Shiver || Michael Clifford

By accolasvoice

3.1M 165K 88.3K

«Respingo tutti quanti, non prenderla sul personale.» highest rank in fanfiction #1 More

cast
Prologue.
1. A New Beginning
3. Cookies
4. Little crush
5. Moe
6. Rain And Green Eyes
7. Melting
8. Innocent
9. Overthinking
10. Bravery
11. Confessions
12. Brothers
13. Battleships
14. Miss Marple
15. Challenge
16. Revenge
17. Affection
18. Nightmares
19. Madness
20. Sweatshirt
21. Awkward
22. Feelings
23. Let Me In
24. You
25. The First Time
26. Feel Again
27. Make Me Fall
28. The Last Time
29. Remember
30. Change My Mind
31. Up
32. She Is The Sunlight
33. I Won't
34. You And Me
35. Tear Me In Two
36. Best Of Me
37. Sweet Despair
38. I Will Be
THANKS.
39. Broken
40. No More Lies
41. Demons
42. Wasted
43. Everything Has Changed
44. All About Us
45. Look After You
46. Sparks
47. Unbreakable
48. Holding On And Letting Go
49. Mine For A Night
50. Reason
51. Hush Hush
52. Can't Stop
53. This Love
54. Find My Way Back
55. Firefly
NON ODIATEMI
It All Ends.
Ringraziamenti
Characters Ask

2. Echo

81.5K 3.7K 2.7K
By accolasvoice

«Seriamente?» sbottò Jenna. «Di tutte le persone che potevo ritrovarmi davanti, proprio tu?»

Cercai di sbirciare di chi si trattasse, ma la porta era aperta solo in parte e non riuscii a scorgere il suo interlocutore.

«Ci conosciamo?» gli sentii domandare, con voce confusa.

«Dio, non posso crederci!» esclamò lei esasperata, spostandosi dalla porta e lasciandomi finalmente intravedere la persona con cui stava parlando.

«Canada!» Era l'insolito ragazzo che mi era letteralmente volato addosso quel pomeriggio, e che ora mi stava fissando con un gigantesco sorriso stampato sulla faccia.

«Conosci quel coglione?» mi domandò Jenna, con voce piuttosto stupita.

«In realtà no, ma mi sembra che tu lo conosca.» risposi, scrollando le spalle.

«Sul serio? Io non mi ricordo di te.» borbottò lui. «Ma io ho una memoria pessima, quindi.» concluse, con un sorriso sexy.

«Siamo andati a letto insieme l'anno scorso!» sbottò Jenna, irritata.

«Ok, la cosa si sta facendo imbarazzante. Io me ne vado.» annunciai, con gli occhi spalancati per la vergogna, passando accanto al ragazzo biondo (non sapevo nemmeno come si chiamasse) e cercando di uscire dalla camera.

«Non ti azzardare a lasciarmi sola con questo cretino!» mi supplicò la mia coinquilina.

«Oh, ora mi ricordo di te! Hai un piercing all'ombelico, vero?» domandò lui.

«No che non ce l'ho!»

«Oh, allora doveva essere l'altra ragazza bionda...» rimuginò lui, mentre lei alzava gli occhi al cielo.

«Che ci fai qui, comunque?» domandai io, cercando di smorzare la tensione.

«In realtà, ero convinto che questa fosse la mia camera. Ho perso la chiave... E anche il foglietto con tutte le indicazioni...» ammise, passandosi una mano sulla nuca. «Quindi, visto che l'anno scorso stavo qui, ho pensato che potessi esserci anche quest'anno.»

«No, mi spiace.» scrollai le spalle. «Conosci il tuo coinquilino? Magari puoi provare a chiedere a lui.» proposi, alzando leggermente le spalle e sporgendo in fuori il labbro inferiore.

«Certo che lo conosco, è il mio migliore amico!» esclamò lui. «Ma quell'idiota ha l'abitudine di sparire per interi pomeriggi e di spegnere il cellulare nei momenti meno opportuni.» sbuffò sonoramente, alzando gli occhi al cielo.

