Yellow Chat

By Clay985

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Monica, benestante e viziata, è stufa di non avere uno scopo nella vita e accetta di lavorare per Yellow Chat... More

Prologo
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Epilogo

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By Clay985

Quando Natale e Santo Stefano passarono, Monica tirò un sospiro di sollievo. In cuor suo si augurò che negli gli anni seguenti le festività non le ricordassero solo sofferenza e terrore ma, anche se l'avesse scampata, quella storia l'avrebbe segnata nel profondo. L'aveva già segnata. Con tale consapevolezza tornò al lavoro, convinta che pensare al bene dell'azienda l'avrebbe distratta dai suoi mali.

I due detective non si erano fatti sentire e non si capiva se avessero abbandonato Milano o stessero preparando la prossima mossa. Nemmeno Scoiattolo, dopo la sfida che gli era stata lanciata, si era fatto sentire. Monica si dedicò anima e corpo al progetto aziendale, per il quale doveva redarre tutta la documentazione necessaria per partecipare a un importante appalto che, se vinto, avrebbe conferito all'impresa una fetta di prestigio in più.

Eppure, i suoi pensieri erano sempre per lui. Aveva fatto di tutto per rendersi una presenza importante, ma in senso negativo. Vide l'inserviente di turno passare davanti al suo ufficio, mentre passava uno straccio. Guardò Monica e le rivolse un sorriso. La giovane distolse lo sguardo e tornò a guardare le sue scartoffie. Potrebbe anche essere lui, si disse, al culmine della sua paranoia.

Certo, aveva pensato a un modo per sfuggirgli - magari non nel modo scelto da Ilaria -per sempre. Magari andando all'estero, cambiando vita e nome. Ma era convinta che anche se fosse andata in capo al mondo quel pazzo l'avrebbe trovata. D'altronde se l'aveva seguita fino a Roma, non si sarebbe lasciato fermare dalla lontananza. Ero uno psicopatico e per questo ostinato.

A metà pomeriggio timbrò e lasciò l'edificio e al parcheggio Andrea l'attendeva come di consueto, col la schiena appoggiata alla portiera. Monica gli diede un bacio a stampo, poi girò attorno al mezzo e si accomodò. Andrea fece un sorriso amaro e la imitò. Guardò la fidanzata, sempre più vicina a sprofondare nell'isteria e nella depressione. "Hai avuto una giornata difficile, eh?".

"Se molto carino a cambiare discorso e a fare finta che il problema non ci sia." affermò Monica. "Ma purtroppo nemmeno tu puoi farci qualcosa. Fino a quando non prenderanno quel maniaco non riuscirò a migliorare e non è detto che anche dopo mi senta meglio."

"Ti capisco perfettamente. Ma quando verrà arrestato tutto finirà."

"Anche se lo prendessero, un giorno potrebbero rilasciarlo."

"Un pluriomicida psicopatico? Non credo proprio. Forse passerà tutta la vita in una casa di cura."

"Potrebbe scappare." ipotizzò Monica.

"Sai cosa possiamo fare?" domandò Andrea. "Trovare un modo per rilassarti. Che ne dici se ti portassi alla spa?".

"Meglio di no. Non riuscirei a rilassarmi e ti farei solo perdere del tempo. Preferisco andare a casa."

"Come preferisci."

"Scusami, sto abusando della tua pazienza."

"La mia pazienza è un serbatoio infinito, non preoccuparti." la tranquillizzò il fidanzato. "Cosa pensi di fare oggi, allora?".

Monica lo guardò. "Aspetterò una telefonata, se così si può dire."

"Ho capito... non chiederò altro."

"Sto diventando un caso patologico." disse a sé stessa più tardi, mentre sedeva a gambe incrociate sul proprio letto, con il cellulare appoggiato a pochi centimetri. Aspettava quella chiamata e per qualche assurdo motivo sapeva che sarebbe arrivata proprio quel giorno. Sarebbe rimasta lì a fissare il telefono, anche se avesse dovuto attendere per ore. 

La prima mezz'ora le parve un tempo infinito, così come i successivi minuti. Passò poi un'ora un'altra ancora. Si concesse una sosta al bagno, dopodiché tornò immediatamente in stanza per prendere il cellulare, convinta che Scoiattolo avrebbe chiamato proprio in quei secondi di assenza. "Sono una vera stupida."

Alla fine, nonostante non ci sperasse più, il cellulare squillò per davvero. Sobbalzò, presa alla sprovvista. Non si prese nemmeno il disturbo di guardare il numero sul display, sapeva che era lui. Si affrettò a rispondere, per paura che il suo stalker attaccasse. "Finalmente. Ce ne hai messo di tempo."

