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By september199six

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ยซLo faccio perchรฉ io ero come loro.ยป Cover / logaphile Trailer / @-Niaas : https://www.youtube.com/w... More

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epilogue
ANNUNCIO

๐Ÿ๐จ๐ฎ๐ซ

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By september199six

[Battle Simphony — Linkin Park]

È il primo giorno di scuola, un ennesimo primo giorno a cui dovrei ormai essere abituata. Se fosse capitato in un momento diverso, probabilmente l'avrei anche vissuto in un altro modo; invece sono da sola, e neanche mi interessa. Nulla è come prima cominciando dal fatto che adesso sono all'altro capo del mondo, dove non conoscono me, quello che mi porto dietro, e io non conosco nessuno.

Questa mattina quando mi sono svegliata non c'era mia madre a dirmi di non fare tardi, o a chiedermi cosa volessi per pranzo. Non era lì per consigliarmi su cosa avrei potuto dire per fare una buona impressione o semplicemente per incitarmi e dirmi che valgo la pena. Lei non era lì, e non lo sarà mai più.

Mi ha accompagnata mio padre, poi è corso via e adesso sono qui, in piedi, con la tracolla della borsa che mi pesa sulla spalla e dei documenti tra le mani, lo sguardo puntato sull'edificio che ho di fronte: la Selston High School.

C'è un grande cortile e ci sono troppe persone che corrono da un lato all'altro, affrettandosi ad entrare dopo il suono della campanella. Spingo le mie gambe a muoversi, e percorro il grande viale che porta all'entrata principale. Un enorme atrio si apre davanti ai miei occhi, e una miriade di persone è concentrata in vari gruppi che non mi rendono semplice trovare la segreteria per consegnare questi documenti.

Attraverso l'atrio e il grande corridoio centrale, ma senza speranza. Vago senza meta per qualche minuto ancora, cercando di farmi spazio tra la folla, che specialmente ora che la campanella ha riempito le pareti per la seconda volte sembra essere sempre più invarcabile.

Mi appoggio alla parete, esasperata, chiedendomi se sia o meno il caso di farmi aiutare da qualcuno. Mi guardo attorno e faccio per avvicinarmi ad un piccolo gruppo, ma quando gli sono vicina abbastanza da poter chiedere quello che mi serve, si guardano tra loro e se ne vanno. Sospiro frustrata mentre ritorno verso la parete su cui ero poggiata prima di spostarmi, quando sento qualcuno chiedermi qualcosa.

«Hai bisogno d'aiuto?» Un ragazzo, più alto di me, mi è ora davanti. Mi rivolge un sorriso caldo, e mentirei se sostenessi di non averne avuto bisogno.

«Stavo cercando la segreteria.»

«Si trova in fondo a questo corridoio, sulla destra» indica quel punto con un dito. «Sei nuova? Non mi pare di averti mai vista qui.»

Annuisco. «Sì, mi sono appena trasferita.»

«Da dove vieni?»

«Sono del Maine, negli Stati Uniti.»

«Un'americana» dice sorridendo. «Posso chiederti perché? Come mai ti sei trasferita?»

Io scrollo le spalle. Non sono ancora pronta ad aprirmi con qualcuno. «In realtà preferirei non parlarne, scusami.»

«Non preoccuparti» mi rassicura, come se non ne fosse neanche sorpreso. «Io comunque sono Stephan.»

«Ariel.»

«Ti accompagnerei, ma sono già in ritardo. Chissà, magari ci rincontriamo.» Io annuisco soltanto, lui sfoggia un altro sorriso e poi sparisce in fondo al corridoio.

Vado verso la segreteria e busso più volte alla porta, finché un «Avanti» a malapena sussurrato mi permette di entrare.

«Sono Ariel Green, mi sono appena trasferita» dico alla donna che mi accoglie. «Mio padre ha detto di aver già parlato con la Preside riguardo la mia situazione.»

Lei sorride. «Certo, sei la ragazza degli Stati Uniti. Vieni pure avanti, così ti mostro il tuo orario e il tuo armadietto.»

La donna con gentilezza mi spiega ogni singolo dettaglio del mio orario e della scuola, e più volte mi chiede se io abbia domande. «Anche se il semestre è già iniziato, non devi preoccuparti. Puoi sempre iscriverti a corsi extra per recuperare qualche credito, nel caso ti mancassero.»

«Va bene. Grazie, comunque.»

lei mi fa cenno di sì col capo, poi incurva leggermente le labbra. «Di nulla, cara. Per qualsiasi cosa, torna pure qui. Se non sbaglio hai Storia adesso, giusto?»

«Sì» dico guardando l'orario. «Con il professor Brown.»

«La sua classe è al primo piano. Ti conviene sbrigarti se non vuoi tardare ancora.»

Con l'orario ancora tra le mani, insieme alla combinazione del mio armadietto, esco dalla stanza e vado diretta alle scale che portano al primo piano. Il corridoio è completamente vuoto, e passo davanti ad un paio di classi prima di trovare quella che sto cercando.