«Magari anche lui è stufo di te.» bofonchiò Jenna, che nel frattempo si era stesa a pancia in giù sul suo letto e stava controllando la sua pagina Facebook.

«No, è che lui è un tipo strano.» scrollò le spalle. «Ad ogni modo, mi ha fatto piacere rivederti, Canada.»

«Ho un nome, sai?» sentenziai con un sorriso, mentre lui già si incamminava lungo il corridoio.

«Spara, cercherò di ricordarlo.» ridacchiò lui, camminando all'indietro.

«Shiver.» sorrisi, affacciandomi alla porta.

«Io sono Luke. E sono certo che non lo dimenticherai.» mi rivolse di nuovo quel ghigno sexy.

-----------

«La tua prima lezione qual è?» domandò Jenna, chiudendo la zip del suo Eastpack fucsia.

Sbirciai sul mio orario. «Storia moderna con il professor Monroe.»

«È un corso misto, ci saranno anche studenti di altri indirizzi.» mi informò lei. «L'anno scorso l'ho frequentato anche io. Monroe è forte.»

Chiusi anche io il mio zaino, sistemandolo poi sulla mia ennesima felpa oversize senza cappuccio. «La tua prima lezione, invece?»

«Critica dell'arte romantica con la professoressa Duncan, poi due ore di restauro con il professor Abel.» mi informò, studiandosi in modo quasi maniacale le unghie laccate di rosa acceso.

«Io dopo ho un'ora buca.»

«Quanto ti invidio!» esclamò lei, mentre ci incamminavamo fianco a fianco in corridoio. «Le lezioni di restauro sono a dir poco soporifere.»

«A pranzo sei libera?» domandai speranzosa, ignorando il suo commento. Non mi andava di mangiare da sola il mio primo giorno.

Jenna controllò il suo orario.«Mmh, si, ci incontriamo al campo da football e andiamo a mensa insieme?»

«Certo.» le rivolsi il sorriso più sentito che le avessi fatto fino a quel momento.

«Perfetto!» ricambiò il sorriso. «Ora mi tocca correre, o rischio di passare la mattinata seduta per terra, e questa gonna costa 150€.» mi informò, indicando l'indumento di jeans e accelerando il passo, finché non sparì definitivamente dalla mia vista.

Scossi la testa ridendo tra me e me, mi infilai le mie amate Wesc e, con la cartina del campus spalmata sulla faccia, mi misi alla ricerca dell'aula in cui si sarebbe tenuta la lezione del professor Monroe.

Con non pochi intoppi, finalmente, giunsi davanti all'aula 1M, in cui, ovviamente, c'era già una calca mostruosa.

Per puro miracolo, riuscii a trovare un posto accanto ad una ragazza con dei riccissimi capelli neri e degli spessi occhiali da vista, che per tutta la lezione non fece altro che masticare rumorosamente il suo chewing-gum e scarabocchiare disegni senza il minimo senso sul retro del suo bloc notes.

Non appena mi fui seduta ed ebbi sistemato le mie cose sullo stretto banco di fronte a me, il mio sguardo venne catturato da un'insolita chiazza blu all'altro lato dell'aula, qualche fila più in su rispetto alla mia. Osservai con più attenzione e mi resi conto che quella che a me sembrava solo una chiazza erano in realtà i capelli di un ambiguo ragazzo con la pelle addirittura più pallida della mia e che, con mio stupore, stava già guardando nella mia direzione.

Distolsi immediatamente lo sguardo e tirai verso il basso le maniche della mia felpa: un gesto che facevo sempre quando mi sentivo in soggezione o ero nervosa.

Subito prima che mi voltassi nuovamente per controllare se lo strano ragazzo dai capelli blu mi stesse ancora osservando, un uomo sulla trentina, con un elegante abito marrone e una piccola valigetta al seguito, fece il suo ingresso in aula, scrutando brevemente la sua nuova classe.

