Yellow Chat

By Clay985

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Monica, benestante e viziata, è stufa di non avere uno scopo nella vita e accetta di lavorare per Yellow Chat... More

Prologo
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Epilogo

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By Clay985

Dal Saint Patrick si trasferirono al Distretto di Polizia, dove avrebbero conferito con le forze locali, che avrebbero nuovamente collaborato a un caso dichiarato anzitempo come risolto. Oltre ai due giovani poliziotti che le avevano fatto visita l'anno precedente (e di cui ancora non ricordava i nomi), insieme a Monica e ai due Detective presenziarono il Comandante e altri due ufficiali, gli stessi che avevano svolto le indagini su Luca Quaranta.

"Ora capisco come ha fatto a fotterci per tutto questo tempo." dichiarò Piero senza tanti fronzoli. "Aveva un complice. Ora molte cose si spiegano."

"E ha aspettato un anno per uscire allo scoperto", intervenne il Comandante, "perché doveva andare nel suo letargo?".

"Sembra stupido, ma è la sua giustificazione." rispose Monica.

"Ma perché confessare di avere un complice?"

"Forse", disse Chiara, "non ha più nulla da perdere. Dare la caccia alle ragazze era un gioco perverso che facevano insieme e ora che ha perso il suo compagno di scorribande, non ha più senso. Infatti Monica ci ha riferito che questo pazzo vuole solo vendetta."

"Grandioso. Davvero grandioso."

"Se questo maniaco vuole vendetta, staremo addosso a Monica giorno e notte. Ha già fatto un passo falso confessandoci di essere complice ed esponendosi in tale maniera e non è escluso che possa commettere altri errori."

"Non mi sembra granché come piano." commentò il Poliziotto più giovane.

"Non lo è." confermò Piero. "Ma per il momento è l'unica soluzione."

"La cosa che dobbiamo capire è se questo amico speciale ha aiutato Luca Quaranta sin dall'inizio della sua carriera criminale." affermò il Comandante. "Se riuscissimo a risolvere questa questione, avremmo un importante colpo in canna."

"Giusto." asserì Chiara. "Potremmo indagare sulle conoscenze di Luca Quaranta sia a Roma, sia a Milano."

"Per quanto riguarda la permanenza di Quaranta a Milano, potete indagare voi sulle sue conoscenze." aggiunse Piero. "Per il periodo in cui ha vissuto  Roma, parleremo con i nostri colleghi."

"Mi sembra ottimo." osservò il Comandante. "Cosa avete scoperto su di lui, poco dopo la sua morte?".

"Che era un tipo molto solitario con tendenza a isolarsi, come risulta dal suo profilo criminologico. A parte il lavoro, i vicini non hanno mai avuto contatti diretti con lui, se non poche parole."

Ma dato che pensavamo agisse da solo", soggiunse Chiara, "non abbiamo indagato a fondo e quindi ci sono ancora molti nodi da sciogliere."

"E per quanto riguarda la sua famiglia?" domandò l'anziano Poliziotto.

"Abbiamo indagato solo sulla ristretta cerchia familiare, composta da un fratello e dai genitori, tragicamente deceduti quando Luca Quaranta era solo un ragazzino. A parte una vecchia zia e alcuni cugini alla lontana, non abbiamo trovato nessun parente."

"Interrogheremo ognuno di loro. Magari salterà fuori qualcosa."

"Forse si tratta di un amico." ipotizzò Piero. "E in tal caso sarebbe un problema, dato che i loro rapporti potrebbero essersi svolti in segreto, senza molti incontri."

Chiara batté la penna sul tavolo. "La sua infanzia risale a un periodo in cui iniziava a prendere piede la moda del pen friend. Non è escluso che si siano conosciuti per via telematica, scoprendo di avere un hobby in comune.

Monica ascoltava in silenzio, seduta di fianco a Chiara. Nonostante le parole e le ipotesi fossero diverse, le sembrava di rivivere le stesse scene dell'anno precedente. Le sensazioni erano le medesime, ma amplificate dalla paura di dover rivivere tutto da capo. Ogni tanto la guardavano, quasi aspettassero un suo commento, una sua parola, ma non aveva nulla da aggiungere a quell'accozzaglia di idee che a suo parere non avrebbero portato a nulla.

La conversazione venne interrotta dal rumore della porta che si apriva con violenza, sbattendo contro il muro. L'esperto informatico assunto per il caso fece irruzione nella stanza, sventolando una risma di fogli nella mano destra. Assomigliava molto a Ernesto, tranne per il fatto che il suo collega indossava un paio di occhiali tondi e aveva la stessa intelligente espressione. "Ho trovato qualcosa! Ho trovato qualcosa!".

"Che hai scoperto?" domandò il Comandante, anch'egli spaventato da quell'ingresso deciso.

