7 - Brooke

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Sono nello sgabuzzino degli attrezzi, è pieno di polvere ma non mi importa. Non sono pazza, mi sto solo nascondendo da Miller, è già una settimana lo evito.
È vero, ho detto che volevo parlarci ma non me la sento, non so cos'è successo e ho sinceramente paura.

La squadra di football dovrebbe essere passata un paio di minuti fa, quindi mi alzo per uscire da questo lercio magazzino in miniatura ma nel farlo sollevo un polverone che mi provoca uno starnuto, tento fino all'ultimo di trattenerlo, pur sapendo che fa male, ma non ci riesco e lo lascio andare.

Improvvisamente si apre la scricchiolante porticina rossa e la persona che meno avrei voluto vedere esordisce dicendo "Salute!" con il suo solito stupido ghigno.

Faccio per scansarlo volendomene andare ma lo spazio ristretto del locale in cui ci troviamo non me lo permette, anzi vado a sbattere contro la parete alla mia destra e vengo bloccata dal suo imponente corpo, non esiste situazione peggiore in cui trovarsi.

"Fammi uscire, dai" dico già stufa di tutto l'imbarazzo che sto provando.

"Che bizzarro, dicevi la stessa cosa alla festa, quando volevi continuare il tuo spettacolino sul tavolo da pranzo" e io che non volevo proprio parlare della festa.

"A proposito di quella sera, dimentica tutto, quasiasi cosa sia successa, e non parliamone mai più" chiedo più sconsolata di quanto vorrei.

"Credimi, per quanto vorrei non riesco proprio a dimenticare il tuo corpo" allora facevo bene a preoccuparmi.

"Perché? Cos'è successo alla festa?" mi sto preparando mentalmente alle risposte peggiori.

"Eh no, hai detto di non parlarne più" touchè pallone gonfiato. E finalmente mi lascia andare via.

...

Sono agli allenamenti e mi rendo conto di aver dimenticato il cambio sportivo, vale a dire i miei pantaloncini striminziti rigorosamente nascosti da una maglietta oversize.

"Dai Brooke, lascia che ti prestiamo qualcosa, non ne vale la pena di saltare allenamento perché non hai il cambio" ho visto i vestiti che sono riuscite a procurarmi: pantaloncini da pallavolo, su questo non c'è da sorprendersi, e una maglietta perfettamente della mia taglia, neanche una o due in più, sento già del disagio.

"E poi è perfettamente della tua taglia"
"Ally era proprio questo il problema" la ammonisce Kim.
"Allora fallo solo per questa volta" è sempre stata un po' svampita, ma credevo che col tempo avesse capito i miei problemi di autostima.

Lo sguardo di Kim mi supplica di indossare quei vestiti e lasciar perdere, credo non abbia voglia di star qui a discutere con Ally e soprattutto se non mi sbrigo arriveremo in ritardo.
Mi decido a metterli, questa settimana c'è la partita contro la nostra compagine più forte, ho bisogno di allenarmi senza perder tempo.

Arrivata in palestra mi becco un'occhiataccia del prof, non ha mai amato i ritardatari.

L'allenamento va bene, se non fosse per le battutine di Ethel sul mio cambio look sarebbe ancora meglio però.

Ethel Moore, capitana della squadra, è la ragazza più famosa della scuola, la classica ragazza perfetta, bionda, occhi verdi ma soprattutto alta e molto magra.
Ha una cotta dal primo anno per Logan, lo sanno tutti, ma lui non l'ha mai voluta, il che è strano dato che gli piacciono tutte le galline di questa scuola, lei per farlo ingelosire sta appiccicata a Cody ma la cosa peggiore è che lui glielo lascia fare, come glielo ha lasciato fare quando uscivamo insieme, che rabbia.

Finito l'allenamento il coach mi chiede di restare, so perfettamente che vuole farmi una ramanzina per il mio ritardo.
Mentre lo aiuto a finire di raccogliere i palloni arriva in palestra la squadra di football, che ci fanno qui proprio non lo so dato che si allenano all'aperto.

Momento ideale per piegarsi Brooke, bella idea davvero.
Non faccio neanche in tempo a girarmi che iniziano battutine poco simpatiche sul mio fondoschiena.
"Siete proprio maturi" le parole mi escono senza pensarci dalla rabbia che provo.

"Sono abbastanza maturo per darti una ripassata se vuoi" è l'ennesimo ragazzo che non conosco che crede che di potermi parlare così solo perché sono una donna con dei pantaloncini corti.

Non ne posso più, per quanto provi a trattenermi non ci riesco e scoppio, premetto che non sono una ragazza violenta ma qualcuno deve dargli una lezione.

Crescere nella marina è stato utile, ho fatto dei corsi di difesa personale e prima di andarmene alcuni ragazzi mi hanno dato dei consigli su come fare a botte (anche se avevo solo dodici anni ci tenevano a proteggere la loro sorellina, o almeno così mi han detto), in poche mosse il ragazzo è a terra dolorante, lo scavalco e mi dirigo verso l'uscita, non riuscirei proprio a stare qui un secondo di più.

Mi sento prendere per il braccio, sento come se la mia pelle riconoscesse quel tocco, quasi fosse famigliare, e mi dicesse rilassarmi.
Ovviamente mi sbagliavo, come vedo lo stupido ghigno di Miller arretro per ritrarmi dal suo tocco.

I suoi occhi passano sopra ogni centimetro del mio corpo, mi sento nuda sotto il suo sguardo. Arrossisco, patetica.

"Se vuoi fare la fine del tuo amico accomodati" non penso veramente di potergli fare del male, è troppo alto e muscoloso, ma mi da fatidio il modo in cui mi sento.

"Sei sexy quando cerchi di sembrare minacciosa" che ha appena detto?

Faccio per rispondergli qulcosa di minaccioso ma vengo interrotta dal coach "Miller mi puoi lasciare un attimo solo con Davis, intanto inizia ad andare alla lavagna degli schemi da studiare con la squadra" dice con il suo solito tono autoritario.

Miller mi lascia il polso e sento ancora quella strana sensazione i freddo sentita alla festa, lo guardo andare verso i suoi stupidissimi compagni, da quel che ho capito sono in palestra perché oggi devono studiare dei nuovi schemi, si spiegano un paio di cose.

"Davis mi stai ascoltando?" il coach mi risveglia, mi ero davvero imbambolata a fissare Miller?
"Sì, cioè no, può ripetere?" mi sento davvero maleducata, non solo sono arrivata in ritardo, non sto neanche ascoltando quello che ha da dirmi.
"Ti stavo dicendo di non fare più ritardo agli allenamenti" come immaginavo.

"Glielo prometto, cercherò di arrivare il prima possibile le prossime volte" d'altronde questo è il primo ritardo, sono una a cui piace arrivare sempre prima.
"Sarà meglio cosi. Se vuoi continuare a guardare Miller puoi fermarti sugli spalti" a quelle parole i miei connotati assumono un'aria disgustata, mi congedo e me ne vado, sotto la doccia continuo a ripensare alle parole del coach, come gli è saltato in mente?

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