«Buongiorno a tutti.» sentenziò, poggiando la valigetta sulla cattedra e rivolgendoci un caldo sorriso. «Io sono il professor Andrew Monroe e per questo semestre vi insegnerò storia moderna. Siete davvero moltissimi, ma sono sicuro che ce la caveremo piuttosto bene.» concluse, rivolgendoci un nuovo sorriso.

Jenna aveva ragione, Monroe sembrava davvero un tipo a posto.

----------------

Le mie prime due ore al college erano finite e non erano state nemmeno troppo traumatiche (non tenendo conto della mia irritante vicina di banco). Me l'ero sempre cavata piuttosto bene in storia, e il fatto che Monroe ci mettesse così tanta passione nello spiegare la materia, me la faceva piacere ancora di più.

Più volte mi ero furtivamente voltata verso il ragazzo dai capelli blu e, in ogni occasione, i suoi occhi (di cui non riuscivo a distinguere il colore) erano già fissi su di me.

Non mi era mai piaciuto essere osservata a lungo. Ogni tanto mia madre lo faceva mentre scrivevo o disegnavo e la cosa mi metteva a disagio a tal punto che dovevo spostarmi o chiederle di smettere. Ma se a farlo era uno sconosciuto (con i capelli strani, aggiungerei) la cosa mi incuriosiva... e si, mi inquietava anche un pochino, ma più che altro mi incuriosiva. Perché in una classe con almeno trecento studenti i suoi occhi si erano fissati proprio su di me e non mi avevano lasciata nemmeno per un secondo? Non ero la tipica ragazza a cui le persone si interessavano. Ero di altezza media, magrolina, con corti capelli lisci di un biondo spento, occhi grandi e castani, labbra sottili, lentiggini sotto gli occhi e sopra il naso, le unghie sempre mangiucchiate e non prestavo la minima attenzione alla moda o ai trucchi.

Ancora con la testa tra le nuvole, infilai le mie amate Wesc e iniziai a riporre lentamente le mie cose nello zaino, per poi uscire svogliatamente dalla grande aula insieme al resto degli studenti. Mi aspettava un'ora buca e non sapevo nemmeno dove avrei potuto passarla; quindi mi limitai a seguire la massa, almeno finché non giunsi nell'immenso cortile.

Era una giornata insolitamente soleggiata, non calda (in Scozia non faceva mai caldo), ma comunque la temperatura era piacevole. Il freddo, in realtà, non mi aveva mai turbata particolarmente, (anzi, lo avevo sempre preferito, e mio fratello ripeteva sempre che era perché anche io ero fredda), ma non disprezzavo un po' di sole a scaldare la mia povera pelle pallida.

Vagai senza meta per alcuni minuti; nonostante nello zaino avessi ancora la cartina che Colton mi aveva lasciato il giorno precedente, decisi di lasciarmi condurre dall'istinto, e giunsi inconsciamente agli spalti coperti dell'enorme campo da football.

Intorno al perimetro del campo vi erano numerosissime gradinate all'aperto da cui si aveva una visuale completa e perfetta, mentre invece, in un angolino remoto accanto alla curva ovest, vi era una minuscola serie di spalti in metallo, coperti da un malconcio tettuccio di plastica. Un posto perfetto per starmene da sola a leggere.

Mi accomodai sulla terza panca, con la schiena appoggiata alla ringhiera di metallo e le gambe sullo sgabello accanto al mio.

C'era una tale calma. Ero completamente sola per quanto ne sapevo: non vedevo il resto del campus da li.

Sistemai meglio le cuffie e abbassai leggermente il volume: non mi piaceva avere la musica tanto alta nelle orecchie mentre leggevo.

Sometimes when I close my eyes I pretend
I'm alright but it's never enough
Cause my echo, echo
Is the only voice coming back
Shadow, shadow
Is the only friend that I have

"Echo" di Jason Walker era una canzone che avevo sempre adorato e, al momento, riassumeva anche piuttosto bene la mia vita.

