Once upon a love: Back Down

By newtown56

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Secondo libro della serie skyline. Seguito di Once upon a dream. Sono passati mesi da quando Kim è andata via... More

"B."
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2. Natale
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''Once upon a story''

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By newtown56

B.

Mi ero decisamente rammollito.
Detestavo l'idea di passare una notte lontano da Kim, non averla vicino.
Ero geloso, pazzo di lei.

Cercavo di trattenermi ma il pensiero che qualcuno avrebbe posato i suoi occhi su di lei, coperta da uno di quei costumi striminziti che si era comprata, mi mandava su tutte le furie.

Andare alle terme senza di me?! sarebbe stata la prima e ultima volta!

Osservai Will con la coda dell'occhio, era ancora intento a mandare messaggi.

-Si può sapere con chi diavolo stai chattando da tre ore?- dissi.

Seguì un grugnito.
-Con forse Cassidy o Jaime, non ricordo- disse.

Che cazzo si era messo in testa.

-Io non ti capisco più- dissi.

Rise.

-Ei amico sei tu quello che é rincoglionito, vedrai giusto il tempo di sposarsi e passerá tutto.- continuò.

Avevo davvero un amico così cazzone.
Frenai.

-Pensi che dopo aver rischiato di perdere mio figlio, la mia donna, ed essere morto per migliaia di volte in quelle ore possa mai farmi passare l'amore che ho per loro? Ho fatto il cazzone per la maggior parte della mia vita e ne ho abbastanza. Sai Will credo che tu debba crescere. Torna in te prima che succeda qualcosa di irrimediabile.-

Ripartii.
Non avevo più voglia di sentire le sue cazzate.

Mancava poco all'arrivo e io e Will non ci eravamo scambiati più una parola.

-Ti chiedo solo di evitare di fare il cazzone davanti ai miei.-

Dissi prima di uscire dalla macchina.

Rivedere quella casa non era poi così doloroso.
Mi ricordava che nonostante tutto quello che fosse successo, avevo ancora mia Kim e Max, ero un uomo decisamente fortunato.

Presi la mia valigia e lasciai il bagagliaio aperto per dar modo a Will di prendere la sua.

-Ti aspetto dentro- dissi.

In giardino c'era la macchina di mio padre, parcheggiata piuttosto maldestramente.
Che avesse lasciato guidare Ashely?

-Mamma, Papá io e William siamo arrivati.-

Sentii un tintinnio di calici.
Mi fermai,poco dopo sentii William sbattermi contro la mia schiena.

-Che cazzo!- sbraitò.

La casa era piena di fiori bianchi.

-Ashely si é data al giardinaggio!- scherzò il coglione.

Lo guardai di traverso.

Lasciammo le valigie nell'atrio e ci dirigemmo verso la sala da pranzo.

Aprii le porte scorrevoli.

-Che ci fai qui?-

-Sorpresa!- disse una Kim sorridente inclinando leggermente il calice che aveva in mano.

-Brian ma quella non é la voce di Kim?- disse William dietro di me.

Passarono pochi secondi prima di vedere la rabbia negli occhi di Gail.

L'allegria era svanita dal suo volto.

-Ne sapevi qualcosa?- disse poi il mio amico.

Scossi la testa mentre continuavo a fissare divertito Kim, che avanzava verso di me.

Era stupenda nel suo vestito rosso.
Presi la sua testa tra le mie mani e mi persi in quegli occhi verdi, la mia casa.

La presi tra le mie braccia, sniffai il suo intenso profumo, prima di pretendere un contatto con le sue labbra.

-Iniziavi a mancarmi- dissi, lei sorrise e mi trascinò verso il tavolo.

-Così vi siete presi gioco di noi!- continuai, ma dall'espressione di Gail era chiaro che lei non ne sapesse nulla.

-Giá, dovrò ringraziare i tuoi- disse Kim.

