XII.

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Edo la scaricò davanti alla biblioteca e le disse di chiamarlo in caso avesse avuto bisogno di un passaggio per tornare a casa. Alice si trovò così sola davanti al grande ingresso. Era stata lì dentro tante volte da bambina per prendere libri o assistere a letture, ma erano ormai molti anni che non vi metteva piede. Si diresse quindi verso il bancone d'ingresso per chiedere informazioni e le indicarono la sezione di saggistica. Trovarla fu più semplice del previsto: in fondo non c'erano molte stanze al secondo piano e ogni reparto aveva una targhetta che ne indicava il contenuto. Arrivata davanti alla sezione di saggistica, fece un respiro profondo, si fece coraggio e andò a cercare Matteo. Lo trovò vicino a una finestra, in un angolo della stanza, tutto intento a guardare il suo computer. Aveva uno sguardo super concentrato e con una delle mani giocherellava con una penna. Alice sorrise davanti a quella scena: lo aveva sempre visto forte e sicuro di sé, ma in quel momento sembrava insicuro e preoccupato, come il resto dei comuni mortali. Si avvicinò a lui, cercando di fare meno rumore possibile in modo da non disturbare gli altri che stavano studiando, ma sfortuna volle che ci fosse il cavo di un computer steso sul pavimento e Alice non notasse la sua presenza se non troppo tardi. Perse quindi l'equilibrio e, cadendo, volò esattamente sulle gambe di Matteo, che sussultò per lo spavento. Alice aprì gli occhi che aveva chiuso per la paura dell'impatto e si trovò a un palmo di naso dal volto del ragazzo.

"Dobbiamo smetterla di incontrarci così" le disse Matteo sottovoce, in modo da non disturbare ulteriormente gli altri studenti. Aveva un tono di voce dolce e avvolgente, e se da un lato questo la rincuorò dall'altro le fece diventare le guance ancora più rosse (come se questo fosse stato possibile, dopo l'imbarazzo della caduta). Voleva dire qualcosa ma non sapeva cosa e si trovò a guardarlo semplicemente in quei grandi occhi verdi.

"Ti avrei tenuto il posto qui accanto al mio, se per te va bene" fece Matteo interrompendo quel momento di silenzio e indirettamente invitandola a togliersi da sopra le sue ginocchia.

"Ah, sì, scusa" disse Alice imbarazzata, alzandosi in piedi e appoggiando le sue cose nel posto che le aveva indicato.

Tirati fuori i libri, dato che Matteo sembrava tornato a concentrarsi sul suo monitor, si mise a leggere il romanzo. Era passata ormai un'oretta circa, quando lo sentì sbuffare arrabbiato.

"Non ci capisco un ca..." mugugnò, sbattendo una mano sul tavolo.

"Tutto bene?" domandò Alice un po' preoccupata.

"Sì, tranquilla" disse lui come a scusarsi, "è solo che sono qui da stamattina a rileggere queste stupide slide per la duecentesima volta e non mi entrano proprio in testa."

"Ah, mi dispiace. Posso aiutarti in qualche modo?"

"No, ma grazie per il pensiero" le sorrise dolcemente lui, appoggiando istintivamente una mano sulla sua. Alice fu stupita dal gesto, ma ancora di più dalla vulnerabilità che stava mostrando. Come se avesse percepito i pensieri di lei, Matteo ritrasse la mano di scatto.

"Cosa stai studiando tu, invece?" cambiò discorso.

"La prof di inglese ci ha dato una comprensione del testo da fare" gli comunicò lei mostrandogli il libro, "Ho avuto fortuna. È il mio romanzo preferito!"

"Orgoglio e Pregiudizio, eh? Ma non è un libro per ragazze?"

Nonostante la domanda abbastanza stupida, non c'era scherno o altro nel tono di voce e Alice non seppe bene come prendere la cosa.

"No, assolutamente no! È un bellissimo romanzo storico, pieno di sentimento ed ironia."

