Yellow Chat

By Clay985

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Monica, benestante e viziata, è stufa di non avere uno scopo nella vita e accetta di lavorare per Yellow Chat... More

Prologo
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Epilogo

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By Clay985

La degenza in ospedale durò circa due settimane, durante le quali Monica ebbe tempo di riposare e riprendersi dai duri colpi ricevuto da Scoiattolo, che avevano richiesto un paio di interventi chirurgici e molta convalescenza. Per tutto quel periodo venne assistita dai genitori e da Sharon, che non la lasciarono sola un attimo e anche i due detective vennero spesso a farle compagnia, mentre sistemavano le ultime pratiche prima di tornare a Roma.

Nel frattempo le giunse voce dello svolgimento del funerale di Scoiattolo, che era avvenuto in gran segreto e in tempi rapidi, per evitare che i soliti eroi - quelli che, pur non avendo nulla a che fare con la questione, si dilettavano a parlare di linciaggio e giustizia - facessero irruzione nella camera mortuaria con le conseguenze nefaste del caso. Cosa fosse accaduto a Monica non interessava. L'unica cosa importante era che tutto fosse finito.

Una volta uscita dall'ospedale, Piero e Chiara le fecero visita per l'ultima volta, per salutarla e augurarle buona fortuna. "Anche se siamo sicuri", disse la donna, "che te caverai senza nessun problema."

"Non so come ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me." affermò Monica.

"Nessun problema." disse Piero. "Ma se in futuro ti capiterà di trovarti nuovamente nei guai, questa volta evita di fare di testa tua come al solito!".

"Promesso... ma voi? Cosa farete, ora che avete risolto il caso più importante della vostra vita?".

I due detective si guardarono. "Credo che finalmente potremo riprendere fiato." disse Chiara. "E quando ci sentiremo pronti, daremo la caccia a nuovi serial killer. Temo sia una razza che non si estinguerà mai."

"Già..." commentò tristemente Monica.

"Prima di andarcene, abbiamo qualcosa per te." dichiarò Piero, che le porse una cartelletta.

"Di che si tratta?".

"In questi ultimi giorni abbiamo svolto indagini molto accurate in relazione all'identità di Scoiattolo e abbiamo scoperto cose molto interessanti. Ma siccome sappiamo che vuoi lasciarti tutto alle spalle, lasceremo a te la scelta. Puoi leggere cosa abbiamo scoperto o bruciare i documenti. D'altronde, possiamo capire che non hai interesse a sapere chi ha tentato di ucciderti."

"Grazie per il pensiero. Vedrò cosa fare." disse Monica, la quale ancora una volta tornò a pensare che forse Scoiattolo non aveva davvero voluto ucciderla. Forse sarebbe arrivato fino in fondo, ma qualcosa in lei sembrava convincerla che non sarebbe successo. La dolcezza che aveva mostrato si era mischiata a una ferocia inaudita, ma ogni volta che aveva la possibilità di chiudere i conti, si fermava. 

"Speriamo di vederci presto, magari in altre circostanze." affermò Piero, dopo un lungo scambio di abbracci. Dopo alcuni diverbi, conflitti e sotterfugi, si erano lasciati in buoni rapporti, anche se non era così sicura di volerli davvero rivedere; avrebbero riportato a galla brutti ricordi. Poi, senza ulteriori cerimonie, i due detective uscirono dall'appartamento, uscendo dalla sua vita e chiudendo in un certo senso un lungo e sofferente capitolo.

Alcuni giorni dopo, decise di cercare un sostegno psicologico, nonostante l'iniziale contrarietà. Difatti per diverse notti venne assalita da orrendi incubi il cui protagonista era sempre lui, nonostante ora si trovasse a diversi metri sotto terra. Si svegliava ogni notte in preda a urla di terrore, intuendo che non sarebbe potuta andare avanti oltre. Le serviva un aiuto e al più presto possibile.

Fu proprio suo padre a consigliarle la persona giusta e l'accompagnò, nonostante Monica avesse paura (ma di cosa non le era dato sapere). L'accolse una donna di nome Maria, che poteva avere una quarantina d'anni, divorziata e senza figli che in poche settimane si dimostrò di notevole aiuto. Monica riuscì a lasciarsi andare e a raccontarle tutto, senza fronzoli e Maria a sua volta ascoltò ogni singola parola, senza mai giudicare.

Era sempre dolce e comprensiva e pareva riuscisse a leggerle nella mente, quasi avesse provato le medesime sensazioni. Dopo alcuni mesi iniziarono a sentirsi al di fuori dello stanzino dove si svolgevano le loro sedute e, nonostante non si potessero propriamente definire amiche, tra loro si instaurò un rapporto. Monica pensò che forse non era giusto, ma magari faceva tutto parte della terapia e, a giudicare dal ritrovato sonno, stava funzionando alla grande, così come il lavoro, grazie a un rinnovo contrattuale inaspettato e a lodi infinite sul suo operato. Insomma, tutto alla grande.

Senza nemmeno accorgersene, passò un anno da quei tragici eventi e tornò l'inverno, con una prima nevicata a lasciare presagire una stagione bianca, ma dopo la prima caduta il cielo rimase sgombro da nuvole per diversi giorni. Monica a quella provò un sussulto, ma ricordò ciò che Maria le aveva detto e si quietò, come non pensava fosse possibile. Lui non c'è più. Non può più farti alcun male.

