41. Leave me hypnotized, love

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Gli sembrava che lei non respirasse, come se si stesse nascondendo, come se muovendosi il meno possibile potesse passare inosservata: eppure doveva essersi accorta del fatto che qualcuno fosse entrato dal cancello, ma continuava a dare le spalle alla scalinata.

Nessuno si era mai seduto su quella insulsa panchina in pietra, si fermò a pensare, perché era solo decorativa, ma lei, lei la rendeva improvvisamente l'elemento più prezioso di tutto il giardino.
Harry fece marcia indietro e la raggiunse rapidamente, scendendo la manciata di scalini che li separava.

«Estelle?» La chiamò facendo capolino al di là della ringhiera di marmo, con un tono decisamente stupito, non senza ancora un'ombra di sospetto che lei non fosse reale.
Lei si voltò, e lo raggiunse uno sguardo spento che appariva combattuto, un po' triste e immensamente colpevole, che gli rimescolò lo stomaco, e in quel momento temette seriamente che tra lo sforzo fisico e quel colpo inaspettato, sarebbe finito a cadere per terra privo di sensi, perché la testa gli girava come se fosse appena sceso da un ottovolante.
Erano passati una decina di giorni, da quel bagno in piscina che avevano fatto assieme.
«Ciao, Harry.»

Harry aveva lo sguardo talmente allibito che il suo sconcerto riusciva a mascherare perfino la cieca emozione di contentezza che aveva preso a scaldargli il diaframma.
«Che cosa ci fai nel mio giardino?»
Lei si alzò dalla panchina e arrestò il suo passo davanti a lui.
«Mi ha aperto Grethel.»

Si, va bene, che gli aveva aperto Grethel, fin lì avrebbe potuto arrivarci da solo.
Ma lui voleva sapere cosa ci facesse nel suo giardino, ovvero il motivo che l'aveva spinta fino a casa sua. E lo voleva sapere subito.
«Aspettavo che tornassi.»

Fortunatamente, almeno aveva ammesso che non si trovava nel suo giardino per ammirare gli oleandri, quindi Harry si rischiarò un poco.
«Perché non sei entrata?»
Perché se mi siedo su quel divano potrei morire dentro a ripensare a tutti i modi in cui lo abbiamo consumato.
«Perché si sta bene fuori.»

Lo sguardo di Harry era sempre più frastornato, soprattutto quando osservò il suo smart watch sul polso e si rese conto del fatto che facevano sette gradi, non propriamente una temperatura piacevole per stare fermi all'aperto.
«Resti qui fuori in contemplazione, o vuoi entrare?»

La studiò meglio: non aveva un filo di trucco e le gote erano naturalmente arrossate dal vento, come il profilo delle labbra gonfie e vermiglie, che quando teneva dischiuse erano sempre il richiamo più irresistibile, la parte più seducente di tutto il suo essere.
I capelli sciolti le ricadevano ondulati tra le spalle e la schiena e gli svolazzarono talmente vicino che sentì chiaramente il profumo familiare e dolce del suo balsamo.
Doveva essere un balsamo particolare, tipo quelli che si usano per l'anima, quando hai tutto il mondo contro e hai bisogno di qualcosa di maledettamente potente e incantevole per poterlo combattere.

Scosse la testa come per scacciare quei pensieri ridicoli, e la vide avanzare ancora verso di lui con passo un po' incerto.
Entrarono in casa una dietro l'altro, ed Harry si accorse immediatamente del fatto che Grethel fosse andata via, e che li avesse lasciati consapevolmente da soli. Pensava che l'avrebbe ritrovata lì, al suo ritorno, e invece la casa era vuota.

In quel periodo, la fidanzata di Jeffrey frequentava spesso la sua abitazione perché stavano lavorando ad un lucernario nel living room della casa di Harry a Los Angeles, che avrebbe rivoluzionato l'intero aspetto della villa.
Grethel lo aveva spiegato ad Estelle, quando se l'era ritrovata di fronte, decisamente sconcertata di rivederla di nuovo presentarsi senza alcun preavviso, sapendo perfettamente come erano andate le cose tra lei ed Harry.

E proprio lui tirò fuori il cellulare dalla tasca della tuta e compose un messaggio alla svelta, giusto per togliersi quel sassolino dalla scarpa.
H.: Avresti potuto avvertirmi, che mi sarei trovato Estelle in giardino.
Si era affrettato a scrivere alla sua amica di vecchia data, e Grethel aveva risposto in fretta, come se non stesse aspettando nient'altro che quel messaggio.
G.: Ringrazia che non ho installato una telecamera, per farmi due risate sulla tua faccia quando l'avresti rivista.

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Where stories live. Discover now