Yellow Chat

By Clay985

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Monica, benestante e viziata, è stufa di non avere uno scopo nella vita e accetta di lavorare per Yellow Chat... More

Prologo
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Epilogo

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By Clay985

Accomodata all'interno del Saint Patrick, l'indomani mattina, Monica attendeva impaziente. L'ufficio le aveva comunicato che da quel giorno avrebbe goduto di sette giorni di vacanza e li avrebbe impiegati per andare in fondo alla faccenda. Guardò l'ora. Era in ritardo. Incrociò le mani sul bordo del tavolo e sbuffò. Ernesto l'aveva chiamata un'ora prima assicurando che aveva trovato tutto ciò che aveva chiesto e Monica non poteva aspettare oltre. La brama di sapere la stava torturando.

Poco dopo lo vide entrare di gran carriera, con la sua consueta goffaggine, rischiando di urtare il tavolo dove sedeva una giovane coppia. Si scusò, poi cercò Monica con lo sguardo e si avvicinò, brandendo una cartelletta blu. "Scusa il ritardo, ho avuto problemi con la mia stampante."

"Non importa." tagliò corto la giovane. "Quindi hai trovato tutto?".

"Si, non è stato facile, ma è tutto qui, in questa cartelletta."

"Non deve essere stato facile. Sei stato bravissimo! Hai trovato tutte queste informazioni nel giro di poche ore."

Ernesto scosse la testa. "Rubare informazioni segrete è ciò che so fare meglio."

"Mi dispiace di averti ancora coinvolto..."

"Si, lo so che è pericoloso, ma ho scelto io di aiutarti. Te l'ho detto, me la caverò."

"Grazie." disse sorridendo Monica, la quale accarezzò la cartelletta, quasi contenesse il più prezioso dei tesori. Ernesto le lanciò una strana occhiata.

"Lo so che non sono affari miei, ma mi sento in dovere di dirtelo. Quella è roba che scotta. Stai molto attenta."

"Lo sarò. Ma devo assolutamente sapere."

"Pensi che possa aiutarti sapere?".

"Non lo so. Ma se una ragazza è scampata alle grinfie di Scoiattolo, voglio sapere come ha fatto."

"Ora si trova sotto protezione, con un'identità creata apposta per nasconderla." raccontò Ernesto, facendo spoiler sulla documentazione.

"Non voglio certo fare la stessa fine." affermò con decisione Monica. "Non verrò portata in un luogo cupo, lontano dalla famiglia e dagli amici. Voglio eliminare il problema alla radice."

Poco dopo si congedarono e Monica corse a casa, curiosa di aprire quel fascicolo. C'era una folta documentazione, ma a lei interessava solo sapere l'ubicazione del luogo in cui si sarebbe recata il giorno stesso. Come immaginavo, pensò la giovane, la quale aveva letto il nome della città sull'articolo on-line. Prima di partire, però, voleva mettere al corrente di ciò Andrea, che di certo l'avrebbe aiutata.

"Ho delle novità." disse Monica, senza nemmeno salutarlo.

"Di che si tratta?" volle sapere il fidanzato.

"Ricordi quando ho chiesto a quei detective se qualche ragazza si fosse salvata da Scoiattolo? Beh, hanno mentito. Una si è salvata e so anche dove l'hanno nascosta."

"Ah, si? E dove?".

"A Roma, dove viveva, ma in un luogo nascosto. E intendo andarci oggi stesso. Vieni con me?".

"Aspetta un attimo. Sei sicura che sia una cosa buona?".

Monica alzò un sopracciglio, non aspettandosi quella risposta "Cosa intendi dire?".

"Quella povera sventurata ne ha passate di tutti i colori. Ora, io non so come hai avuto queste informazioni, ma se vai da lei e quel pazzo ti segue, rischi di farla scoprire e la metteresti in pericolo."

"Hai ragione, non ci avevo pensato. Ma starò attenta. E poi non credo che mi seguirà fino in centro-Italia."

"Ne sei proprio certa? Senza considerare che poi quella donna potrebbe dire alla Polizia che sei passata da lei e allora finiresti nei guai."

La giovane sbuffò. "Senti, forse hai ragione, è pericoloso, ma sento che ci devo andare. E' istinto, chiamalo come vuoi, ma io andrò a Roma oggi stesso, con te o senza di te."

"Ti prego, Monica, usa la testa." la scongiurò Andrea. "Non fare cose di cui potresti pentirti. E lo dico perché ti amo."

"Se mi ami verresti con me." tagliò corto Monica, chiudendo la chiamata. Non rendendosi conto che il suo lato infantile e impulsivo fosse tornato prepotentemente, si limitò a preparare una piccola valigia, in cui mise solo l'indispensabile per passare massimo una notte fuori casa - in tempo per tornare per la vigilia di Natale -  al contempo lanciando insulti di fuoco al proprio fidanzato, che sentiva di odiare per non aver ricevuto il supporto che voleva. Lui non capisce, è così che devo fare.