In tutto quel periodo non aveva mai pensato a fidanzarsi, non era interessata. Certo, aveva avuto modo di fare nuove amicizie e conoscere diversi ragazzi, ma in tutti quelli che trovava piacenti rivedeva il suo Andrea. Era passato parecchio tempo, ma gli mancava come se fosse tutto accaduto da poco. L'amava come il giorno stesso in cui l'aveva conosciuto e fino a quando quel sentimento non fosse svanito, nel suo cuore non ci sarebbe stato spazio per nessun altro.

Il giorno dopo l'inizio dell'Inverno, Monica uscì per un aperitivo per Sharon. Quegli eventi le avevano avvicinate ancora di più, se possibile, e non erano rari i casi in cui le due amiche preferivano uscire da sole, piuttosto che in compagnia, così come di consueto dormivano l'una a casa dell'altra, come adolescenti con l'abitudine di parlare tutta la notte di boy band. Infantile o meno, Monica sentiva di averne bisogno.

"E così Ernesto se n'è andato." commentò Sharon, appresa la notizia.

"Già. Ha avuto una buona offerta di lavoro come informatico." disse Monica. "Così si terrà lontano dai guai e smetterà di essere un guardone."

"Peccato. Per quel poco che l'ho conosciuto era simpatico."

"Perché? Ti piace?!".

Sharon scoppiò a ridere. "Te l'ho detto, quando avrò quarant'anni e sarò divorziata con tre figli, allora mi sposerò un ricco nerd!".

Monica sorrise. "Mi ha fatto gli auguri di Natale e se n'è andato."

"A proposito di Natale. Allora è tutto a posto. Le nostre famiglie passeranno il Natale insieme."

"Si, sono molto felice."

"Mmm." mugolò Sharon. "Non si direbbe."

"Ma certo?! Perché non dovrei esserlo."

"Ascoltami. Ti sei lasciata tutto alle spalle e quest'anno puoi festeggiare serena. Passeremo delle belle feste insieme, vedrai."

"Già."

"Oggi non dovevi andare da Maria?" cambiò discorso l'amica.

"No, alla fine l'appuntamento è spostato a domani. Poi anche lei partirà per il weekend."

"Che bello, quest'anno Natale è lunedì. Possiamo andare via un paio di giorni!"

"Buona idea." commentò Monica. "Cosa avevi in mente?".

"Londra! Che ne dici?".

"Mi sembra un'ottima idea."

Ma di partire, Monica non aveva alcuna voglia. Lo avrebbe fatto per accontentare l'amica, che le era sempre stata vicina e sentiva di doverglielo. Stava iniziando a calare il buio e Monica, che non aveva ancora superato del tutto la paura - dopo la notte passata nella casa del suo serial killer personale - disse che non stava bene e che preferiva andare a casa. Sharon non disse nulla e acconsentì.

Quando entrò in casa trovò le stanze avvolta quasi totalmente buio, ma non accese le luci, in quanto rimase ad ammirare il piccolo bagliore emesso dalle lucine dell'Albero di Natale che aveva montato lei stessa, come parte della terapia. Aveva scelto personalmente le decorazioni e a lavoro fatto si ritenne soddisfatta. Sotto le fronde artificiali si nascondevano alcuni pacchi regalo e fu colta da improvvisa curiosità. Molto positivo, pensò.

I suoi genitori non c'erano, impegnati come ogni anno nel classico giro per acquistare i regali. Pensò come nei primi mesi non riuscisse a restare senza di loro, preda di un'invincibile paranoia. Ricordò quando, diverso tempo prima, sua madre fosse uscita di casa e lei, in preda al panico, l'avesse chiamata con strilli e urla pregandola di tornare. Desirée ovviamente era schizzata a casa, ma Monica sapeva che quella situazione non poteva durare. E ora riusciva a entrare da sola nel proprio appartamento; un bel passo avanti.

Andò nella sua stanza, ma prima di aprire la porta si bloccò, dopo aver udito uno strano suono dall'interno. Sgranò gli occhi e appoggiò l'orecchiò all'ingresso. Dopo qualche secondo di pausa, tornò a udire quel suono, che sembrava dolce e armonioso, ma al contempo trasmetteva angoscia paura. Senza riuscire a capire cosa si trattasse - forse un banner aperto sul proprio pc - entrò nella camera.

Quello strano suono aumentò la propria intensità quando fece i primi passi verso l'interno del locale e, prima di potersene pentire, accese la luce. Ciò che trovò di fronte a sé fu strano e inquietante. Dal lampadario pendeva una cordicella al termine dalla quale era stata appesa una gabbietta al cui interno c'era un piccolo volatile giallo. Sembrava un canarino e aveva un lungo becco a punta. Le ali erano di un colore grigiastro, puntellato da cerchi irregolari bianchi,

"Ehi, piccolo. Che fai qui?" domandò Monica all'esserino, che rispose saltellando sull'asticella su cui era adagiato. Sulle prime pensò si trattasse di una sorpresa dei suoi genitori e guardò il piccolo uccellino con un sorriso ma poi, guardandolo meglio, la sua mente balzò a diversi mesi indietro, quando Sharon le aveva raccontato qualcosa che aveva dato iniziò all'incubo in cui era sprofondata.

Sai qual è la cosa interessante? Questa piattaforma ha lo stesso nome di un piccolo volatile australiano. Yellow...

"...Chat." disse Monica ad alta voce, terminando la frase. Fece un passo indietro, terrorizzata. Tutto quello che aveva passato, tutto il dolore e i ricordi tornarono nella sua testa tramite una scarica potente. 

"Non può essere. Si tratta di uno scherzo." affermò sottovoce la giovane. 

Altrimenti non so cosa possa significare...


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