Gli occhi le brillavano nel parlarne e lui chiaramente percepì il suo entusiasmo, perché le rispose "Beh, se ne parli così mi toccherà leggerlo prima o poi." In volto gli comparve un sorriso sincero che contagiò anche Alice.

"Facciamo così, quando l'ho finito te lo presto. Ma guai a te se gli fai le orecchie agli angoli!" propose Alice, per poi aggiungere "Ma tu lo riesci a leggere in lingua originale o hai bisogno della traduzione italiana?" La sua voce era piuttosto scherzosa, ma al tempo stesso si domandava seriamente delle competenze linguistiche dell'altro.

"Per chi mi hai preso! Certo che riesco a leggerlo in inglese!" fece il finto offeso lui, per poi aggiungere "Comunque tu ce l'hai anche in italiano no?"

Alice scoppiò in una risata fragorosa, per poi buttarsi le mani sulla bocca per cercare di camuffare il rumore, mentre l'intera stanza lì guardava in cagnesco e le faceva "shhhhh!".

"Direi che a questo punto è chiaro che non combineremo nulla. Ti va se facciamo una pausa e ci prendiamo un caffè?" propose Matteo.

"Ci sto" concordò Alice e insieme si avviarono verso le macchinette.

Con il caffè in mano, si accomodarono nel chiostro interno della biblioteca, sedendosi uno accanto all'altra. Tirava una piacevole arietta nonostante il caldo estivo e, per il momento, sembrava non esserci nessun altro lì fuori. Ma anche se ci fosse stato probabilmente non se ne sarebbero accorti.

"Sai" ruppe il silenzio Matteo con lo sguardo fisso nel vuoto, "a volte mi chiedo perché ho cominciato l'università."

"Forse perché ti piace quello che studi?"

"Forse sì, ma a volte la passione non mi sembra abbastanza per andare avanti. Se poi uscito non riesco a combinare un tubo? Sarà stato tutto tempo sprecato." Nella sua voce c'era una certa tristezza che lasciò Alice disarmata.

"Ehi! Io non so cosa si provi" fece lei cercando di tirarlo su di morale, "però, per quanto ho potuto vedere finora, tu non sei uno che molla e la testa ce l'hai. Se ti ci metti d'impegno sono sicura non sarà tempo perso."

Alice gli appoggiò così una mano sulla gamba e lui la coprì con la propria.

"Sai, ragazzina? Dai consigli niente male".

"Me lo dicono spesso" gli rispose lei, cercando con questa battuta di alleggerire un po' l'atmosfera.

Lui le diede una leggera spallata e sorridendo cambiò argomento:

"Sai che ieri sera ho finito di sistemare una moto? Era un pezzo che ci stavo dietro..."

"Dici quella che stavi mettendo a posto con tuo fratello?" domandò Alice interessata.

"Sì, esatto. Te ne sei ricordata" esclamò Matteo.

"E come avrei fatto a dimenticarmene? Hai promesso di portarmi a fare un giro" lo stuzzicò Alice, per poi desiderare di non averlo fatto per non suonare troppo sfrontata.

"Hai ragione. Una promessa è una promessa" le disse lui serio, "Ti va se andiamo ora?"

"Ora?"

"Eh, sì. Tanto ho capito che ormai oggi non riesco a studiare e allora tanto vale godersi il resto del pomeriggio."

Alice non era una da abbandonare lo studio per andare a divertirsi, ma, a dirla tutta, anche lei non aveva troppa voglia di stare sui libri. Pensò a cosa le avrebbero detto le sue amiche e suo fratello. Le prime le avrebbero sicuramente consigliato di non farsi scappare un'occasione del genere, che di tempo per studiare ne avrebbe avuto, anche fino alla noia; suo fratello, invece, sarebbe stato piacevolmente sorpreso nel vedere la sua sorella perfettina uscire così tanto dalla sua tanto amata comfort zone. Incoraggiata da questi pensieri acconsentì: "Facciamolo!" 

Una Principessa (o quasi) Where stories live. Discover now