Yellow Chat

Par Clay985

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Monica, benestante e viziata, è stufa di non avere uno scopo nella vita e accetta di lavorare per Yellow Chat... Plus

Prologo
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Epilogo

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Par Clay985

Di lì a poco ci fu una vera e propria invasione di paramedici e forze dell'ordine, che presero possesso dell'abitazione e il loro vociare invase ogni stanza o anfratto, creando un brusio che fece vibrare i timpani stanchi di Monica, seduta su una poltrona nel soggiorno. Finalmente la luce era stata accesa e i suoi occhi avevano impiegato parecchio tempo ad abituarsi, dopo diversi minuti passati al buio.

Alcuni paramedici iniziarono a prestare le prime cure a Monica, la quale si presentava piuttosto malconcia. Ecchimosi su gran parte del corpo, alcuni denti scheggiati, naso rotto, contusione al capo, polsi quasi rotti, mascella rovinata e frattura di un paio di costole. I due detective le restarono accanto per tutta la durata della medicazione, sollevati per averla salvata in tempo ma preoccupati per le sue condizioni.

"Dobbiamo portarla in ospedale." asserì uno dei volontari.

"Siete proprio sicuri?" domandò Monica, la quale non aveva molta voglia di passare la notte in una stanza maleodorante e stantia.

"Assolutamente. Le ferite sono troppo gravi e probabilmente ci sarà la necessità di un intervento chirurgico."

"Mi date solo qualche minuto?".

"Certo. Nessun problema" disse l'uomo, che posi si allontanò.

"Sei stata davvero brava a resistere." affermò Chiara. "Hai combattuto come una vera guerriera e hai resistito a quel mostro."

"Sono stata una stupida, invece." replicò Monica."

"Già. Avresti dovuto chiamarci prima di fare di testa tua." si lamentò Piero e la collega lo fulminò con lo sguardo.

"Non ora, ha passato le pene dell'inferno, diamine!".

"No, ha ragione. Sono stata superficiale e impulsiva. Come sempre."

Calò il silenzio e Monica non aveva bisogno di conferme per sapere che nessuno le avrebbe detto il contrario. "Come mi avete trovato?".

"Abbiamo ricevuto una telefonata dal taxista che ti ha accompagnato qui. Ci ha detto che era preoccupato che fossi nei guai e così siamo accorsi immediatamente."

"Che persona carina." pensò la giovane. C'è mancato davvero poco.

"Stanno arrivando i tuoi genitori." disse Piero. "Dovrebbero essere qui a momento."

"Perfetto. Ho regalato loro un'altra gioia."

"Loro sono contenti che sei salva." assicurò Chiara.

"Con me non è facile essere contenti." replicò Monica, che faceva fatica a parlare per il dolore alla mascella.

"Possiamo sapere una cosa?".

"A questo punto non ho più segreti." 

"Come hai trovato il suo nascondiglio?".

"Semplice. Mi ha teso una trappola e io ci sono caduta come un'allocca?".

"L'importante è che ora è fuori gioco." assicurò Piero, il quale era arrabbiato con lei, ma capiva la situazione e sapeva che non era il caso di infierire.

Poco dopo Monica girò lo sguardo e vide che i Paramedici si stavano avvicinando al corpo senza vita di Scoiattolo, probabilmente per portarlo via. Si alzò di scatto, rischiando di cadere. "Fermi, aspettate!".

"Stai attenta." le ingiunse Chiara, sostenendola.

"Non portatelo via ora. Aspettate..."

"Che ti succede?".

"Voglio vederlo in faccia." affermò  Monica.

"E' così importante per te?".

"Si. Se voglio lasciarmi tutto alle spalle, ho bisogno di questo ultimo passo."

Chiara guardò il collega, che annuì. "E va bene."

Venne accompagnata di fronte alla salma, impossibilitata a muoversi con le proprie gambe. Il suo incubo era riverso con la faccia al suolo, riverso in una pozza di sangue. I paramedici si avvicinarono e fecero per girarlo, poi guardarono Monica quasi per chiederle il permesso. Aveva paura certo, ma doveva vedere. Fece un cenno con il capo e il corpo venne spostato e il volto del serial killer mostrò finalmente le sue fattezze.

Monica sgranò gli occhi, contemplando quel corpo trivellato dai colpi, ma il cui viso non era stato scalfito minimamente. "Dunque è lui."

"Lo conosci?" domandò Chiara.

