Born to be yours

_shawnmendess__

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Cris è una ragazza a cui non piace dare a vedere tutto quello che prova: preferisce nascondersi dietro un fas... Еще

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30 - Andrew
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Informazione importante
Capitolo 50
Capitolo 51
Epilogo
Curiosità
Sono tornata!!

Capitolo 4

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_shawnmendess__

Raggiungemmo la casa della confraternita dopo un buon quarto d'ora. La musica proveniente da quell'appartamento era udibile fino a cento metri e più di distanza, l'odore di alcol e fumo quando ne attraversammo la soglia fu pungente. Mi sentii quasi come se avessi fumato anche io, quando invece avevo inspirato solo del fumo passivo.

Cher mi prese sottobraccio, e insieme ci allontanammo dai due maschi alfa della combriccola. "Stasera mi porterò a letto tuo fratello." Mi disse all'orecchio. Sobbalzai, guardandola stranita. Lei sorrideva con fare fiero, guardandosi le unghie rigorosamente laccate di nero. "Vedrai, dopo diciotto anni di duro allenamento, la mia cavità pelvica è pronta ad accogliere il suo serpente."

"Potresti gentilmente smetterla di parlare del serpente di mio fratello?" Le chiesi supplichevole, disgustata alla sola idea. Immagini di lei e mio fratello ricorrevano nella mia testa, credevo di poter vomitare da un momento all'altro. Non che non volessi vedere la mia migliore amica con mio fratello, semplicemente volevo che la loro vita privata restasse tale.

"Oh, andiamo. Sei la mia migliore amica." Disse, dandomi una gomitata nel fianco. "Se potessi farei anche un filmino per renderti partecipe in tutto e per tutto."

"No." La bloccai, puntandole un dito contro. "Se riuscirai a convincere mio fratello a venire a letto con te, non voglio sapere nemmeno i dettagli."

Cher sbuffò, riavviandosi i capelli oltre la riga. "Okay, come vuoi." Borbottò. "Dovresti davvero andare a letto con qualcuno, Cris. Lo dico per il tuo bene. Sembri una vecchia monaca di clausura."

"Almeno non rischi di sorbirti tre ore di racconto sulle mie sfrenate avventure." Le risposi. Non seppi esattamente come, ma ci ritrovammo nella cucina: su un tavolo posizionato contro il muro, c'era la più grande vastità di alcolici che avessi mai visto. Nemmeno nei supermercati ne avevo visti così tanti.

"Certo, perché non ne vivi di avventure sfrenate." La mia amica rimbeccò, cercando due bicchieri puliti. Li trovò e me ne porse uno dei due; scelsi come primo giro un bicchierino di Baileys, che avevo sempre adorato. Cher, invece, optò per la Sambuca.

"Non tutto deve girare intorno al sesso, Cher." Le dissi. Mi presi la libertà di sedermi sul bancone da lavoro della cucina, ero abbastanza sicura che non ci avessero mai cucinato. Cosa ci si poteva mai aspettare da una confraternita?

"Ma il sesso ti fa stare bene!" Sbuffò lei, sbracciandosi al cielo; un po' della Sambuca tracimò dal bicchiere, cadendole sulle dita della mano, ma a lei non sembrò importare. Si appoggiò all'isola della cucina, esattamente di fronte a me, che presi un lungo sorso di quella crema di whiskey che sapeva di panna. "Ti sei mai chiesta perché la gente lo fa così spesso?"

"Cher." Piagnucolai, passandomi una mano tra i capelli. "Non è che non abbia mai provato nulla di simile in vita mia."

"Quella mezza pippa di Thomas non può averti fatto capire cos'è davvero il sesso." Cher rispose prontamente, prendendo un sorso del suo liquido trasparente. Quasi sentii la gola bruciare per lei. "Altrimenti non ne staremo parlando ora."

"Ho la sensazione che ne staremo parlando lo stesso, invece." Dissi, ridacchiando. "È il tuo pallino fisso, il sesso."