Sospirai impercettibilmente e iniziai a leggere uno dei libri che avevo preso in prestito dalla biblioteca di Beth, "L'eleganza del riccio". Non ne avevo mai sentito parlare prima d'ora, ma lei me lo aveva consigliato vivamente, perciò, incuriosita, avevo deciso di portarlo con me e concedergli una possibilità. Chissà, magari mi avrebbe stupita.

Rimasi seduta a leggere per quella che mi parve un'eternità, poi controllai distrattamente l'orario sul mio cellulare e mi resi conto che la mia prossima lezione sarebbe iniziata in meno di un quarto d'ora e nemmeno sapevo dove si trovasse l'aula.

Mi tolsi rapidamente le cuffie, lanciai malamente il libro nello zaino e iniziai a correre con la cartina tra le mani.

«Cavolocavolocavolo.» borbottai, fermandomi ad un incrocio per cercare di capire dove dovessi girare.

«Ti sei persa?» sentii domandare da dietro la mappa.

La abbassai lentamente, facendo spuntare solamente i miei grandi occhi castani, e mi ritrovai di fronte un ragazzo più alto di me di almeno dieci centimetri, con sottili occhi ambrati, capelli chiari acconciati alla perfezione, un sorriso sfacciato e l'aspetto di un modello di Abercrombie.

Lo osservai confusa per qualche istante, poi abbassai definitivamente la cartina e sospirai. «Si, questo campus è enorme, io continuo a perdermi e sono anche in ritardo.»

Lui ridacchiò brevemente. «Dove devi andare?»

«Edificio 6, secondo piano, aula 314.» replicai, con voce sbrigativa.

«Anche io sto andando all'edificio 6, se vuoi possiamo fare la strada insieme.» si offrì, con un sorriso amichevole.

«Mi salveresti la vita.» risposi con sincerità, ridendo brevemente per il sollievo.

«Sono Nolan, comunque.» si presentò, tendendo la sua grande mano perché la stringessi.

«Shiver.» dissi, ricambiando il suo gesto timidamente, per poi incamminarci fianco a fianco (a passo anche piuttosto spedito: ero pur sempre in ritardo!).

«E che lezione ti aspetta all'edificio 6, Shiver?» domandò, con un ghigno simpatico e sexy allo stesso tempo.

«Letteratura del mondo classico.»

«Quindi suppongo che tu stia studiando lettere.» ponderò lui, lanciandomi un'occhiata di traverso.

«Esatto.» sorrisi io. «E tu, invece?»

«Economia. Non mi ha mai appassionato, ma i miei hanno insistito perché studiassi quella, quindi...» scrollò le spalle.

«E a te cosa piace veramente?» domandai distrattamente.

«Il football.» sorrise in modo enigmatico, rivolgendomi un'occhiata veloce. «A te, invece?»

«Quello che studio è la mia passione.» ammisi, con sincerità.

«Sei fortunata.» sorrise amaramente. «Comunque, questo è l'edificio 6. Credo che a questo punto tu possa raggiungere il secondo piano senza perderti.»

«Non posso promettertelo.» risi brevemente. «Ma ci proverò»

«Mi ha fatto piacere parlare con te, Shiver, e spero di rivederti.» sentenziò, dopo aver imitato la mia breve risata, sistemandosi meglio lo zaino sulla spalla. «Magari potresti lasciarmi il tuo numero.»

Sgranai leggermente gli occhi. Seriamente questa fotocopia di modello di Abercrombie voleva il numero della ragazza più strana sulla faccia del pianeta? (Che, per chi non avesse ancora capito, sono io).

«Oh, certo.» mi misi a frugare nella taschina del mio Eastpack e ne cavai l'ennesimo foglietto tutto spiegazzato e una penna che non ero nemmeno sicura funzionasse. Tolsi il tappo dalla mia Bic e lo tenni tra le labbra (un gesto non troppo sexy, ora che ci penso) mentre scarabocchiavo malamente il mio numero sul pezzo di carta. «Ecco qui.»

«Allora ci sentiamo.» mi rivolse nuovamente quel sorriso sexy e simpatico, prima di incamminarsi lungo il corridoio e lasciarmi lì imbambolata; almeno finché non controllai nuovamente l'ora sul mio cellulare e mi rimisi a correre per raggiungere l'aula.