Mi accomodai, ancora con la sua mano stretta tra le mie.

-Tu, quanto dovremmo aspettare prima di avere l'onore di averti al tavolo con noi?- disse Kim rivolgendosi a Will che era rimasto sulla soglia.

Contrariato Will si accomodò al tavolo, fissava Gail e il bicchiere che aveva in mano, ma non disse nulla.

******

Kim

Sicuramente Gail, stava pianificando come uccidermi. Non mi aveva ancora guardata, ma sentivo il suo odio.

La cena si svolse tra sguardi rancorosi e un silenzio tombale , che ben presto però avrei rotto.

-Se siete qui oggi è perché per me siete importanti, lo siete stati in momento brutti e so che lo sarete ancora di più nei momenti belli. Quindi per un attimo vi chiedo di lasciar perdere tutti i vostri problemi. Vi prego!-
Strinsi le mani di Will e Gail e li guardai entrambi negli occhi.

Non ero abituata a fare quelle cose ma per Brian lo avrei fatto questo ed altro.

Ispirai.

-Questa casa è stato il punto di partenza per le brutte cose che sono successe e vorrei sia anche il punto di arrivo di esse. Voglio che torni ad essere il magico luogo in cui quasi due anni fa mi hai chiesto di sposarti.- ispirai e guardai tremante Brian negli occhi.

Smeraldi in zaffiri.

Lui strinse la mia mano.

Dal suo sguardo vedevo che per lui andava bene così, che non voleva altro gli bastavo io.

Ma dovevo farlo, volevo farlo.
Sentivo il bisogno di farlo.

Con le lacrime che inondavano già i miei occhi,iniziai a parlare.

-Un giorno qualcuno mi disse "Le imperfezioni sono la nostra forza perché ci rendono umani", dopo tutto questo tempo ti dico che, con tutte le mie imperfezioni, il mio cuore capriccioso, la mia testa matta mi sono sempre sentita troppo umana ma mai forte. Questo prima che arrivassi tu, il mio punto fermo, la mia realtà, la mia forza, la mia casa. Nonostante il nostro essere perfettamente imperfetti abbiamo creato qualcosa di così perfetto come il nostro Max. E quindi oggi sono io che ti chiedo, di essere tua moglie e una famiglia anche per la legge, perché io e Max senza di te non sappiamo stare!-

Fiumi e fiumi di lacrime mi impedivano la vista, sentii le sue forti mani prendermi e tirarmi a se.

-Sh, lo sai che sono io quello che non sa stare senza voi.-

Prese il mio volto tra le sue mani e asciugò le mie lacrime prima di baciarmi teneramente.

Afferrai la busta che avevo preparato e l'allungai tremante verso di lui.

-Questa è per te-

Non sapevo se potesse fargli piacere.

- Non capisco- disse

-Montgomery & Val Moore- lesse

Sorrisi.
-Ho comprato un vigneto in California, il nostro vigneto e ho creato un nuovo marchio per la mia azienda. La nostra azienda.-

I suoi occhi brillavano.

-Kim sai che non dovevi farlo, volevo rovinarti fino a qualche mese fa.- disse.

Accarezzai la sua guancia ruvida.
-Zitto Brian e baciami!-

Sapevo quanto desiderasse avere un azienda di quel tipo.

Mi baciò come solo lui sapeva fare, con tutta la foga e l'ardore che caratterizzava la nostra storia e tutto quello che avevamo passato.

Si staccò e poggiò le sue labbra sulla mia fronte.

-Ti amo-

Lo ribaciai.

Mi voltai verso Gail che stava piangendo.

-Maledetti ormoni- si lasciò sfuggire.

Sorrisi.
William dietro era l'unico che sembrava essere rimasto indifferente.

Poi accadde.

La vita prese il sopravvento su tutte le altre forze.
Perché ci sono cose che non possono essere controllate, forze che non possono essere governate.

Brian poggió le sue mani sulle mie spalle. D'istinto guardai in basso.