"Delle corrispondenze!" affermò il tecnico, appoggiando con i vigore i fogli sul tavolo, quasi stesse imitando il personaggio di un film. "Ho analizzato il sito che mi avete dato, quello della piattaforma gialla e ho trovato una interessante corrispondenza."

"Di che tipo?".

"Non so se il sito è stato costruito da una sola persona, ma una parte di essa è stata creata in remoto da un computer che sono riuscito a identificare e, con l'aiuto dei vostri colleghi e un piccolo aiuto esterno, ho individuato il creatore."

"Chi sarebbe?" domandò Chiara.

"So che il proprietario della casa da cui è stato creata parte della piattaforma è un tale Riccardo Scotti e abita qui vicino, nello stesso Corso in cui si trova la vostra centrale."

"Un momento." esclamò Monica. "Io conosco questo nome?".

"Davvero?" 

"Certo. E' il padre di un mio amico, ma..."

"Come si chiama questo amico?" chiese Chiara, agitandosi.

Monica la guardò, ancora incredula. "Daniele. Si chiama Daniele Scotti."

"Perché quella faccia?" volle sapere Piero. "Qualcosa non ti torna?".

"Inizialmente avevo sospettato di lui, quando pensavo fosse tutto uno scherzo di cattivo gusto. Ma Daniele ha negato tutto e io mi sono fidata, anche perché ha la mia età. Lo conosco da poco, ma avrei mai creduto..."

"Abbiamo un importante indizio." la interruppe lui, rivolgendosi al comandante.

"Aspettate un momento." mise le mani avanti il Comandante, che poi si rivolse al Tecnico. "Qual è stato il piccolo aiutino che ha ricevuto? Le ricordo che se ha compiuto una grave violazione della privacy, non potremo fare nulla."

"A dire il vero non ho dovuto scavare così a fondo." assicurò l'esperto. "Il Computer in questione ha una difesa quasi inesistente e non è stato difficile accedervi."

"Com'è possibile?" chiese Piero. "Il complice di un serial killer astuto e imprendibile che commette una simile leggerezza?".

"Forse è il complice scemo." azzardò il tecnico, dal linguaggio spartano.

"O forse è una trappola. C'è qualcosa che non mi torna in questa scoperta. Senza voler togliere nulla al suo lavoro, si intende."

Monica era ancora assorta nei suoi pensieri. Non riusciva a credere che potesse trattarsi davvero di Daniele. Era sempre stato carino con lei, un ragazzo a modo e invece forse era stato lui a creare tutto. Chiara la ridestò, poggiandole una mano sulla spalla. "Siamo sicuri che sia proprio il complice?".

"Cosa intendi dire?" chiese la detective.

"Ripeto, è troppo giovane per essere il complice originale di Scoiattolo. Se davvero così è, magari lo seguiva da pochi anni oppure..."

"Oppure?".

"Magari è solo un imitatore."

"E' un ipotesi da non scartare." disse Piero. "Tutto è possibile, a questo punto."

"Chiederemo un mandato al Giudice." concluse il Comandante. "Sperando passi sopra questa piccola violazione della Privacy."

"Va pure a casa Monica." disse Chiara a Monica. "Ti chiameremo appena sapremo qualcosa."

"E mi raccomando." puntò il dito Piero. "Non compiere iniziative strampalate come al solito può essere pericoloso."

Monica annuì. "Promesso."

Scusatemi, spero che un giorno mi perdonerete. Nonostante sembrasse la fine di una lettera struggente, era ciò che Monica pensava avrebbe detto a Chiara e Piero quando avrebbero saputo che, due ore dopo essere uscita dalla Centrale, si era recata a casa di Daniele, per avere delle risposte. Se fosse stata la protagonista di un romanzo, qualche lettore avrebbe detto che su dieci capitoli era capace di fare una cosa sensata una sola volta.

Ma una volta alla porta, si disse che era la cosa migliore da fare.

Suonò il campanello e nell'attesa si sistemò i capelli. Sapeva che Daniele aveva un debole per lei, almeno era quello che pensava prima di sapere cosa avesse fatto. Magari provarci con lei faceva tutto parte della finzione, culminata in minacce, aggressioni verbali e fisiche, oltre che pedinamenti e pubblicazioni di scatti osé. Ma non devo strangolarlo prima di sapere la verità, pensò.

Sperava fosse in casa da solo, di modo che avrebbe potuto trovare prove e indizi che lo incastrassero o al contrario, lo scagionassero. Poi rimembrò le parole di Piero, che parlava di una trappola. Magari Daniele sapeva che scoprendo il suo coinvolgimento lei stessa sarebbe andata a casa sua prima che gli Agenti potessero avere un mandato e in tal modo ucciderla con tutta calma. Tuttavia, la porta si aprì e non poté più tornare indietro.

"Ciao Daniele." disse sorridendogli. "Mi fai entrare?".


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