Le due ore di letteratura del mondo classico mi sembrarono interminabili. Riuscii a non addormentarmi solo a causa del buco che mi ritrovavo nello stomaco: forse non fare colazione non si era rivelata la più brillante delle mie idee, in fondo.

Quando alla fine il professore ci salutò, mi precipitai in direzione del campo da football (miracolosamente ricordavo la strada da percorrere) per attendere Jenna e poi, finalmente, pranzare.

Giunsi lì e, con disappunto, notai che la mia coinquilina ancora non era arrivata.

«Canada!» sentii urlare da una voce che ormai conoscevo bene.

«Hai già dimenticato il mio nome?» domandai con un sorriso, voltandomi verso Luke.

«Certo che no, Sophie!» esclamò lui, guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia. «O forse era Samantha?» scherzò ancora.

«Molto divertente.» lo canzonai.

«Che ci fai qui, comunque?» domandò, inclinando leggermene la testa verso destra e giocando distrattamente con il piercing al suo labbro.

«Aspetto la mia coinquilina che, per inciso, si chiama Jenna; quindi, a meno che tu non voglia scatenare nuovamente la terza guerra mondiale, ti conviene sparire prima che lei arrivi.» lo informai, ridendo brevemente.

«E io che speravo di poter pranzare con te.» sospirò lui, fingendo una faccia offesa.

«Tanto per chiarire, Luke, non lascerò che lei finisca a letto con te.» sentii cinguettare alle spalle del biondo di fronte a me.

«Ciao Jenna.» la salutò lui con voce sorniona, voltandosi e rivolgendole quel solito sorriso sfacciato.

«Oh, ora ricordi addirittura il mio nome?» sentenziò lei, poggiandosi le mani sui fianchi e mostrando la sua miglior espressione sarcastica.

«Come potrei dimenticarlo? Ieri stavo solo scherzando.» replicò lui, senza abbandonare il suo sorriso.

Io mi limitai a roteare gli occhi, cercando disperatamente il mio cellulare che stava suonando nello zaino.

*Shiver?*

*Beth, ciao.* la salutai, sorridendo anche se non poteva vedermi.

*Scusami, ieri sono tornata tardi dal lavoro e non ti ho nemmeno chiamata per sapere se ti eri sistemata e stavi bene.*

*Oh, non preoccuparti, io sto bene. I professori sono forti e il campus è immenso, mi sono già persa un miliardo di volte.* ridacchiai.

*E la tua coinquilina com'è? Ti sei fatta qualche amico?*

Mi scappò un sorriso, sia perché in quel momento mi sembrava di sentir parlare mia madre, sia perché gli unici due amici che mi ero fatta fino a quel momento erano a pochi centimetri da me, sul punto di disintegrarsi a vicenda.

*Si, Beth, e sono fantastici.*

*Sono così sollevata, e felice ovviamente.*

*Anche io.* sorrisi nuovamente. *Ora sto andando a pranzo, ci sentiamo domani?*

*Ma certo, passa una buona giornata.*

*Anche tu.*

Chiusi la telefonata e tornai a rivolgere la mia attenzione verso i miei amici, che continuavano ad urlarsi contro a vicenda.

«Non hai seriamente intenzione di pranzare con noi, vero?» squittì Jenna, esibendosi in una buffissima espressione disgustata.

«In effetti no, avevo intenzione di pranzare solo con Shiver.» alzò le spalle Luke, probabilmente con la sola intenzione di irritarla ancora di più.

Roteai nuovamente gli occhi e presi entrambi sotto braccio, trascinandoli, mentre ancora litigavano, verso la mensa.

--------------

Vorrei ancora ringraziare coloro che seguono la storia e stanno sopportando questi primi capitoli un po' noiosi (giuro che poi migliora!), e coloro che votano e recensiscono. Davvero, non avrò mai le parole giuste per dirvi quanto conta per me.

I just love you all,

accolasvoice.

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