"Mai visto prima."

"Faremo accertamenti", dichiarò Piero, "e scopriremo la sua identità."

Non era molto alto, come aveva avuto modo di appurare in diverse occasioni. Il viso era tondo e la pelle molto chiara. Le lenti tonde nascondevano gli occhi chiusi. Non sapeva quale fosse il loro colore, ma se li immaginava grigi, freddi come il ghiaccio. I capelli erano biondi, quasi tendenti al bianco, rasati sul fianco e tenuti in piedi da una buona dose di lacca. Non era magrissimo, ma la sua massa era per lo più muscolare. Quello era Scoiattolo.

"Ecco il famoso serial killer." commentò Piero, incrociando le braccia. "Finalmente hai terminato le tue scorribande."

"Già..." commentò Monica sottovoce.

"Che ti prende?"

"Niente... è che mi ricorda qualcuno..."

"Davvero?" domandò Chiara. "E chi?".

Monica scosse la testa. "Non lo so... è solo una sensazione."

"Quando ti sentirai meglio", cambiò discorso Piero, "dovrai fare una deposizione. Ma non c'è fretta."

"No, meglio la faccio prima posso entrare nella fase post-trauma."

"Ehi, non dire così!" la spronò Chiara, che stava facendo di tutto per rassicurarla. "Sei stata forte. Hai resistito in tutti questi mesi senza mai cedere. E stasera ha cercato di ucciderti, ma ti sei salvata come un'eroina."

Monica socchiuse gli occhi. "Cercato di uccidermi?".

"Certo. Guarda come sei ridotta."

La giovane annuì ma, riflettendo, non era poi così sicura di ciò. Vero, l'aveva conciata per le feste, ma Scoiattolo aveva avuto diverse occasioni per eliminarla, ma non l'aveva fatto. Come scordare il momento in cui aveva cercato di strangolarla ma poi si era fermato? Mancavano pochi secondi e lui sembrava essersi bloccato proprio il momento giusto. E le carezze, i baci. Qualcosa non tornava, ma non aveva più importanza.

In quell'istante, i paramedici entrarono con una barella. Gli investigatori avevano raccolto tutte le prove e indizi che cercavano e il corpo di Scoiattolo venne sollevato e infilato in un sacco che venne chiuso da una cerniera. Monica seguì con lo sguardo quel momento. Poi la salma venne portata fuori dall'abitazione e in seguito caricata sull'ambulanza, che sarebbe partita alla volta dell'obitorio, portando via per sempre l'incubo che l'aveva perseguitata.

Parallelamente all'uscita di scena di Scoiattolo, i genitori di Monica fecero irruzione nell'abitazione. Aiutarono la figlia ad accomodarsi e si trattennero dall'abbracciarla, stringerla, altrimenti avrebbero rischiato di farle male. Ringraziarono i Poliziotti e i detective per averla salvata, parlarono con i paramedici che spiegarono loro che la giovane doveva essere accompagnata in ospedale.

"E' finita, piccola mia." disse Desirée, con le lacrime agli occhi, sfiorandole la mano con delicatezza. "Finalmente potrai tornare alla tua vita. E starò con te in ospedale, giorno e notte, fino a quando ti riprenderai."

"Non serve, mamma. Non sto così male." mentì Monica. Stava malissimo e sentiva di avere dolori in ogni parte del corpo. Le avevano dato un antidolorifico, ma ancora non aveva fatto effetto.

Nei minuti successivi la casa iniziò a svuotarsi, tornando nell'oscurità in cui Monica l'aveva trovata. Avrebbero svolto delle indagini su di essa, ma la giovane non se ne interessò più di tanto e non seppe mai a chi appartenesse. Meglio così, si disse. Uscì e Piero chiuse la porta e al tempo stesso chiuse quella storia. Sarebbero stati apposti dei sigilli, ma lei non ci sarebbe tornata; su questo ne era certa.

Monica salì sull'ambulanza insieme alla madre, mentre Carlo le seguì con l'automobile, insieme ad altre auto della Polizia, in quello che sembrava un silenzioso Corteo di festeggiamento. Le strade di Milano quella notte erano libere e un assassino in meno le avrebbe calcate. Sul lettino, assistita dai paramedici, Monica provò a rilassarsi, nonostante il cuore le battesse all'impazzata. Sembrava davvero surreale, pensò. Era davvero finita.

Almeno, era quello che credeva.




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