22 - Brooke

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"Papà?" so di essere in ritardo ma siamo quasi arrivati, non c'era bisogno di chiamarmi.

"È scappato" annuncia velocemente con voce preoccupata.

"Non capisco" sono davvero molto confusa da quello che ha appena detto.

"Non raggiungermi, Fred è scappato durante il trasporto dalla prigione al tribunale, sospettano ci sia un complice, probabilmente un altro cadetto cacciato per lo stesso motivo" non ci posso credere, queste cose non succedono nemmeno nei film più strani.
"Non tornare a casa, cerca un posto in cui non sarai rintracciabile" vorrei dire che i miei amici mi ospiterebbero volentieri ma dovrei dargli troppe spiegazioni e non sono per niente brava a mentire e inventare scuse.

"Va bene, ciao papà" dico sconsolata, perché le cose peggiori succedono sempre a me?

"Ci risentiremo, ti voglio bene Brooke" mi commuove sentirglielo dire, severo com'è non succede spesso. Riattacco e noto che inizio a tremare, segno che sono evidentemente spaventata, mi volto per guardare Miller, cerca di sembrare normale Brooke.

"Cambio di piano, conosci un posto sicuro dove posso stare?" guarda fisso la strada, è davvero molto concentrato.

"Come scusa?" i suoi connotati diventano sorpresi come se avessi appena confessato un omicidio.

"Non sapresti dirmi un posto dove posso andare a dormire per un po'?" cerco di dire più chiaramente scandendo ogni singola parola.

"Puoi venire a stare da me" dice inaspettatamente come se fosse la cosa più normale del mondo.

Cerco di rifiutarmi ma, come se mi avesse letto nel pensiero, mi fa segno di non dire nulla con la mano.

"Pensaci, nessuno saprà che sei da me, nessuno mai potrebbe immaginarlo" sembra perfetto ma come ha fatto a capire che ho bisogno dì nascondermi?

I nostri occhi si incontrano vorrei dirgli di si ma la mente inizia a elencare milioni di buoni motivi per rifiutare, per non fargli leggere nessuna emozione nel mio sguardo tiro su una barriera.

"Allora?" non vorrei dargli ragione ma ne ho davvero bisogno. Così annuisco e sfrecciamo velocemente verso casa sua.

Arrivati alla nostra meta ad aprirci è il padre, cerco di presentarmi ma mi ricordo quello che ha fatto alla moglie, perciò non mi lamento quando Miller mi trascina via con forza senza dargli spiegazioni.

Appena entriamo nella stanza degli ospiti mi chiede se può andare a casa mia a prendere qualcosa, non vorrei metterlo in pericolo perciò faccio la vaga cercando di dissuaderlo dal suo intento.

"Puoi parlarmene se c'è qualcosa che non va" si accomoda di fianco a me sul letto, forse siamo un po' troppo vicini, le nostre ginocchia si sfiorano e mi sento terribilmente a disagio.

"Credi che voglia davvero tenermi tutto dentro?" sono veramente stanca, tutti parlano come se fosse facile, non possono immaginare quanto male mi faccia sapere che la colpa di quel che è successo è solo mia.

"Ci sarò quando avrai la forza per parlarmene, il pranzo sarà pronto tra mezz'ora" mi accarezza lentamente la guancia, è così stranamente dolce. Si alza di scatto ed esce dalla stanza come se stesse scappando da un imminente pericolo.

Dopo trenta minuti precisi sento bussare alla porta, una voce femminile mi annuncia che è pronto e che dovrei scendere.

Quando apro trovo una donna di mezza età con un enorme sorriso in volto, dev'essere la domestica, di certo non mi sorprendo che ne hanno una vista la sfarzosissima villa.

Scendo lentamente le scale seguendola fino alla sala pranzo dove trovo apparecchiato per solo due persone. "Il signorino Miller sarà qui a momenti" mi avverte mentre mi accomdo.

"Adelita quante volte ti ho detto di chiamarmi solo Logan?" dice dandole un dolcissimo bacino sulla testa, oggi è molto più dolce di quanto abbia mai dimostrato.

"Buon appetito ragazzi" dice mettendoci di fronte due piatti straboccanti di pasta, la ringrazio e inizio subito a mangiare come se non ci fosse un domani, si sa che con la bocca piena non si parla e io voglio evitare il ragazzo seduto di fronte a me.

"Mi vuoi aiutare ad organizzare la festa?" dice appoggiando la forchetta nel piatto ormai vuoto.

"Me ne ero completamente dimenticata" ammetto mettendomi la mano sulla fronte prima di prendere un'altra forchettata.

"Non partecipare se non vuoi" mi tranquillizza, la verità è che quello che è successo non ha modificato la mia voglia di far riappacificare i miei amici.

"Ci sarò e ti darò una mano" gli sorrido, magari riuscirò a prendere coraggio e parlargli.

"Allora poi ti dico cosa ho in mente di fare" mi sorride a sua volta dopo la mia risposta inaspettata.

...

Sono passate due ore e abbiamo finito di decorare la casa. Miller mi ha prestato la sua tuta della squadra della scuola per stare più comoda mentre decoravamo, un piccolo gesto che mi ha fatta sorridere.

Sono seduta sul divano a guardare quanto è venuto bene il salotto, il moro si siede di fianco a me e mi passa una bottiglia di birra già aperta.

Lo guardo stranita, le tre del pomeriggio non è il momento migliore per bere. "È per sopportare quei coglioni dei nostri compagni quando arriveranno" dice avvicinandomi ancora di più la bottiglia dopo aver visto la mia espressione.

"Credevo li amassi perché ti venerano" dico prendendo un sorso.

"Sono patetici, si attaccano alla popolarità come se fosse tutto quello che c'è d'importante nella vita" è molto più simpatico senza tutta la pressione sociale.

"Non posso darti torto" prendo un altro sorso.

"Invece qual è il tuo problema con il mondo?"

"Non sono io che ho un problema, sono loro che ce l'hanno con me: quando mi vedono mi affibbiano epiteti cattivi a sfondo sessuale, mi giudicano ancora prima di conoscermi per quello che è successo lo scorso anno, perciò mi trovo molto meglio da sola" dico tracannando quanta più birra possibile.

"Non posso neanche immaginare come ti possa aver fatta sentire tutto questo" siamo alle solite, ovviamente non lo può sapere ma vorrei capire perché mi odiava tanto.

"Logan! Logan!" sento la voce di Adelita chiamare insistentemente il nome del ragazzo seduto al mio fianco il quale si alza subito e corre al piano di sopra mentre lo seguo.

"Ho preparato i vestiti per il tuo costume da Salvatore" dice la donna porgendogli degli abiti su alcune grucce colorate.

"Grazie Adelita ma è da Damon Salvatore" precisa il ragazzo dandole un bacino dolcissimo sulla guancia e uscendo dalla stanza.

"Non ho mai visto quella serie" mi dice facendo spallucce, è così tenera.

"Io ho visto qualche puntata, ti dico solo che gli si addice molto quel personaggio" ridacchio io contagiando pure lei.

Dal momento in cui ci siamo sfioratiWhere stories live. Discover now