12 - Brooke

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"Non ce n'è bisogno, me ne vado da solo" siamo entrambi molto arrabbiati, ho esagerato, lo so, ma mi riesce meglio comportarmi da stronza che ammettere che nel profondo vorrei credergli.

Poco dopo è già sulle scale, lo seguo, vorrei dirgli di restare, di parlarne con calma, ma non emetto alcun suono, lo osservo allontanarsi e mi si inumidiscono gli occhi quando lo vedo sbattere la porta. Non sono triste perché se ne sia andato ma perché mi sento uno schifo per come l'ho trattato, questa è la spiegazione migliore che la mia coscienza riesce a trovare.

Sento il suono del campanello e corro giù il più velocemente possibile, perché speri che sia lui? Zittisco la mia stupida coscienza e apro velocemente la porta mentre mi asciugo la lacrima che mi sta scendendo sulla guancia destra.

"Menomale che sei tornato" dico forse un po' troppo civettuola, cosa mi prende? Poco fa volevo che se andasse.

"Sono felice anch'io di rivederti baby" non nascondo la delusione nel vedere che fuori dalla porta non c'è Miller, mi consola però il fatto che sia Fred, lo abbraccio immediatamente, mi erano mancate le sue forti braccia a farmi sentire protetta.

"Baby cosa c'è che non va?" mentre lo sto ancora abbracciando noto alle sue spalle una valigia, mi stacco dal suo petto e gli faccio cenno di entrare in casa.

"Vuoi qualcosa da bere o mangiare? Sarai stanco dal viaggio" cerco di sembrare il più normale possibile ma il suo sguardo è già colmo di preoccupazione per lo stato in cui mi ha trovata.

"Voglio solo sapere perché stavi piangendo, ho visto un ragazzo uscire di casa poco prima di parcheggiare l'auto di fronte al vialetto" ha visto tutto, non poteva esistere situazione peggiore, gli voglio bene ma non posso raccontargli nulla di questa storia, soprattutto non posso raccontargli della bravata di Miller.

"Niente di grave, stai tranquillo" dico offrendogli un bicchiere d'acqua.

"Sei la mia migliore amica, non puoi nascondermi niente, dimmi chi è e cosa ti ha fatto" dice deciso mentre prendo posto di fianco a lui sul divano, Fred sì che sa farsi rispettare.

"È un ragazzo della mia scuola e sta tranquillo non mi ha fatto niente" dico appoggiando la testa alla sua spalla, mi circonda la vita con il braccio, mi sento al sicuro con lui, è pur sempre un soldato.

"Allora perché stavi piangendo?" per quanto gli voglia bene non ne posso già più di tutte queste domande.

"Sta tranquillo non è successo niente, piuttosto raccontami del perché sei qui" dico sistemandomi sul divano, sono davvero felice che sia venuto a Monterey, avevo davvero bisogno di distrarmi da Miller e tutti gli avvenimenti contorti che lo riguardano.

Mi racconta che è venuto a trovare i suoi genitori e che starà da me perché mio padre si è preoccupato quando ha scoperto che la nonna era andata in casa di riposo lasciandomi da sola. Non è colpa sua, non riusciva più a prendersi cura di me e ha preferito andare in clinica piuttosto che lasciare che mi prendessi cura di lei come se fossi un'infermiera, anche se l'avrei fatto volentieri per lei, mi ha amata dal momento in cui misi piede in questa casa.

La serata la passiamo come ai vecchi tempi, riempiamo di coperte e cuscini il divano, ordiniamo la pizza e facciamo i popcorn.
Resta solo da scegliere il film, non abbiamo mai litigato io e Fred ma quando si trattava di scegliere il film era sempre una tragedia, alla fine scegliamo di guardare qualche puntata di 'The Big Bang Theory' quando eravamo più piccoli amavamo quella sitcom, riempiva di risate sincere le nostre serate.

...

"Svegliati Brooke" cado malamente dal letto, controllo l'orario dall'orologio a muro e sono le cinque del mattino, ho ancora due ore per dormire quindi cerco di riaddormentarmi sul comodissimo pavimento dato che sono ancora troppo addormentata per rimettermi sul letto.

"Non ti riaddormentare" apro a fatica gli occhi e il viso di Fred è a pochi centimetri dal mio, perché mi sta svegliando con tanta urgenza alle cinque del mattino? Sta andando a fuoco la casa? Perché se non è per un reale motivo lo strangolo.

"Che succede?" cerco di dire ma escono prevalentemente dei mugugni dalla mia bocca, per fortuna mi capisce al volo il mio migliore amico.

"Non riesco a dormire" lo strangolerei all'istante se non fossi troppo pigra per allungare le braccia verso il suo collo.

"E perché non riesci a dormire?" domando cercando di richiudere gli occhi.

"Perché in marina mi svegliavo sempre a quest'ora, non riesco più a riprender sonno" più parla più mi salgono istinti omicidi, ma in fondo gli voglio bene.

"Prepara la colazione" ormai non credo che mi riaddormenterò ma posso sfruttare la sua protezza fisica di prima mattina a scopo personale.

"Ti è arrivato un messaggio da una certa 'signorina Gray'" a quelle parole cerco di drizzarmi per controllare. Mi passa il telefono e lo sblocco subito, ha il numero di tutti gli studenti che assiste ma non mi aveva mai messaggiata neanche per sbaglio, mi sta facendo preoccupare.

'Oggi niente incontro, non verrò a scuola poiché indisposta' nel pomeriggio la chiamerò per sapere come sta, non sono cattiva come voglio darle a vedere, da un anno a questa parte è stata importante per me in certi casi.

"Allora? Chi è? Cos'è successo?" non me lo ricordavo così insistente e curioso, è qui da meno di dodici ore e mi ha già fatto due interrogatori degni dell'FBI.

"Niente, la consulente scolastica non sarà presente oggi a scuola per gli incontri" cerco di sminuire, spero solo non mi chieda perche messaggiano me privatamente per l'assenza della Gray.

"E perché scrivono a te?" ho parlato troppo presto, come sempre d'altronde.

"Perché il lunedì prima di pranzo facciamo gossip insieme, ma le fa passare per sedute di aiuto psicologico, così mi messaggiano quando ci sono comunicazioni sullo sportello d'ascolto" in un certo senso è vero, l'aiuto psicologico l'ho ricevuto per le prime sei/sette sedute, dopo di quelle è stato puro gossip, non dico che mi diverta tutto ciò ma almeno la preside non mi rompe più.

"Scusa baby se ti ho svegliata per nulla" mi prende in braccio e mi posa sul letto, mi rimbocca le coperte e mi da un bacino sulla fronte.

"Non fa nulla fratellone" gli è sempre piaciuto quando lo chiamavo così.

Dal momento in cui ci siamo sfioratiWhere stories live. Discover now