Io e Thomas... quello che era successo tra noi non poteva essere definito un vero amplesso. Eravamo stati insieme per circa tre mesi, e vedendo che ancora non era riuscito ad ottenere quello che davvero voleva, aveva deciso di prenderselo. Cher non sapeva tutta la storia, semplicemente avevo deciso di tenere certi dettagli per me: ricordavo ancora come le sue mani risultarono rudi sul mio corpo, come mi denudò, e come insieme alla mia verginità, prese anche un pezzetto della mia anima. A dire il vero, nessuno sapeva di quel che era successo: a Cher dissi semplicemente che lo avevo beccato con un'altra, scusa che rifilai anche a mio fratello. Se gli avessi detto che aveva fatto quel che aveva fatto, probabilmente Thomas non sarebbe stato vivo ancora a lungo; e una parte di me era convinta del fatto che anche Andrew avrebbe contribuito. Sebbene ci odiassimo dai tempi immemori, a entrambi dava fastidio quando veniva fatto del male all'altro. Era quasi come se potessimo farci male solo tra di noi, chiunque altro interveniva era marchiato a vita.

Ad ogni modo, l'esperienza con Thomas mi segnò a tal punto da farmi chiudere i ponti con qualunque essere appartenente all'altro sesso. La mia prima volta non sarebbe stata di certo un vanto per me, anche perché a volte, nei sogni, il suo tocco ancora lo sentivo, e una volta sveglia correvo a vomitare. Era uno dei mille traumi della mia vita, a cui non avevo dato il permesso di distruggermi. Niente l'avrebbe fatto, io ero Cris, ed ero una donna forte e indipendente. Chiunque provasse a rompere il mio castello di vetro, doveva credere di essere riuscito a provocare solo un'ammaccatura.

Cher scrollò le spalle, ma la vidi sorridere mentre prese un altro sorso. "Chiamami anche ninfomane, te lo concedo." Risi con lei, buttando giù il mio bicchiere in tre sorsi. Scesi dal bancone, la mia migliore amica si avvicinò a me e mi poggiò un braccio sulle spalle. "Non pensarci più ora, l'unica cosa a cui devi pensare è l'alcolico da scegliere per il prossimo giro."

Optai per un bicchiere di Jagermeister, Cher continuò con la Sambuca, decisa a non voler mischiare diversi alcolici tra loro. L'amaro bruciò nella mia gola quando lo bevvi tutto d'un sorso. Non dovetti aspettare molto prima che i primi giramenti di testa iniziassero a manifestarsi.

"Andiamo a ballare? Devo cercare tuo fratello, prima che qualche oca gli si accolli." Cher mi afferrò un polso e mi spinse nell'altra stanza. La musica sembrava essere addirittura più alta, tutto ai miei occhi risultò più confusionario, ma l'alcol che avevo in corpo mi permetteva di non pensare ad altro se non divertirmi. Così mi lasciai trascinare da Cher nella pista da ballo, e ci scatenammo come delle dannate. La musica passò dalla tecno, alla latino-americana. Ballammo ogni singolo genere che passarono, e nel mentre bevemmo altri due bicchieri, non mi ricordavo esattamente di cosa.

"Eccolo, lo vedo!" Cher urlò da sopra la musica, indicando un punto oltre la mia spalla. "Ed è ancora con quella sanguisuga di Andrew, è il mio momento!"

"Cosa?" Le dissi, sconvolta. "E io che faccio? Vi guardo?"

Cher mi guardò impassibile, dall'alto in basso. Mi passò una mano tra i capelli, rendendoli più voluminosi. Passò un dito attorno il contorno delle mie labbra, e mi osservò di nuovo. "Ecco, ora fai trasparire sesso da ogni poro. Vedrai, tornerai in stanza con un bel manzo."

E così dicendo, mi lasciò da sola in mezzo alla pista da ballo. Vidi come si avvicinò a mio fratello, facendo finta che fosse una casualità. Mio fratello sorrise sinceramente nel vederla, e liquidò velocemente Andrew che, esattamente come me, iniziò a guardarsi intorno.