"Mi lusinga il fatto che tu attendessi così ardentemente una mia chiamata." affermò la voce decisa e fredda di Scoiattolo.

"Se faccio un giro della stanza troverò altre microspie?"

"No, non ce ne sono. Ma sai, io volevo che la trovassi. Anzi, ci hai messo più tempo di quanto credessi."

"Ti sei divertito a spiarmi, magari mentre uscivo dalla doccia. Immagino ti sia piaciuto ciò che hai visto." lo provocò Monica.

"Per chi mi hai preso?" replicò Scoiattolo. "Sono un galantuomo."

"Faccio finta di crederci."

"Quindi vuoi affrontarmi? Che coraggiosa. Devo ammettere che inizialmente mi ha fatto ridere, ma poi ho pensato che fossi seria."

"Certo che sono seria. Finiamo questa storia una volta per tutte."

"Interessante." commentò con sarcasmo Scoiattolo. "Un duello. Preferisci la spada o la mazzafrusta?".

"Non sto affatto scherzando!" replicò Monica, infastidita. "Per me non è un gioco."

"E dai, devi ammettere che è divertente."

"Sono stufa di vivere nel terrore."

"Tu puoi porre fine a questo incubo. Sai come."

"Certo che lo so." confermò la giovane. "Ma non starò mai con te. Te lo puoi scordare."

"Che peccato." sentenziò Scoiattolo. "Eppure sono stato davvero paziente con te e non sto scherzando. Con nessun'altra ho atteso così tanto.

"Perché proprio con me?".

"Hai una certa energia dentro di te. C'è qualcosa che mi attira in modo irreversibile e non posso fare a meno di pensare a te. La tua bellezza, la tua determinazione. Sei speciale."

Monica deglutì, sconvolta dal tono macabro con cui erano state pronunciate quelle dolci parole. "Cosa vuoi che ti dica?".

"Sarò io a dire qualcosa." disse lo stalker. "Ti faccio una controproposta."

"Sentiamo. Quale sarebbe?".

"Semplice. Se non stai con me, ucciderò Andrea."

"Cosa?!" esclamò la giovane, provando un tuffo al cuore. "Questa non è una proposta. E' un ricatto."

"Chiamalo come vuoi. Non cambia le cose."

"Lascialo stare. Se devi prendertela con qualcuno, prenditela con me. Fallo per me."

"Ma io lo faccio per te. Per noi. Se vuoi salvarlo devi lasciarlo. Ma non per finta, perché io verrei a saperlo. E mi raccomando, fallo subito."

"Aspetta, aspetta..." biascicò Monica, quasi balbettando, ma la chiamata era stata chiusa. "No, nooo!!! Cazzo!".

Lanciò il telefono contro il muro, che poi rimbalzò sul materasso. Che fosse rotto o meno poco le importava. Si portò le mani al volto. Aveva solo peggiorato le cose, invece di sistemarle. Ho messo in pericolo anche lui, si disse. Non poteva permettere che gli accadesse qualcosa, ma al tempo stesso non riusciva a pensare a una vita senza di lui. Pensò e ripensò, ma tra le due soluzioni estreme non c'era nulla che facesse presagire a un futuro roseo.

Un'ora Andrea era già sotto casa. Monica si era limitata a scrivergli un messaggio, dato che se l'avesse chiamato le parole le sarebbero morte in gola. Scese in strada ad aspettarlo, senza rendersi conto di aver dimenticato di indossare la giacca. Tuttavia, non le importava di provare freddo sulla pelle, dato che stava gelando dentro e nessun fuoco avrebbe riscaldato il suo dolore.

Andrea parcheggiò e le andò incontro sorridente. "Non mi aspettavo il tuo messaggio. Ma sono felice di essere qui."

Monica era scura in volto e ricevette l'abbraccio del fidanzato senza partecipazione. Abbozzò un sorriso e lo guardò negli occhi, quegli occhi così grandi e profondi di cui si era innamorata. "Anche io sono sempre felice di vederti..."

"Mi sembra che tu abbia dimenticato un ma."

"Già. Dobbiamo parlare."

Andrea iniziò a preoccuparsi. "Va bene. Di cosa vuoi parlare."

Monica fece per dire qualcosa, ma le lacrime iniziarono copiose a scenderle dagli occhi. "Mi dispiace così tanto. Dobbiamo lasciarci."

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