Yellow Chat

By Clay985

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Monica, benestante e viziata, è stufa di non avere uno scopo nella vita e accetta di lavorare per Yellow Chat... More

Prologo
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Epilogo

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By Clay985

Monica, imprigionata alla sedia, ascoltava con attenzione la narrazione del pazzo che la teneva sotto il suo giogo. Sharon, invece, restava in silenzio, seguitando a tagliuzzare le corde con il coltellino, sperando di fare meno rumore possibile. Andrea (o Lorenzo, Mattia) aveva raccontato solo menzogne in passato ma ora le sue parole uscivano fluide e sincere e, anche se nessuna delle due voleva ammetterlo, anche commoventi.

"Vuoi parlare ancora a lungo?" lo provocò Monica.

"Zitta!" sbraitò Andrea, appoggiando la canna della pistola sulle sue labbra. "Se provi un'altra volta a interrompermi, rovino questo tuo bel faccino, sono stato chiaro?!".

Monica annuì, paralizzata. Andrea sorrise. "Molto, bene. Dove eravamo arrivati? Ah, si io e Luca stavamo giungendo alla fine del nostro primo Inverno insieme dopo tanto tempo..."

Durante i loro incontri notturni, Luca non parlava mai della Scuola, in quanto non aveva amicizie, troppo timido per farsene e, anche se non poteva esserne certo, Lorenzo sapeva bene che aveva gli stessi problemi con le ragazze con le quali, grazie anche all'inesistente rapporto materno, aveva creato un senso di amore-odio che riusciva a colmare a modo suo e ciò poteva renderlo alquanto inquietante.

Benché se ne vergognasse, una sera Luca confessò al fratello queste sue 'strane manie', sostenendo di non poterne fare a meno, in quanto erano parte del suo modo di essere. Raccontò di aver corteggiato una ragazza, Luisa, ma l'avventura era terminata con qualche risata e tanto sdegno. Lui non aveva retto al rifiuto e aveva deciso di agire in modo suo, senza immaginare quali sensazioni avrebbero provocato le sue azioni.

Aveva cominciato con alcune telefonate anonime, cammuffando la propria voce, anche se dubitava che Luisa lo riconoscesse, presa com'era dal suo ego. Inizialmente si era mostrato carino, dolce e premuroso, ma alle prime avvisaglie di ribrezzo Luca aveva perso la testa, lanciandosi in minacce forti e terrificanti, giurando che se non fosse stata con lui le avrebbe tagliato la gola. Ma la sua propria identità, naturalmente, non l'avrebbe mai svelata.

Luisa, colta alla sprovvista da quelle parole, aveva cambiato tono, tramutando l'arroganza in paura, ma non si era lasciata sopraffare e aveva tirato fuori le unghie, sostenendo che l'avrebbe denunciato. Luca, nascosto in una cabina telefonica non molto lontano da casa, aveva chiuso la chiamata, spaventato dalla eventualità di essere scoperto e fuggì, promettendo che non l'avrebbe più importunata. Ma una promessa che non riuscì a mantenere.

Lasciò trascorrere qualche giorno, cercando di dimenticare Luisa, il suo sorriso, il suo corpo, ma era impossibile dal momento che la rivedeva a scuola ogni giorno, nella stessa classe. Per cui, alcune notti dopo, si presentò sotto casa sua con alcune rose nere. Le appoggiò a terra e con un coltellino si tagliò al centro dell'avambraccio e con il sangue sgorgante intinse quei fiori oscuri, lasciandoli sulla soglia della porta, con un bigliettino diretto alla sua amata.

Il giorno dopo Luisa raccontò ai compagni di scuola il macabro ritrovamento, facendo partecipi tutti terrore provato. Luca era seduto qualche banco più in là, muto e contrito, incapace di credere che la ragazza che amava avesse preso un gesto così romantico come un atto tetro e malato. Fortunatamente, si disse, non aveva sospetti e per il momento era al sicuro. Ma una cosa era certa; non avrebbe rinunciato a lei tanto facilmente.