Sono davanti alla porta e riesco a malapena ad udire qualche voce in sottofondo. Senza pensare ancora porto la mano sulla porta ed entro. Quello che dovrebbe essere il professore è in piedi accanto alla sua scrivania, davanti alla lavagna.

«Lei deve essere la nuova arrivata» constata osservandomi, «la signorina...»

«Green» rispondo io per lui. «Sì, sono io.»

Mi intima di sedermi ma quasi ogni banco è occupato, e mentre sposto lo sguardo da una persona all'altra i miei occhi si fermano su quel viso familiare, sulla prima persona ad essere stata gentile con me stamattina. Ha il suo sorriso stampato sul volto mentre mi osserva dal suo posto, in fondo all'aula.

«Si sieda pure dove vuole, signorina Green» mi ripete il professore, io torno a guardare Stephan che mi indica il posto di fianco a lui. Lo raggiungo velocemente, facendomi spazio tra gli altri banchi.

«Suppongo che tu abbia trovato la segreteria anche senza di me, alla fine» sussurra piano, sporgendosi leggermente verso di me.

«Sì, alla fine ce l'ho fatta anche da sola.»

«Meglio così» dice e io rido piano scuotendo la testa.

Durante la lezione provo a prestare attenzione al professore e alle sue parole, ma non riesco a resistere fino alla fine. Mi domando se questa continua fitta all'altezza del petto e del cuore, se questo continuo dolore svaniranno mai dal mio corpo.

La campanella suona e mi riporta alla realtà, insieme alla voce di Stephan. «Cos'hai adesso?»

Sposto lo sguardo sull'orario prima di rispondergli. «Chimica. Tu?»

«Anch'io. Andiamo insieme? Così ti mostro anche un po' la scuola.»

«Va bene.» Stephan è gentile con me e lo è stato dal primo istante in cui mi ha visto, dalla prima parola che ha scambiato con me pur essendo una sconosciuta all'inizio. Io vorrei poter essere più in grado di ricambiare il favore e di mostrarmi in un modo diverso, solo che non ci riesco. Vorrei poter essere la Ariel di cinque mesi fa, una Ariel viva e con una speranza. Solo che sono cambiata e il mio è stato un cambio radicale, uno di quelli da cui non ho potuto scappare e credo che nessuno potrebbe mai riuscire a riportare quella che ero e a lasciarle il posto, perché quella Ariel si trova troppo a fondo, e sta scomparendo.

Anche la lezione di chimica finisce, Stephan mi è sempre stato vicino. Mi ha detto di essere nella squadra di lacrosse della scuola, ed entrambi abbiamo scoperto di abitare a pochi isolati di distanza.

«Io ora ho Letteratura Inglese e tu Religione, quindi credo che se vorrai potremmo vederci dopo, magari a pranzo.»

«Certo» rispondo, con alcuni libri stretti tra le mani.

«Allora ci vediamo dopo. L'aula di Religione è al piano di sopra; è una delle prime subito dopo le scale» mi spiega, io ripeto le sue indicazioni nella mente.

«A più tardi» mi saluta e poi.

Vado verso le scale e arrivo al piano di sopra, ma non trovo l'aula. Ritento nel provare a domandare informazioni a qualcuno che non sia Stephan, con la speranza di trovare una persona che abbia almeno un decimo della sua gentilezza. Provo con una ragazza dai lunghi capelli biondi e degli occhi azzurri che riesco a guardare con chiarezza anche dal punto in cui sono, prima di andare verso di lei.

«Ciao» le dico avvicinandomi. Lei si volta e porta la sua attenzione su di me. «Sto cercando la classe di Religione, sono all'ultimo anno.»

Mi sorride. «Guarda, è proprio qui» dice indicandola. «Io sono Tara.»

«Ariel. Grazie per l'aiuto» ricambio debolmente il suo sorriso e poi mio avvio verso l'aula.

Mentre entro e prendo posto penso a Jasmine e a Liam. Liam è l'unica persona che non avrei mai voluto lasciare, insieme a Todd. È sempre stato una parte fondamentale della mia vita, e in molte occasioni probabilmente non avrei saputo cosa fare se non ci fosse stato lui. Anche prima di Jas, io sono sempre corsa da lui. E lui non mi ha mai lasciata indietro.

Alla fine della lezione mi perdo tra la gente che attraversa i corridoi, arrivo a quello che porta alla mensa quasi con movimenti automatici, per inerzia. Ma mentre continuo ad attraversarlo qualcosa, o meglio qualcuno, cattura a pieno la mia attenzione. È girato di spalle, ma i miei occhi cadono sugli stivali consumati e allora lo riconosco all'istante. Mi avvicino lentamente, non so neanche bene il perché, ma mi ritrovo a farlo. Poi si gira e quegli occhi... Non può essere.

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