Improvvisamente sentii l'urgenza di andare in bagno. Ogni volta che bevevo, dovevo correre in bagno più volte, non riuscendo a contenermi. Salii le scale, immaginando che i bagni fossero sempre al piano superiore. Ma non esistevano architetti meno scontati? Perché non mettere il bagno al piano terra? O magari, sul balcone? Decisi di dover diventare architetto e cambiare le regole del gioco.

Mi chiusi la porta del bagno alle spalle e liberai la mia povera vescica sofferente. Diedi una rapida occhiata al telefono, ed erano già quasi le due del mattino. Quando diavolo si era fatto così tardi?

Uscii dal bagno e mi diressi di nuovo al piano inferiore, in quel momento la maggior parte delle persone presenti stava per collassare. L'alcol iniziava a fare i suoi effetti, e mentre le altre persone si sentivano male, io semplicemente mi sentivo più leggera.

Strabuzzai gli occhi quando vidi Cher e Carter parlare in un angolo sotto le scale, lui che le cingeva con possesso i fianchi, e lei con le mani poggiate sul suo petto. Mi salì un conato di vomito, ma pensai che rischiavo di avere altre donne dai facili costumi per cognate, quindi Cher mi andava più che bene. Li persi di vista subito dopo, e non seppi decidere se fosse stato un bene o un male.

"Ehi, ti va di ballare?" Sentii una voce alle mie spalle. Mi voltai con la lentezza di chi aveva bevuto una intera bottiglia di vino tutta d'un sorso, e notai un ragazzo dai capelli ramati e gli occhi verdi, osservarmi insistentemente.

"Non ti va di ballare davvero con me." Gli dissi, portandomi una mano al mento pensierosa. "O stai cercando di portarmi a letto o vuoi provarci con me. Non credo ci sia differenza tra le due cose, però."

Il ragazzo mi osservò attentamente, alzando un sopracciglio. "Tu sei sola, io sono solo. Non dobbiamo per forza finire a letto." Mi concesse un sorriso ubriaco, che ricambiai. Contrariamente a quanto mi aspettassi, quel ragazzo mi ispirava simpatia, a pelle. Era una sensazione che non riuscivo esattamente a spiegare.

"Non che ci saresti riuscito, attenzione." Lo corressi, alzando un dito con fare altezzoso. Il ragazzo incrociò le braccia al petto, e sorrise. "Io sono Ethan." Allungò la mano. Stetti per stringergliela, quando sentii due mani poggiarsi poco dolcemente sulle mie spalle, facendomi retrocedere di due passi. "E noi ce ne stavamo andando, ciao!"

Potevo riconoscere quelle voci tra mille. "Ehi, mi stai allontanando dal mio nuovo amico." Dissi, imbronciandomi. Andrew mi si parò davanti, evitandomi di vedere Ethan oltre le sue grosse spalle muscolose. "Amico? Dovresti ringraziarmi, voleva solo scivolarti tra le gambe."

"Magari volevo che lo facesse." Gli dissi, forse solo per infastidirlo. Una vena guizzò sul suo collo quando provai a sorpassarlo, ma lui prontamente mi prese per i fianchi e mi portò sulla sua spalla a mo' di sacco di patate. "Fammi scendere, Evans. Ho il culo all'aria!" Gli dissi, prendendo a pugni la sua schiena. Purtroppo le sue braccia mi immobilizzarono le gambe, per cui dovetti abbandonare l'idea di colpirlo nei suoi gioielli.

"Lascia che i maschi muoiano dalla voglia guardandoti, senza mai farti toccare. Nemmeno per sbaglio." Sembrò quasi minacciarmi, mentre si avviò verso l'uscita. Alzai lo sguardo verso Ethan, che ancora mi guardava, ma sorrideva divertito.

