15 - Brooke

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Con un balzo in avanti mi raggiunge e mi prende i polsi, sono in trappola, quel gesto fa sì che nella mia mente passino in poco tempo le immagini di Fred che mi fa del male.

Inizio a far fatica a respirare, sento di far schifo, di meritarmelo, ma quello davanti a me non è Fred, bensì Logan, per questo faccio un brusco movimento all'indietro per liberarmi ma così facendo finiamo addosso a uno degli alberi di cartone della scenografia, ne cadono altri tre o quattro subito dopo e noi facciamo la stessa fine cadendo a terra, lui sopra di me, i nostri volti a pochi centimetri di distanza.

Mi soffermo a osservare le sue labbra, così protese verso le mie, per un momento ho pensato che volesse baciarmi, ma sento le urla e le risate degli studenti nell'auditorium, si alza velocemente e mi lascia lì per terra sofferente.

Veniamo raggiunti dalla preside che dice in tono autoritario di andare nel suo ufficio, esco il più velocemente possibile da quel posto per raggiungere la presidenza, dopo questa figuraccia vorrei solo sotterrarmi.

Entro nel piccolo ufficio e noto due sedie di fronte alla scrivania, mi accomodo su quella a sinistra, subito dopo prendono posto la preside e Miller, gli lancio un'occhiataccia.

Le nostre ginocchia si sfiorano, perché i ragazzi si siedono svaccati e con le gambe spalancate? Accavallo le gambe per interrompere il contatto venutosi a creare tra di noi.

"Sono molto arrabbiata e delusa da entrambi" dice la preside allungandosi sulla scrivania per chiudere un raccoglitore. "Innanzitutto nessuno di voi due avrebbe dovuto trovarsi lì e, seconda cosa, avete danneggiato le scenografie, lavoro che ha portato via molte ore ai ragazzi" per quattro alberelli in cartone?

"Tra una settimana e mezza ci sarà l'homecoming" dice guardando il calendario in miniatura sulla scrivania. "Aiuterete ad addobbare la palestra per il ballo e ripulirla il giorno dopo" ce lo meritiamo, annuisco soltanto aspettando che ci congedi.

"Potete andare, vi farò sapere dove e quando svolgerete la vostra punizione" rispondiamo dicendo "Grazie, arrivederci" all'unisono, ci guardiamo male, sul suo viso compare quel solito ghigno.

Ognuno prende la sua strada, nella mia mente si fa subito largo un pensiero, come farò con Fred? Mi accompagna e mi viene a prendere a scuola ogni giorno per non farmi scappare, ha presentato alla preside una delega 'scritta da mio padre' che diceva che ero sotto la sua responsabilità, così da non scappare mentre sono a scuola, è pazzo ma devo ammettere che ha pensato proprio a tutto. Devo dirglielo per forza che sono in punizione, ma ometterò il come io ci sia finita.

Sto ancora camminando per il corridoio quando sento la preside chiamarmi, mi giro svogliatamente e mi fa cenno con la mano di tornare nel suo ufficio.
Mi riaccomodo sulla sedia di prima ma questa volta lei si siede accanto a me e mi prende le mani.

"La signorina Gray mi ha detto che hai saltato le ultime due sedute" come se fossero mai state utili.

"Non sono riuscita ad organizzarmi per andarci, ma sto bene, alla prossima ci andrò" non è vero ma spero di convincerla.

"Non sono preoccupata perché ne hai saltate un paio ma perché ti stai riavvicinando a Miller, sappiamo entrambe cos'è successo la scorsa volta" mi sorride, è stata così dolce con me lo scorso anno dopo l'accaduto ma mi ha fatta molto arrabbiare che a Miller non sia successo niente se non un paio di giorni di sospensione.

"Non mi sono riavvicinata proprio a nessuno, ci siamo trovati dietro al palco per caso" sentenzio colpevole, non ho per niente intenzione di perdonarlo.

"Non sto parlando solo di oggi, il coach mi ha detto che sente un clima diverso tra di voi, poi Logan si è preoccupato quando la signorina Gray mi ha detto delle sedute" lui non si preoccupa di niente e nessuno se non di se stesso.

"È tutta apparenza, sono gentile perché non voglio creare disagi a chi mi circonda solo perché io e lui abbiamo un problema, e per le sedute le dico solo che quel ragazzo non si sa fare gli affari suoi, sicuramente cercava un motivo per prendermi in giro" la preside china il capo sconsolata, cercava solo di darmi un consiglio e io le ho risposto così ma non riesco a sentirmi in colpa.

"Allora vedi di stare attenta, mentre sconterete la punizione sarete da soli" si alza e mi annuisce.

"Glielo prometto, arrivederci" salto in piedi anch'io e mi avvio alla porta.

"Aspetta!" mi giro lentamente, cosa c'è adesso?

"Ha chiamato tuo padre mentre eri nell'auditorium, ha detto che è preoccupato perché non l'hai più chiamato e di richiamarlo il prima possibile" certo che non l'ho più chiamato, quel pazzo psicotico di Fred mi ha ritirato il telefono.

"Posso usare il telefono della segreteria?" domando cercando di sembrare normale.

"Puoi usare questo se vuoi" mi indica il telefono del suo ufficio, annuisco e mi avvicino al preistorico apparecchio elettronico, sollevo la cornetta e inizio a digitare a memoria il numero di papà.

"Ti lascio sola" sussurra la preside dandomi una pacca sulla spalla mentre si dirige verso l'uscita.

Papà risponde subito dopo il primo squillo, percepisco attraverso il telefono il suo senso di tranquillità. Tranquillità?

"Brooke, piccola mia, allora stai bene" sembra sollevato.

"No, non sto per niente bene" pronuncio quelle parole con le lacrime agli occhi.

"Invece sì, l'hanno preso" il suo tono sta iniziando a sembrare preoccupato.

"Ci hanno messo troppo" singhiozzò pateticamente.

"Ti ha fatto del male?" adesso il tono di mio padre è preoccupato come quando mi ha chiamata per avvertirmi di scappare. "Cazzo Brooke rispondi!" immagino il suo sguardo arrabbiato, non riesco neanche a parlare.

"Lo devo prendere come un 'sì'?" si sta arrabbiando ancora di più, emetto un flebile 'mh' per annuire.

"Lo ammazzo quel verme!" sentenzia sempre più furibondo, è sempre stato molto geloso della sua bambina.

"Perché ci avete messo tanto?" chiedo insicura, non vorrei farlo arrabbiare di più ma le ultime due settimane sono state un inferno.

"Avevamo rintracciato il suo telefono in Nuova Guinea, abbiamo mandato dei soldati d'istanza là a controllare ma niente, poi sta notte è stata registrata una chiamata tra un telefono usa e getta, di Fred, e un altro cadetto che era stato cacciato con lui" singhiozzo senza ritegno mentre ascolto quelle parole. "Tranquilla sei al sicuro adesso" vorrei dirgli che è troppo tardi, che è riuscito a farmi soffrire e non poco, che si è vendicato violentemente per il suo amore da me non corrisposto, ma non dico niente, mi tengo tutto per me come ho fatto per queste due interminabili settimane, perché il dolore che ho sofferto me lo sono andata a cercare e non posso farci niente.

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