Alcuni giorni dopo, seduto sul muretto che costeggiava la pompa di benzina, Luca mostrò al fratello alcune foto scattate di nascosto che ritraevano Luisa nei momenti di normale quotidianità. Lorenzo rimase sorpreso da alcune di quelle immagini, scattate con una precisione maniacale e da distanza così ravvicinata che pareva quasi impossibile che la giovane, che abitava a un isolato da lui, non si fosse accorta di nulla.

"Non so cosa fare." affermò Lorenzo, trattenendo le lacrime. Non poteva scoppiare a piangere di fronte a Lorenzo. Era il fratello maggiore e non doveva dare segni di debolezza. "La amo e non credo di poter rinunciare a lei."

Lorenzo lo abbracciò, affranto dal suo dolore. "Vedrai che troveremo una soluzione. Ho promesso che non ti avrei più fatto soffrire, ricordi?".

Per alcuni giorni Lorenzo e Luca non si videro, in quanto quest'ultimo era partito con i suoi tutori legali per un week - end all'estero. A Lorenzo quel breve periodo parve un'eternità e stare in gruppo con i suoi compagni orfani non lenì quella mancanza. Aveva solo sette anni, ma si sentiva troppo grande per giocare con loro, rincorresi, piangere e fare capricci per un piatto di verdura.

Seduto sul suo letto, al centro della stanza comune, incrociò le gambe e rimase in fissa a osservare quel mucchietto di giochi che persone di buon cuore avevano fornito a chi non aveva la fortuna di avere dei genitori che li comprassero. Tra di essi, Lorenzo notò qualcosa che attirò la sua attenzione. Si alzò e si chinò su quell'oggetto, così bello e di una pregevole fattura. Si trattava di uno Scoiattolo. Un peluche.

Lo afferrò e rimase a rimirarlo a lungo, sorridendo come faceva ogni volta che si trovava con Luca, quasi l'esserino di pezza che teneva tra le mani gli stesse raccontando qualcosa di divertente. Poi si alzò e si sdraiò sul letto, abbracciando forte quello Scoiattolo, che aveva un piccolo squarcio sul petto, forse causato da qualche bambino distratto e non poté non ricordargli un vecchio amico che gli mancava tanto.

Sapeva cosa doveva farne.

Infrangendo le regole che Luca stesso gli aveva dato, sgattaiolò dall'orfanotrofio quel pomeriggio stesso, approfittando del fatto che tutti i bambini dell'istituto, per qualche marachella fastidiosa durante il pranzo nel salone comune, fossero stati relegati in castigo nella propria stanza. Lorenzo voleva fare una sorpresa al suo fratellone, facendogli dono del prezioso tesoro ritrovato. 

Utilizzò la metropolitana, non curante di non possedere soldi o biglietto, ma nessuno lo fermò o gli chiese per quale motivo un bambino di sette anni stesse viaggiando da solo. Giunto nei pressi dell'abitazione di Luca, però, i suoi piani cambiarono rotta. Una giovane ragazza, che ricordava di aver già visto da qualche parte, passò dalla via adiacente, a passo spedito. Nelle foto di Luca, si disse Lorenzo. Dunque quella è Lucia.

Non era una coincidenza, dal momento che abitava vicino a Luca, il quale forse era il suo sospettato numero uno. Lorenzo abbandonò temporaneamente i suoi propositi e decise di seguirla. Non sapeva dove stesse andando, ma il suo istinto protettivo lo convinse che stesse andando alla Polizia per denunciare il fratello per stalking. La osservò da lontano, appurando fosse davvero bella e abbigliata forse troppo poco per una giornata così fredda.

Rimase distante alcuni metri, camminando quasi sulle punte. Era solo un bambino e non avrebbe destato sospetti, ma nel momento in cui la ragazza si voltò insospettita, Lorenzo si rifugiò all'angolo di un cunicolo. Luisa fece spallucce e prima di ripartire frugò nella sua borsetta alla ricerca di qualcosa che sembrava introvabile in mezzo a tutta la paccottiglia. Lorenzo realizzò che se voleva aiutare Luca, quello era il momento adatto.

"Pss..." sibilò una vocina e Luisa si voltò in direzione del vicolo. "Pss... vieni qui."

"Chi sei? Guarda che chiamo la Polizia!" esclamò preoccupata la ragazza, perennemente sul chi va là in seguito alle le minacce subite e al ritrovamento delle rose insanguinate. La voce misteriosa non parlò più e, nonostante la paura e il tremore del delle sue gambe, zampettò lentamente verso l'angolo della stradina.