-Gail ti si sono rotte le acque!-
Ai piedi della mia amica c'era una piccola pozza d'acqua.

La vidi perdere l'equilibrio ma non riuscii ad avvicinarmi. Mancava poco che cadesse quando Will la fermò impedendole di toccare terra.

-Gail respira!- urlai.

Dovevo respirare anche io se volevo evitare di farmi assalite dal panico.

-Brian tieni le chiavi della macchina dei tuoi vai e metti in moto- sbraitai.

Mancavano poco più di tre mesi al parto era troppo presto.

-Will porta Gail fuori- dissi.

Prima di uscire fuori presi il cellulare di Gail e la sua valigia, anche se non vi era niente che le potesse servire per il parto almeno avrebbe avuto qualcosa con cui cambiarsi.

Uscii fuori verso il fuoristrada.
Gail era avanti, madida di sudore, stava piangendo silenziosamente.

Will era inerme e Brian non avevo avuto il tempo di soffermarmi su di lui.

-Kim cazzo fa male, devo spingere!- urlò Gail.

-dobbiamo arrivare in ospedale, resisti- dissi.

Non devo farmi prendere dal panico.
Non devo farmi prendere dal panico.
Non devo farmi prendere dal panico.

-C'è una clinica a venti minuti di qui- disse poi Brian.

Ispirai.
-Accelera allora dobbiamo arrivare il prima possibile- dissi.

Dovevo restare calma.

Gail urlò e aumentò la frequenza del suo respiro.

-Oddio!-

Strinsi la tua mano.

-Gail resisti, sh tranquilla-

-3 ore dopo

-Perchè cazzo ancora non si sa niente!- sbraitò William mentre tirò un cazzotto al muro.

Alzai il viso verso di lui. Non aveva detto molto nelle ultime ore se non per chiedere più o meno educatamente informazioni ai vari medici.

Una volta entrati alla clinica Gail era stata portata quasi subito via.
Nella testa ho ancora le sue urla, che nonostante tutto erano tutte per Will.

-Calma Will vedrai che da un momento all'altro si saprà qualcosa.- dissi cercando di restare calma.

Brian prese la mia mano tra le sue e la strinse.

-Non ce la faccio a stare fermo qui, vado a chiedere informazioni-

Prima che potessimo aggiungere qualcosa era già andato.
Brian strinse la presa sulla mia mano e inspirò.

-Quasi quasi sono grato di non essere stato lì quando Max è nato- sussurrò

I suoi occhi erano scuri. Gli avevo raccontato di quanto fosse stata difficile la gravidanza prima e il parto poi, quello però che non si poteva raccontare erano le ansie e le paure dovute a quei momenti.
Le stesse che stavamo provando in quel momento.

Andrá tutto bene?
Gail?
Il bambino?

Poggiai la testa sulla sua spalla.

-Dicono che stanno cercando di calmare le contrazioni con antibiotici e vasosuprina. Ma il bambino non reagisce bene, stanno aspettando per fare il cesareo. - disse poi Will cadaverico.

Brian mi strinse tra le sue braccia.

-È tutta colpa mia-

-L'ho stressata troppo- continuò Will.

Mi liberai dall'abbraccio di Brian. -Vedrai che andrà tutto bene. - dissi.

-Siete i parenti di Abbigail Reyes?- chiese poi un'infermiera.

-Lui è il marito- risposi per lui.

La ragazza annuii.

Will era veramente stravolto.

-Bene mi segua.-

Will si asciugò gli occhi.

-infermiera ci può dire qualcosa, com'é la situazione?- chiesi.

Lei si fermò un attimo.
-Abbiamo ridotto le contrazioni, cerchiamo di prendere qualche ora di tempo, è ancora troppo presto per far nascere il bambino- disse.

-La ringrazio- mi accomodai.
Fissai le larghe spalle di Will scomparire dietro la porta.

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