare su quei pensieri. Perché non le rispondeva? Era sicura che, se le avesse risposto, tutto sarebbe andato al suo posto. Però lui non le rispondeva e la sua testa non riusciva a smettere di frullare. Alice strinse ancora più forte il cuscino a cui stava abbracciata e soffocò un urlo sprofondandoci la faccia.

Una Principessa (o quasi) Where stories live. Discover now