Si affacciò quel tanto che bastava per avere una buona visuale del vicolo e della spazzatura che regnava al suolo, di fianco a cassonetti maleodoranti che da chissà quanto tempo erano diventati il regno di ratti e altri roditori. Non vedendo nessuno nel mezzo di quel macabro luogo, Luisa si convinse di aver immaginato tutto e si voltò, pronta a tornare sulla propria strada ma, prima di girare all'angolo, venne colpita al capo da una grossa pietra.

Luisa gridò e perse l'equilibrio, cadendo a terra. Lorenzo, senza lasciarle il tempo di fuggire, seguitò a colpirla nello stesso punto, con tutta la forza che aveva. La ragazza cercò di reagire, cercando aiuto e dimenandosi, ma il suo aguzzino aveva una forza straordinaria e le tappò la bocca, bloccandole al contempo la fuga. Con una freddezza inaudita, Lorenzo sferrò altri tre colpi e l'ultimo fu quello fatale. 

La giovane si lasciò cadere definitivamente, mostrando all'unico raggio di sole filtrante nella stradina la sagoma di un ragazzino di soli sette anni coperto interamente di sangue. Il suo volto era inespressivo, senza alcuna emozione. Fece per andarsene, ma prima compì un gesto che avrebbe inaugurato una lunga tradizione, anche se solo non lo sapeva. Prese il peluche dello Scoiattolo e lo appoggiò di fianco al cranio fracassato della sua vittima. Poi fuggì più velocemente che poté.

Pochi minuti dopo si presentò sotto casa di Luca il quale, vedendolo sporco di sangue, divenne pallido. Lorenzo gli raccontò ogni cosa, senza lesinare ogni dettaglio, anche il più macabro, parlandone come se si fosse trattato di un gioco. Il fratello maggiore, solo in casa, lo fece salire in bagno e gli diede una ripulita. "Perché lo hai fatto, Lorenzo?".

"Stava capendo tutto. Presto ti avrebbe scoperto. L'ho fatto per te, Scoiattolo Invernale." mentì il fratellino, il quale non ebbe il coraggio di confessare che nel momento in cui aveva ucciso Luisa, aveva provato uno strano piacere e non vedeva l'ora di riprovare quella sensazione.

Luca sorrise e lo abbracciò. "Era da tanto tempo che non ti sentivo chiamarmi in quel modo."

"Ti è mancato?" chiese il fratellino.

"Tu mi sei mancato." affermò Luca il quale sapeva bene che c'era qualcosa di oscuro dentro Lorenzo e nonostante tutto lo avrebbe protetto, qualunque cosa avesse fatto, anche l'atto più crudele e malvagio. E a sua volta Lorenzo avrebbe protetto lui. Era quello che dovevano fare due fratelli, si disse. Guardarsi le spalle a vicenda.

"Sei un mostro..." esclamò Monica, interrompendo la narrazione, nonostante le fosse stato ordinato di non farlo. "Non so come abbia fatto a innamorarmi di te."

"Semplice." spiegò Andrea. "A voi ragazze piacciono gli uomini brutti e cattivi. Evidentemente in cuor tuo avevi già capito chi fossi."

"Se l'avessi capito ti avrei ucciso nel sonno."

"Non saresti nemmeno capace di uccidere un canarino. Ogni riferimento non è casuale, in questo caso."

"Manca ancora tanto alla fine di questa storia?" lo apostrofò Monica.

"Non molto." assicurò lui, strappandole la maglietta e lasciandola in canottiera. "Ma prima di riprendere devo punirti. Ti avevo chiesto di non interrompermi ma non mi hai dato ascolto."

Dettò ciò mise la mano in tasca e prese una lama. Monica rabbrividì. "Cosa intendi fare?".

"Ho detto che avrei rovinato il tuo bel faccino, ma prima voglio divertirmi un po'."

"Non farlo, ti prego! Non farlo!".

Le parole di Monica si tradussero in un urlo disperato, quando la lama sferzò la sua pelle appena sotto la spalla sinistra, infilandosi nella carne viva.



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