"Dove vorresti andare?", gli chiese, conscio di avere già ritardato a rincasare. 

Jimin aveva promesso a Taehyung di ritornare verso mezzanotte, così che avessero potuto almeno cominciare insieme l'anime e guardare solo qualche episodio, per poi dormire. Ma come poteva dire di no a Taemin? Gli dispiaceva, anche il castano si trovava in una situazione difficile insieme alla ragazza con cui usciva oramai da qualche mese e comprendeva il fatto che avesse bisogno di parlarne con qualcuno. D'altronde, il maggiore ascoltò molte volte Jimin, soprattutto nel periodo della rottura con Min-soo. 

"Casa mia è vicina, ti va?"

Jimin annuì e si cacciò le mani nelle tasche del giubbino, affondando poi il viso all'interno della sua sciarpa calda. Una volta arrivati davanti all'appartamento, entrambi salirono le scale del piccolo condominio e si diressero fino al quarto piano. Il biondino odiava gli ascensori, per questo anche Taemin dovette accompagnarlo fino all'ultimo piano. Una volta entrati in casa, i due ragazzi si tolsero i giubbini e si sedettero sul divano, a parlare. Come già Jimin sospettava, il castano iniziò a raccontargli della ragazza con cui si frequentava da qualche mese. Stando alle sue parole aveva davvero un carattere difficile, ma Taemin era disposto a tutto pur di aiutarla a migliorarlo. Quella ragazza era sempre schiva con tutti, faticava sempre ad essere sé stessa davanti alle persone e, perciò, si costruiva una maschera da cattiva ragazza per non attirare troppo l'attenzione. Ma Taemin oramai aveva capito, era riuscito a comprendere il perché lei rispondesse sempre male a tutti e trattasse le persone in quel modo. Voleva aiutarla. Voleva aiutarla perché lui, ricordandosi le parole della corvina, era forse l'unico ragazzo e l'unica persona con cui riuscisse a mostrarsi per quello che era. Una ragazza senza famiglia, senza nessuno al suo fianco, sola e persa tra le strade di Seoul. 

Dopo quasi mezz'ora, Taemin si alzò e si diresse in cucina per bere un bicchiere d'acqua. Ne portò subito anche uno a Jimin, che lo ringraziò con un sorriso. E proprio nel momento in cui quest'ultimo fece per berne un sorso, il suo cellulare iniziò a squillare. Era quasi l'una di notte, chi avrebbe potuto chiamarlo a quell'ora?

Jimin lesse il nome del mittente sullo schermo del cellulare e, appena vide il nome Jungkook, rispose. Il biondino non fece nemmeno in tempo a salutare che il più piccolo cominciò a parlare. 

"Si può sapere dove cazzo sei?", sbraitò il corvino dall'altra parte della cornetta, "È tutta la sera che ti chiamo, hyung, possibile che tu non abbia mai risposto?"

Il maggiore allontanò il cellulare dall'orecchio e guardò tra le notifiche, notando solamente dopo le otto chiamate perse di Jungkook. Sono un idiota, si maledisse.

"Kookie.", rispose finalmente Jimin dopo alcuni attimi di silenzio, "Scusa se non ti ho risposto, ma con la musica alta al locale non ho sicuramente sentito. È successo qualcosa? State tutti bene, vero?" 

Il corvino sospirò, frustrato dalla situazione. Possibile che Jimin si trovasse lontano da casa sempre nei momenti meno opportuni? 

"Jimin-hyung, dove sei? Puoi tornare a casa?" 

Il biondino iniziò a camminare avanti e indietro per il salone, agitato. "Jungkook-ah, puoi dirmi per favore cosa succede? Sono da Taemin." 

"Taehyung sta male." 

E, a quelle parole, a Jimin si gelò il sangue nelle vene. Cosa voleva dire che stava male? Il suo cuore cominciò a battere velocemente, quasi come volesse uscire dalla sua gabbia toracica. 

"I-in che senso sta male, Kookie?", gli chiese balbettando, mentre cercava di infilarsi il giubbino tenendo il cellulare attaccato all'orecchio con una spalla.

Blue&Grey| vminWhere stories live. Discover now