"Aiutami!" Mimai con le labbra, ma lui scosse la testa scrollando le spalle. Mi fece un cenno di saluto militare, portandosi la mano sulla fronte, e poi scomparve tra la folla.

Mi accasciai sulla spalla di Andrew, arrabbiata e amareggiata. Non sapevo se fossi riuscita a rincontrare Ethan al college, ma lo sperai con tutta me stessa. Erano stati due minuti piacevoli, in fondo.

"Da quando sei diventato il mio fratello maggiore?" Sbuffai, colpendogli il sedere. "Uh, pardon. Ho sbagliato mira." E ridacchiai.

"Da quando tuo fratello si sta consumando le labbra con la tua migliore amica nella mia stanza." Sbuffò Andrew, ma poi lo sentii intensificare la presa sulle mie cosce. "E tranquilla, se vuoi puoi anche toccare altro."

"Andrew Evans!" Urlai. "Nei tuoi sogni."

Ci furono minuti di silenzio tra noi, ma capii di essere all'aria aperta dalla fresca brezza che mi scompose i capelli, totalmente differente dalla cappa che si respirava in quella casa. "Ti dispiace farmi scendere? L'alcol mi sta salendo tutto al cervello, potrei dire cose spiacevoli."

Andrew ridacchiò. "Tipo?" Disse poi.

"Tipo che hai un culo più sodo del mio e questa cosa mi infastidisce."

La risata che gli provocai gli fece vibrare il petto e la schiena, solleticandomi la pancia. "Ti prego, sono seria. Credo di sentirmi male a breve."

Andrew ascoltò le mie suppliche, e mi lasciò camminare sui miei stessi piedi. Incespicai per qualche momento, ma le mani del ragazzo sui miei fianchi mi aiutarono a ristabilire il mio equilibrio. "Quanto diavolo hai bevuto?"

"Non abbastanza da non sentire la tua voce fastidiosa." Rimbeccai.

Andrew mi pizzicò un fianco, facendomi saltare. "La mia voce non è fastidiosa!"

"Non è esattamente una sinfonia, devi ammetterlo. Sembra che tu abbia la faccia costantemente ficcata in una tuba e che ti ostini a parlare con la faccia lì." Spiegai, ma poi una risata mi scosse. "Sto immaginando la tua faccia in una tuba, è divertente. Scusa."

Alzai lo sguardo sul ragazzo, trovandolo con la bocca spalancata in un sorriso sorpreso. "Da ubriaca sei ancora più sadica."

Varcammo le porte del college, nei dormitori tutto taceva. O tutti erano ancora alla festa, oppure già dormivano. Pensai a Cher, e al fatto che non stesse dormendo affatto, probabilmente. Poi pensai che non stesse dormendo a causa di mio fratello, e mi salì l'ennesimo conato di vomito.

  "Tutto okay? Sembri sull'orlo del vomito." Andrew disse, forse seriamente preoccupato.

Entrammo in ascensore, e le pareti metalliche a contatto con la mia pelle bollente risultarono come un sollievo. "Stavo pensando a Cher e mio fratello. Non è esattamente una bella scena da immaginare."

Andrew storse le labbra e serrò gli occhi, disgustato. "Ti prego." Mi supplicò, appoggiandosi alla parete accanto a me. "Spero di non trovare colonie di bambini non concepiti sul mio letto."

La sua frase mi fece ridere, e notai che sorrise anche lui. Il suono dell'ascensore ci indicò di essere arrivati al nostro piano, così iniziai a cercare la tessera nelle tasche. Fui felice di trovarla al primo tentativo. Mi fermai davanti la mia porta, Andrew alle mie spalle. Sbloccai la serratura, la porta si aprì, ed era come se mi si fossero aperti davanti i cancelli del paradiso. Entrai dentro, Andrew rimase sull'uscio ad osservarmi quasi... imbarazzato forse?

"Che fai, non vieni?" Gli chiesi. Avevo dato per scontato che avrei dovuto accoglierlo in camera mia, dopotutto la sua era occupata. Da mio fratello e Cher. Dovevo smetterla di pensarci, accidenti.