Poi uscì di casa, prese la metropolitana e si recò nella Stazione Centrale di Milano, dove avrebbe preso un treno ad alta velocità, che l'avrebbe portata a Roma in poco meno di tre ore. Data l'alta stagione i prezzi dei biglietti erano alle stelle, ma Monica non badò a spese quella volta; nessuno le avrebbe impedito di compiere quel viaggio, tanto meno Andrea. Provava così tanta rabbia da essere convinta che non lo avrebbe mai perdonato.

Una volta salita sul proprio vagone, appoggiò le cuffie del suo mp3 alle orecchie e provò a rilassarsi con un po' di musica, godendosi il panorama dal finestrino e osservando in contatore del treno che rilevava una velocità di quasi 300 km orari. Ma la sua hit parade preferita non servì a distrarla dai suoi pensieri e al motivo di quel tragico viaggio.

In quel momento udì il cellulare vibrare. Era Andrea, che sicuramente voleva chiarire la situazione. Monica, tuttavia, non aveva intenzione di parlare e invece che limitarsi a non rispondere chiuse la chiamata, lasciando intendere di averlo fatto apposta. In seguito si sarebbe resa conto della scarsa lucidità delle sue azioni in quella giornata, ma sarebbe stato troppo tardi.

Verso metà del viaggio aprì il borsone e tirò fuori la cartelletta. Ernesto era stato impeccabile nella sua ricerca, capace di trovare non solo l'indirizzo, ma anche il nome e una fotografia della vittima scampata a Scoiattolo. Ilaria Verni, che ora aveva circa 32 anni e dalla foto traspariva quella che un tempo era stata una bellissima ragazza, dal viso angelico e dai capelli scuri e mossi, lunghi fin sotto le spalle. Chissà se le avrebbe raccontato ogni cosa.

Forse la risposta scese direttamente dal cielo, con la neve che apparve di fronte ai suoi occhi, candida e leggera, ma le ricordò come quel momento rappresentasse l'entrata in scena del suo vero incubo. Si guardò attorno, scrutando le facce dei passeggeri, ognuno intento negli affari propria. No, si disse Monica. Lui non è qui, non può avermi seguito. Devo smetterla di essere paranoica.

Finalmente il viaggiò finì e Monica giunse alla Stazione principale della Capitale, invasa dal nevischio. Si coprì il capo con il cappuccio della pesante giacca e prese in mano il foglio con l'indirizzo dell'abitazione, che si trovava in periferia. Chiese informazioni e dopo alcuni tentativi le spiegarono che c'era un autobus che portava in quella zona, ma era una sfacchinata di circa un'ora. "Nessun problema." assicurò la giovane. "Sono qui per questo."

Dopo qualche difficoltà trovò l'autobus, rischiando si salire su quello che portava dalla parte opposta. Si sedette al centro del mezzo, con il volto a pochi centimetri del finestrino. Non si trovava lì per una gita di piacere, ma voleva godersi lo spettacolo di una Roma avvolta dalla neve. Ci sarebbe tornata in futuro, quando tutta quella storia fosse finita, si disse. Forse anche con Andrea, se avesse trovato la forza di perdonarlo.

L'autobus uscì dalla stazione e attraversò per una buona mezz'ora la città, poi ne uscì del tutto, cambiando percorso e viaggiando verso la periferia, composta da campi innevati e villette isolate. Non sapeva come si chiamasse quella particolare zona ma, se la persona che stava cercando si trovava lì, un motivo c'era. Era il posto ideale per nascondersi da un pazzo omicida dal quale eri scampato fortunosamente.

A carrozza quasi vuota - segno che si stava per giungere al capolinea - Monica lesse i nomi delle fermate sul display che pendeva dal soffitto e quando adocchiò quello del luogo in cui doveva scendere, cliccò il pulsante relativo alla fermata. Scese e si mise alla ricerca dell'abitazione che le interessava, ma intuì che non avrebbe impiegato troppo tempo.

Erano poco meno di una decina, una serie di villette a schiera non troppo vistose, ma quella in cui si nascondeva Ilaria aveva una targhetta sul citofono che recitava Daniela Guizzo. Lo sapeva perché quella nuova identità risultava nelle informazioni che Ernesto le aveva fornito. Difatti, dopo una breve disamina, trovò la villetta. Era protetta da una piccola recinzione in ferro e un cancelletto aperto in modo imprudente.

Affondò gli stivaletti nella neve, provocando un rumore goffo che però non le causò alcuna ilarità. Avanzò verso la veranda, rendendosi conto che aveva smesso di nevicare. Tolse il cappuccio e salì due scalini, prima di fermarsi di fronte alla porta. In quel momento, le sue certezze vacillarono. E se Ilaria non vuole parlarmi? Magari mi caccerà via e questo viaggio sarà stato inutile. Scosse la testa e si fece coraggio. Oramai si trovava lì. Quindi, suonò il campanello e nella sua mente tornò a insinuarsi la paura.

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