1 - Brooke

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Il soffrire passa.
L'aver sofferto non passa mai
~Fëdor Dostoevskij

 L'aver sofferto non passa mai~Fëdor Dostoevskij

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"... Infine vi auguro che questo possa essere l'anno migliore della vostra carriera scolastica qui alla Monterey High School" la voce metallica e fin troppo entusiasta della preside esce dall'altoparlante ripetendo le stesse parole che sentiamo all'inizio di ogni anno.

Mi chiamo Brooke Davis e frequento l'ultimo anno alla Monterey High School, non c'è molto da dire su di me: sono minuta, ho i capelli castano scuro e gli occhi verdi.
Ho vissuto la mia infanzia nella base navale di San Diego, dov'era d'istanza mio padre, fuori da quel posto ho solo un amico poichè le mie insicurezze mi bloccano dal socializzare, soprattutto dopo quello che è successo lo scorso anno...

"E adesso le prime comunicazioni" la voce di Peter Clark, il rappresentate d'istituto, rimbomba per tutta l'aula.
Peter a scuola è il solo che mi parla, il mio unico amico, è un ragazzo biondo e non troppo alto, si veste sempre molto elegante ma nonostante questa facciata di bravo ragazzo è un casinista, i connotati innocenti del suo viso non si addicono al suo carattere e ai suoi modi di fare. I genitori del mio amico volevano giocasse a golf ma a loro insaputa boxa clandestinamente, a curargli le ferite dopo gli incontri sono io, mi si spezza il cuore tutte le volte però non può chiedere aiuto a nessun altro dal momento che sono l'unica a conoscenza di questa sua seconda vita notturna .

Pit è molto sensibile quando si tratta di me, conosce a memoria tutte le mie insicurezze e cerca sempre di difendermi, anche a costo di fare a pugni con l'intera squadra di Football. Di lui adoro il suo umorismo, il modo buffo in cui cerca di convincermi a mangiare e il fatto che mi accetta come sono, per questo non mi obbliga a stare in mezzo alla gente.

"Oggi pomeriggio ci saranno le iscrizioni ai club pomeridiani e alle squadre sportive, basterà portare un modulo compilato nella segreteria e mettere il foglio nell'apposita cassetta con il nome del corso che si vuole fare" a quelle parole mi spunta un sorriso sul volto, quando a dodici anni mi sono trasferita dalla nonna, qui a Monterey, la prima cosa che ha fatto è stata iscrivermi a pallavolo, la mamma amava la pallavolo...

Lo sbattere della porta mi risveglia dai miei pensieri, appoggiato allo stipite della porta c'è lui, il peggior ragazzo esistente al mondo.

"Logan Miller, ritardo il primo giorno di scuola, le cattive abitudini sono dure a morire" la voce del signor Marquez ammonisce quell'esaltato del mio ex "amico", se l'abbia mai potuto definire così, ancora mi chiedo come possa essere stata talmente stupida da chiedergli aiuto per conquistare il suo migliore amico, le uniche cose che ha fatto sono state sabotarmi e farmi fare non so quante figuracce.

"Mi scusi prof, ero con una ragazza" sul suo viso esce un ghigno pervertito, quanto lo prenderei a schiaffi in questo preciso istante.
Di solito gli basta fare quel sorrisetto e le ragazze gli cascano ai piedi. È snervante, posso capire che sia un bel ragazzo: capelli mori, occhi scuri, spalle larghe, schiena muscolosa, tatuato, quarterback e capitano della squadra di football della scuola; ma le ragazze pur di stare con lui e prendersi un po' di popolarità si fanno trattare male...

"Non interessa a nessuno Miller" il signor Marquez è appena diventato il mio prof preferito.

Buon inizio anno Brooke, sarà l'anno della tua redenzione.

...

"E come ti sei sentita quando l'hai rivisto?" la consulente scolastica, la signorina Gray, scarabocchia sopra un taccuino il disegno di un'occhio.

"Ero felice, non ho problemi con mio padre" è vero, lui si è preso cura di me per i primi dodici anni di vita, gli devo tutto.

"Non parlo di lui, mi riferisco a Fred. Lo sai che mi interessano solo i gossip" purtroppo lo so.

"Mi può ricordare che tipo di sostegno psicologico mi da fare gossip con lei..." La preside lo scorso anno mi ha costretta a chiedere aiuto alla consulente scolastica, ad ogni seduta mi chiedo se abbia fatto male a darle ascolto.

"Abbiamo già parlato di tutto quello che ti ha fatta soffrire e bla e bla, ora voglio sapere di Fred" dice gesticolando in modo buffo con la mano sinistra la signora sulla trentina di fronte a me.

"Ci saremo parlati si e no due volte, stava lavorando e non aveva tempo per starmi appresso".

Fred Baker. A dodici anni quando mi sono trasferita dalla nonna non conoscevo nessuno, così abbiamo fatto una torta da portare ai vicini, quando bussai alla porta verde scuro ad aprirmi fu un bambino moro con gli occhi marroni, allora quindicenne, da quel giorno  siamo diventati inseparabili fino a quando lui compì 19 anni ed entrò nella marina.

"Tutto qui?" si allunga sulla scrivania con il volto scioccato "Un ragazzo si prende la tua innocenza e poi non ti calcola più?" urla talmente forte che credo l'abbiano sentita in tutta la scuola. "Sh! Non lo urli per favore, e comunque si, molti ragazzi fanno così" non voglio proprio dirle che sono stata io a troncare i rapporti con lui dopo quella volta perché non sapevo come comportarmi, ne farebbe una tragedia.

"Si ma non è normale da parte del tuo migliore amico" sbuffo iniziando ad alzarmi dalla sedia, non mi piace la piega che sta prendendo la situazione.

"Non mi va di parlarne" quanto posso essere patetica.

"Ok, ci vediamo lunedì prossimo" ormai conosce a memoria i miei sbalzi d'umore, non ci rimane neanche più male ma mi da fastidio lo stesso trattarla così, comunque non riesco a farne a meno quando mi arrabbio.

Dal momento in cui ci siamo sfioratiWhere stories live. Discover now