"Per te non è un problema?" Mi chiese, con le mani in tasca. "Se vuoi aiutare ad allargare la colonia di bambini non concepiti, non ho intenzione di fermarti." Gli dissi, sbuffando in una risata divertita. Andrew mi guardò allibito, ma poi scosse la testa con un sorriso. "Ti preferisco da ubriaca, sai?" Disse, e si chiuse la porta alle spalle.

"Già, anche io." Avrei pagato tutto l'oro del mondo pur di sentirmi sempre così. Era una liberazione non dover più pensare a niente, a soppesare le parole da dire. Perfino gli insulti mi venivano meglio, e Andrew ne era testimone.

Mi tolsi le scarpe, Andrew si sedette sul letto di Cher. Lo sentii inspirare profondamente quando sbottonai gli shorts per toglierli. "Che stai facendo?"

Lo guardai come se gli fossero cresciute tre teste. "Non ho intenzione di dormire conciata così."

"E ti spogli così, davanti a me? Senza un minimo di pudore? Sai che sono un maschio?" Mi chiese, con gli occhi spalancati.

"E allora? Vorresti farmi credere di non aver mai visto una ragazza in intimo? In costume, al massimo." Gli dissi. Quello che avevo detto lo pensavo sul serio, anche da sobria ero dello stesso parere. Vedere una ragazza in intimo era come vederla in costume, non avevo mai esattamente capito perché certe ragazze strepitavano così tanto se un ragazzo le vedeva in intimo.

"Fidati, non vuoi sapere la risposta." Disse fieramente, gonfiando il petto di orgoglio. "E allora non fare la femminuccia. Se non ti piace guardare puoi sempre girarti."

Andrew si alzò in piedi alla velocità della luce, e si piazzò dritto di fronte a me. "E perdermi questa visuale? No, grazie. Anzi, se preferisci posso anche aiutarti."

"Guardare ma non toccare, giusto Evans? Nemmeno per sbaglio." Citai le sue stesse parole. Andrew sorrise, sollevando un angolo della bocca.

Sbottonai i pantaloni, li lasciai cadere ai miei piedi, tenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi. Qualcosa bruciò in essi, l'alcol non mi lasciò decifrare bene cosa fosse. Forse desiderio? Si, era desiderio. In quel momento, Andrew Evans mi desiderava; voleva me, la sorella del suo migliore amico. E la sensazione che mi trasmise gonfiò un po' la mia autostima.

Poi sentii le sue dita accarezzarmi la pelle scoperta della pancia, afferrò i lembi della maglia e la tolse via con furia. I suoi occhi non lasciarono i miei nemmeno per un secondo, quando mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Per un momento mi mancò il fiato, rendendomi conto che, se solo avessi arricciato le labbra, avrei sfiorato le sue. Con un suo braccio dietro la schiena, finii contro il suo petto, le mie mani che tastarono i suoi addominali scolpiti. Il mio cuore mancò di un battito senza che nemmeno sapessi il perché.

"Hai l'alito pesante." Rovinai il momento, Andrew alzò gli occhi al cielo, ma un sorriso solcò le sue labbra. "Non che il tuo sia esattamente all'acqua di rose."

"Sto solo dicendo che magari una mentina potrebbe aiutarti." Giustificai la mia offesa, aprendo i palmi delle mie mani sul suo petto con fare innocente.

"Sta' zitta." Disse solo. Quando pensai che stesse per baciarmi, mi lasciò semplicemente un bacio all'angolo della bocca. Non seppi dire se ne rimasi delusa o meno, ero solo certa che da un ragazzo del genere, uno che ogni fine settimana tornava a casa con una ragazza diversa, mi sarei aspettata qualcosa in più. O forse, una piccola parte di me l'aveva addirittura pretesa. Ad ogni modo, feci finta di nulla, e mascherai quella lontana sensazione così simile alla delusione.

"Puoi usare il mio spazzolino se vuoi."

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