47. I will save you from all of the unclean

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«Brava, vattene
Un grido sarcastico e sprezzante di Harry le sopraggiunse da dietro le spalle, ma in realtà riuscì solo a compiere qualche passo prima di inciampare nella figura di Gemma, che avanzava spedita in direzione delle loro voci.

«Ragazzi!»
Un'occhiata contrita di biasimo e stupore si affacciò su entrambi: osservò prima Estelle con gli occhi gonfi e il naso arrossato, e poi il suo sguardo ricadde su suo fratello minore.
«Ma cosa vi prende? Non siete più tornati, e prima vi ho sentiti urlare! Cosa sta succedendo qui fuori?»

Harry sembrava una bestia inviperita con lo sguardo accecato dal buio, giocherellava nervosamente con gli anelli che aveva alle dita incurvato sulle sue stesse spalle, ed Estelle era chiaramente sul punto di sbottare a piangere per un nervosismo spasmodico che le aveva mandato in panne il cervello.

Suo fratello sbottò feroce alle spalle di Estelle, in un ringhio adirato e minaccioso.
«Cristo santo, dove devo andare in questo cazzo di posto, per non essere origliato da mezzo mondo?»

Gemma osservò il viso di suo fratello: conosceva perfettamente l'espressione di quando Harry veniva colto in flagrante. Era sempre la stessa, da quando era un bambino: eppure, in quel caso non c'era l'ombra sul suo volto di quello che sembrava un senso di colpa. Non sembrava affatto colpevole come quando lo aveva beccato in altre situazioni.
Più che altro, aveva l'aria scioccata, ferma nel suo turbamento, inquieta in una serie di movimenti che le suggerirono che Harry non sapesse veramente da quale parte sbattere la testa.

Estelle, di contro, sembrava sinceramente a pezzi, sull'orlo di una crisi nervosa.
«Gem, per favore, puoi darmi un passaggio a casa, dai miei? Altrimenti vado a piedi.»

Si avvicinò a lei, sfiorandole un braccio con la mano, a mostrarle vicinanza e comprensione. Parlò dolcemente, perché la vide sconvolta.
«Ascolta Estelle, forse è meglio che vi calmate, tutti e due.»

Un piccolo sorriso fiducioso si incurvò sul suo viso dai lineamenti delicati.
«Sono sicura che..»
Prima che Gemma potesse terminare la frase, Harry afferrò di nuovo Estelle per un braccio, e cominciò a camminare a passo spedito trascinandola con sé verso il retro della villa. L'aveva presa alla sprovvista, e come al solito fisicamente aveva sempre la meglio, su di lei.
«Lasciami andare, Harry, lasciami!»

Continuó a fingere di non sentirla fin quando non la sentì arrendersi definitivamente alla sua superiorità fisica, e a trascinarla con sé fino ad arrivare ad una specie di garage che affacciava sul giardino. La serranda in ferro era aperta, per cui la spinse dentro tenendola per le spalle, e lei entrò controvoglia.

Superarono tutta una serie di attrezzi da giardinaggio lasciati a terra, e lui continuò a tenerle la sua stretta salda sulle braccia, per non farla inciampare, e per evitare che fuggisse via di nuovo.
«Cosa diavolo stai facendo? Lasciami andare, Harry. Voglio andare a casa, non puoi costringermi a fare sempre come vuoi tu!»

Si guardò intorno per assicurarsi di essere solo. Se sua sorella aveva un po' di sale in zucca, doveva essere sicuramente tornata dentro casa.
«Dobbiamo parlare. E non ho intenzione di farmi sentire da tutta la festa.»

Estelle si guardò intorno. Era dannatamente buio in quel posto, e faceva un freddo impressionante, anche se quantomeno non sentiva più il vento ghiacciato scalfirle i lineamenti e il gelo ammazzarle i movimenti.

Non era mai stata in quella parte della casa, ma sembrava un garage che utilizzavano come autorimessa: al centro era parcheggiata l'automobile color argento di Gemma, tutt'intorno a loro le scaffalature erano ricolme di cianfrusaglie di tutti i tipi. Persino i giocattoli di quando Harry e Gemma erano bambini, erano stati conservati e spuntavano fuori dai ripiani più alti.

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora