Yellow Chat

By Clay985

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Monica, benestante e viziata, è stufa di non avere uno scopo nella vita e accetta di lavorare per Yellow Chat... More

Prologo
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Epilogo

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By Clay985

Dopo una notte di sonno agitata, Monica si svegliò con un forte mal di testa. Il letto era completamente disfatto, dopo ore passate a rotolarsi da un lato all'altro del materasso, in cerca di una posizione perfetta che non aveva mai trovato. La sveglia suonò alle 6.00, per avere il tempo di sistemare la valigia, darsi una sistemata e magari concedersi una colazione veloce prima di tornare a Milano.

Si vestì in fretta e furia, scese alla reception dove si fece riconsegnare i documenti, poi salutò l'addetto e corse alla metropolitana che a quell'ora del mattino, in quanto a intasamento, non aveva nulla da invidiare ai treni sotterranei milanesi. Dal suo posto udì i discorsi dei passeggeri che parlavano di cenoni natalizi, regali e viaggi all'estero. Monica aveva avuto poco tempo per acquistare doni, ma sperava che i suoi genitori, quando Andrea e Sharon apprezzassero il pensiero.

Il viaggio non presentò ritardi e lo sciopero dei treni - l'ennesimo - non la toccò, per cui verso mezzogiorno sarebbe tornata a casa. Non vedeva l'ora di lasciarsi alle spalle il brutto ricordo del giorno precedente. Promise a sé stesse che, Scoiattolo permettendo, avrebbe cercato di passare le festività come una ragazza normale, cercando di sorridere e scherzare, ma avrebbe dovuto dare fondo a tutte le sue energie.

Giunta in Stazione Centrale, con la neve che scomparve dal suo campo visivo una volta che il treno ebbe fatto il suo ingresso sotto l'imponente cupola, si alzò ben prima che il mezzo si fermasse. Non riusciva a stare seduta un momento di più, anche a causa dei vicini rumori, che lasciavano scorrazzare i loro figli senza battere ciglio e i loro schiamazzi erano stati leniti in parte dalla musica del suo mp3.

Quando scese dalla carrozza, con lo sguardo basso e la valigia leggera, sbuffò al pensiero di dover prendere ancora la metropolitana, mezzo che non amava particolarmente, consolandosi al pensiero che per qualche giorno l'avrebbe evitato. Ma, all'origine del treno, ebbe una sorpresa. Andrea, appoggiato alla parete del tabellone luminoso con le braccia incrociate, l'attendeva pazientemente.

"Tu qui?" esclamò Monica, sorpresa. "Non pensavo..."

"...che venissi a prenderti? Per quale motivo non avrei dovuto?" chiese Andrea, abbigliato più casual del solito, dopo aver accantonati i suoi indumenti eleganti.

"Perché mi sono comportata male. E non mi merito la tua bontà."

"Vieni qui, stupida."

Monica non aspettava altro. Lasciò la valigia e lo abbracciò, senza più dire una parola. Avrebbe voluto averlo vicino più che mai a Roma, ma l'aveva allontanato e, nonostante fosse stato contrario alla sua idea, l'avrebbe comunque accompagnata, ne era certa. Lui era sempre presente, la sosteneva. E ora, una stretta calorosa era ciò che aveva bisogno dopo tanto nervosismo e inquietudine.

Mentre si dirigevano all'auto, Monica chiamò Sharon, chiedendosi se potevano vedersi nel primo pomeriggio e scambiarsi i regali. L'amica accettò con entusiasmo e i tre si trovarono al Saint Patrick, dove trascorsero un paio d'ore come se quella fosse una normale vigilia di Natale, senza nessun pensiero o problemi. Nessun accenno al viaggio a Roma e all'incontro con Ilaria, in quanto sarebbe stato inappropriato.

Monica ricevette in regalo dall'amica un profumo che adorava e un abito da sera, mentre ad Andrea regalò un elegante orologio da polso e vista l'importanza delle marche, non doveva aver speso poco. Ma d'altronde Sharon aveva un buon lavoro e la famiglia era agiata, quindi non aveva certo problema di soldi. Tuttavia, quando le consegnò il suo pacchetto, provò un forte senso di imbarazzo. "Il mio regalo è una schifezza rispetto al tuo. Non ho avuto la testa per impegnarmi nello shopping."

"Qualsiasi cosa sia, sarà sicuramente bellissimo." la rassicurò Sharon, scartando il pacco con l'entusiasmo di una bambina "Un cofanetto per un week-end per due... grazie tesoro, i viaggi sono sempre ben accetti."

Monica ricevette un bacio stampato vicino alle labbra, poi abbassò lo sguardo. "Quando arriverà l'uomo della tua vita potrete andare dove volete."

"Non esiste l'uomo della mia vita. Oramai ci ho rinunciato. Andrò in viaggio con te o forse diventerò lesbica e ci porterò la mia futura moglie."

"Che scema!" commentò Monica. "La solita schifosa!".

Andrea rise di gusto, poi diede a Sharon un pacchetto. "Questo è il mio regalo. Spero che ti piaccia." poi si rivolse alla fidanzata. "Il tuo l'avrai stasera."

Terminato il rito dello scambio dei regali, i tre si separarono, dandosi appuntamento alla sera seguente, dopo aver digerito il pranzo natalizio. Poi Andrea guidò fino alla casa di Monica, dove avrebbero aiutato Carlo e Desirée a preparare la cena, che avrebbe visto la presenza di alcuni amici dei genitori, che fortunatamente non avrebbero portato i loro spocchiosi figli, che si sarebbero rinchiusi a tracannare super alcolici in qualche baita.

Andrea si dimostrò un talento anche ai fornelli, ma oramai Monica non avrebbe dovuto stupirsi. Non c'era campo in cui non eccelleva. Arrivò pure a spiegare a Desirée alcuni trucchi culinari e quest'ultima, permalosa e ossessiva in cucina, li accettò con entusiasmo. Era chiaro che adorava Andrea e lo stesso valeva per Carlo. Insomma, tutto perfetto. E allora perché in quel momento riprese a pensare al suo stalker?".

Gli ospiti giunsero puntuali e, anche se Monica avrebbe preferito festeggiare sola con Andrea o al massimo con Sharon e i suoi genitori, si comportò da perfetta padrona di casa, dispensando battute e ignorando le battutine viscide degli amici di Carlo. Andrea era sempre vicino a lei, che parlava di economia con gli ospiti, intavolando ipotesi di collaborazioni e transazioni fruttuose per le rispettive aziende.

Terminata la cena, arrivò il momento dello scambio dei regali, ma a Monica non interessava ricevere doni, se non quello di Andrea, che certamente sarebbe stato meraviglioso. "Scusateci un attimo. Arriviamo subito, io e Andrea dobbiamo fare una cosa."

"Tornate presto. C'è ancora il dolce." disse il padre, mentre il resto degli ospiti era impegnato a guardare la televisione, accesa per assistere alle fasi salienti del Concerto di Natale.

Monica prese per mano Andrea, il quale afferrò il sacchetto che aveva portato con sé e seguì la fidanzata nella sua stanza. La giovane era in preda all'entusiasmo e quasi dimenticò dove aveva nascosto il pacchetto. "Volevo dartelo quando fossimo stati soli. Non è un granché, ma volevo passare questo momento in modo intimo."

"Sono sicuro che mi piacerà."

"Non dirlo prima di averlo aperto." lo rimproverò Monica, facendosi seria. "Voglio che tu sia sincero.

Andrea alzò le mano e prese in mano il pacchetto, addobbato con una carta rossa su cui erano disegnati elfi colorati.  Lo aprì con calma, riuscendo a non rompere l'involucro e quando vide cosa conteneva un sorriso sincero apparve sul suo volto. "E' davvero bellissimo."

"Dici sul serio?".

"Si, è una meraviglia. Hai avuto davvero una bellissima idea."

"Sapevo che ti piacevano, così ho pensato a qualcosa di originale."

"Non vedo l'ora di iniziarlo." assicurò Andrea, senza staccare gli occhi dalla scatola, sulla quale era stampata una foto scattata da Sharon che li ritraeva uno di fianco all'altro e che conteneva l'immagine staccata in decine di pezzi di un puzzle che avrebbero composto insieme.

"Sono felice che ti piaccia." disse Monica. "Ti amo. Buon natale."

"Ti amo anche io. E buon Natale anche a te." affermò Andrea, che cinse a sé la fidanzata e la baciò. Quando si ritrasse, prese il sacchetto e ne tirò fuori un pacchetto dalla carta blu e chiusa da un nastro argentato. "Questo è il mio. Ma non sarà mai bello quanto il tuo."

"Leccaculo!" protestò Monica sorridendo. Prese il regalo ma prima di aprirlo venne interrotta dal brusio proveniente dalla sala da pranzo, dove il parlottio stava raggiungendo un alto grado di rumorosità. Monica ebbe un sospetto e, con il pacchetto tra le mani, uscì dalla stanza seguita da Andrea. Tutti erano concentrati sulla televisione, che trasmetteva le immagini di una giornalista che parlava- in modo concitato, ma le voci erano così alte che non riuscì a sentire nulla.

"Che succede?" domandò Monica.

"C'è stato un omicidio a Roma." affermò Carlo. "E' stata uccisa una donna la notte scorsa, ma non si sa bene cosa è successo."

"Secondo me è stato qualche extracomunitario!" assicurò uno degli ospiti. "Vengono qui in Italia e pensano di poter fare quello che vogliono."

Senza attendere oltre, Monica prese il telecomando e alzò il volume, fino a quando la voce della giornalista divenne udibile. Nel frattempo sullo schermo apparve un'immagine che le fece gelare il sangue. Era l'esterno della casa di Ilaria. D'istinto Monica mollò la presa sul pacco, che cadde a terra producendo un rumore di vetri rotti, segno che si trattava di qualcosa di fragile. Poi indietreggiò lentamente, con Andrea che la guardava pensoso.

"Che succede tesoro?" domandò Carlo, preoccupato. "C'è qualche problema?".

"No..:" biascicò Monica. "E' tutto ok."

Detto ciò si voltò e corse nella sua stanza e chiuse la porte, poi si appoggiò all'armadio, nella penombra, con il fiato che sembrava mancarle. Non poteva crederci. Era accaduto davvero. Lui l'aveva seguita e aveva trovato la casa di Ilaria. Ed era stata tutta colpa sua. Lei l'aveva fatta scoprire e l'aveva esposta a quel pericolo. Come ho potuto essere stata così stupida? Si chiese. Eppure ero stata avvertita.

In quel momento Andrea bussò la porta e, non ricevendo risposta, provò a entrare. Abbassò lentamente la maniglia e fece il suo ingresso, senza accendere la luce. Non disse nulla, in quanto ciò che era accaduto era chiaro. Le appoggiò una mano sulla schiena, ma lei rimase impassibile. "L'ho uccisa io."

"Che dici?".

"Tu me l'avevi detto. Non dovevo andare, l'avrei messa in pericolo. Perché non ti ho dato retta."

"Ormai quel che è fatto è fatto." tagliò corto Andrea. "Ora dobbiamo solo inventare una scusa plausibile sul perché eri a Roma. Quei detective sicuramente verranno a saperlo e ti interrogheranno."

Altre gatte da pelare, pensò Monica. "Che cosa ho fatto?".

In quel momento il cellulare squillò. Monica guardò Andrea, convinta che le sue previsioni si fossero avverate prima del previsto e il detective Simoni l'avrebbe incalzata per quello che era accaduto. Infilò la mano in tasca e prese il cellulare. Il numero non era quello di Piero, quindi solo una persona poteva chiamare in un momento del genere. Nonostante ciò, la giovane rispose.

"Scommetto che stai gongolando, Scoiattolo."

"Sapevi che ero io, sono emozionato." rispose l'agghiacciante voce dello stalker.

"Lasciami in pace, hai vinto tu."

"No, non ho vinto. Uccidere quella poveraccia mi è servita per chiudere il cerchio e ti sono grata per averla trovata. Nemmeno io ci sono riuscito. Il tuo amico Ernesto è davvero bravo."

Monica sobbalzò. "Ernesto? Di chi stai parlando?".

"Tranquilla, non ho intenzione di fargli male, per ora. E' molto simile a me, un bravo ragazzo insomma."

"Ti prego, lasciami in pace."

"Non posso farlo, lo sai. Te l'ho già detto, o stai con me o con nessun altro. Dillo pure al tuo fidanzato. Farà in tempo a salvarsi."

Monica lanciò un'occhiata ad Andrea, rimasto in piedi ad ascoltare. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma rimase in silenzio. "Lascialo in pace, lui non c'entra."

"Decido io chi c'entra o meno. E la mia pazienza si sta esaurendo. Meglio per te che la prossima volta che ti chiamo tu abbia la risposta giusta."

"Brutto psicopatico."

"Sei arrabbiata, ma ti perdono anche questa volta. Ti mando un bacio grande. Passo e chiudo."

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