26 - Logan

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È poco più di metà novembre e Davis non si è ancora rivista.

Ho imparato a non arrabbiarmi più per quei coglioni che dicevano che era ora che se ne andasse, continuo a sperare però che non se ne sia veramente andata ma che sia solo un periodo, come una vacanza.

Devo ammettere che mi sono mancati alcuni suoi aspetti in queste due settimane, mi è mancato il prenderla in giro come dimostrazione d'affetto ma soprattutto ho sentito un vuoto perché non c'era più nessuno a dirmi quello che pensa veramente di me senza filtri.

Entro in ritardo in classe preparandomi alla solita ramanzina del prof ma come apro la porta non mi degna nemmeno di uno sguardo, sta parlando con la classe di qulcosa o di qualcuno.

"Ed è importante che le diate il vostro aiuto e sostegno" mi siedo al mio posto.

"Dobbiamo stare attenti a quello che diciamo e facciamo" mi guardo intorno e noto che il banco di Davis è ancora vuoto, non so nemmeno perché sperassi il contrario.

"Dovrebbe arrivare in questi giorni una nuova compagna di classe" risponde il prof alla domanda del perché ci stesse dicendo quelle cose di un ragazzo in prima fila.

"Sostituirà Davis?" chiede una gallina anche lei in prima fila.

"Vi posso solo dire che la scuola è in contatto con lei ma devo mantenere segreto il resto" penso che se si fa ancora sentire un motivo ci sarà.

"Ora cominciamo con la lezione che è gia tardi" e inizia un'altra giornata nella quale cercano di riempirmi di nozioni totalmente inutili.

...

Prima di tornare a casa passo come al solito a vedere se Davis è tornata a casa, lo faccio tutti i giorni ormai e non mi sono ancora stufato di sperare.

Ho anche fatto amicizia con i suoi gentilissimi vicini di casa, i signori Baker, mi avevano prestato l'ombrello un giorno in cui pioveva e non ce l'avevo e da allora li passo sempre a salutare prima di controllare la casa di Davis come uno psicopatico.

"Ciao Logan" mi salutano dalla finestra mentre sono ancora sul vialetto. "Abbiamo appena sfornato una torta, è ancora calda, ne vuoi una fetta?" sto per rispondere di sì quando un'auto sbanda e per poco non mi tira sotto.

Mi volto su tutte le furie per imprecare contro l'autista indisciplinato ma rimango pietrificato alla sua vista, con un vestitino floreale decisamente poco adatto alla stagione in cui ci troviamo e due valigie, una per mano, vedo Davis dopo aver chiuso il bagagliaio della sua auto.

Istintivamente vado verso di lei e la abbraccio forte, come se mollando la presa possa di nuovo scappare e lasciarmi solo.

"Coglione che cazzo fai?" strilla con la faccia immersa nel mio petto.

"Mi erano mancati questi tuoi modi" sorrido e la lascio andare.

"Ti do una mano" le dico prendendole di mano entrambe le valigie e affiancandomi a lei nella strada verso il vialetto.

Mi ricordo che sono stato scortese con i suoi vicini allora mi volto e gli dico che la torta sarà per la prossima volta, che magari l'avremmo potuta condividere con anche Brooke, e gli auguro buon pomeriggio.

La ragazza al mio fianco allunga il passo, quasi corre, dentro casa dopo di quello, che le prende? Non è felice che sia diventato un ragazzo educato? Ha sempre odiato la mia arroganza.

"Come li conosci?" mi dice appena entra in casa.

"Sono venuto a vedere se fossi tornata un paio di volte e sono stati gentili a offrirmi un ombrello e anche delle torte" spiego brevemente.

"Senti" si volta verso di me ma continua a guardarsi i piedi. "Mi odiano, almeno credo, per quello che è successo col figlio e per come l'ho trattato. Se vuoi essere loro amico va bene ma non tirare in mezzo me"

"Cos'è successo col figlio?" improvvisamente spalanca gli occhi, come se stesse ricordando qualcosa rivivendolo in prima persona.

"Non dirmi che quel coglione che mi ha picchiato..." non riesco neanche a finire la frase che scoppia a piangere, non volevo essere così insistente ma voglio capire, desidero che mi parli e si sfoghi con me.

Annuisce e basta, non una parola, la stanza si riempie di singhiozzi e cerco di abbracciarla di nuovo ma si scansa.

"Io non volevo-" mi fa cenno con la mano di star zitto, prende un bel respiro e si asciuga le lacrime ostentando molta sicurezza.

"Era giusto che sapessi" dice togliendosi le scarpe e posandole su un porta scarpe in legno di fianco all'ingresso.

"In realtà ho ancora molte domande su quel che è successo e su quel ragazzo" ammetto grattandomi la nuca, voglio sapere sempre di più, ormai la mia curiosità non ha limiti.

"Vorrei raccontarti tutto ma-"
"Ma non ti fidi di me" finisco la frase per lei dato che sapevo già cosa stava per dire.

"Ma dato che da due settimane a questa parte ne sono coinvolto anch'io vorrei sapere se ho fatto bene a prenderle di santa ragione per colpa di un coglione col cuore spezzato" forse sto esagerando ma ho bisogno di fare chiarezza su questa storia.

"Vuoi sapere? Ok ti racconto tutto ma sappi che non mi vedrai più come prima" che diavolo sta dicendo?
"Sei autorizzato a scappare se vuoi" non può essere così terribile.

"Io non vado da nessuna parte" allungo la mano e le accarezzo la guancia.

"Non fare promesse che non sai se puoi mantenere" mi ammonisce spostandosi dal mio tocco e ha ragione ma non ho intenzione di lasciarla sola per davvero.

"Raccontami tutto, ti prego" mi fa cenno di accomodarmi sul divano.

Seduti ai lati opposti del divano inizia il suo racconto con la voce tremante.

Il suo sguardo vaga per la casa, rifiuta costantemente un contatto visivo con me.
Perché non mi guardi negli occhi Brooke?

Dal momento in cui ci siamo sfioratiWhere stories live. Discover now