Come To Me

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-Quand'ero bambina sognavo un futuro perfetto, fidanzata col ragazzo perfetto, vivere in un enorme villa, ave... More

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Epilogo
Nuova storia!
#1!
Eternamente grata
Revisione!
Gruppo whatsapp

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By -shoot-

Canzone del capitolo:
Mercy- Muse

La voce di Aaron risuonava nella mia testa ma non riuscivo a comprenderne le parole mentre ,alcune, si ripetevano sempre e fin troppo chiaramente, quelle di Cameron.

Lui sapeva che nascondevo qualcosa ed era deciso a scoprire cosa fosse.

"Joi, ci sei?" mi voltai verso il povero bruno che continuava a parlare senza che lo ascoltassi.

"Scusa, stavo pensando"

"L'ho notato, ti ho chiesto se stasera vorresti venire anche tu all'incontro"

"Non lo so"

"Fammi sapere" annuii e andai a vedere la tv sul divano di fianco a Cameron.

"Per che ora vai Cam?" chiese Aaron ad alta voce.

"Credo per le otto"

"Ok"

Cominciai a guardarlo sottecchi mentre era attento sul programma che trasmettevano, si morse il labbro inferiore rendendolo più rosso del normale, scossi la testa e mi concentrai sulla tv.

Si alzò e si chiuse in bagno, guardai l'orologio notando che erano già le sette, molto probabilmente si stava preparando.

"Aaron"

"Si?" alzò la testa dal libro che teneva tra le mani sistemandosi gli occhiali.

"Stasera vengo anch'io"

"Va bene"

Corsi in camera, presi dei vestiti e quando sentii il rumore del getto d'acqua finire mi appostai davanti alla porta del bagno aspettando che il signorino uscisse.

Lo fece dopo un po' vestito completamente di nero, come suo solito, mentre si portava all'indietro i capelli ancora umidi con il braccio tatuato.

"Dove devi andare?" chiese guardando i vestiti che stringevo al petto.

"Vengo anch'io all'incontro"

"Oh, bene" rispose aggrottando le sopracciglia e accennando un piccolo sorriso.

Rimase difronte a me nonostante avessimo terminato il discorso, non feci altro che ricambiare il suo sguardo mentre attentamente cercavo di distanziarmi.

Inclinò la testa a destra scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, trattenni il respiro finché la sua mano fredda rimase a contatto con la mia pelle.

Quando si rese conto cosa stesse facendo si schiarì la voce e tirò indietro la mano facendomi tornare a respirare.

"Devo andare" disse sorpassandomi.

Sospirai non comprendendo il suo comportamento e mi chiusi in bagno per prepararmi all'incontro.

"Sei pronta?"

"Sì" risposi prendendo il giubbotto di pelle e raggiungendo Aaron.

"Viene anche Nate?"

"No, aveva da fare"

"A quest'ora?" annuì e quando finimmo di scendere le scale chiuse l'enorme portone.

Quando entrammo nella Nissan sentii la differenza tra la sua auto e quella di Cameron, quella del riccio era intinta dal suo profumo.

Mi sentii stupida del fatto che i miei pensieri fossero rivolti sempre a lui così per smettere di pensare cambiai la canzone allo stereo e mi beai della voce calda e dolce di Dan Reynolds.

Non mi resi conto che eravamo arrivati fin quando Aaron non mi scosse la spalla, quando fummo fuori la macchina entrammo nel locale, di certo il proprietario in quei giorni guadagnava molto per tutte le persone che si presentavano.

Salutai l'uomo gentile dietro al bancone che ricambiò con un sorriso e Aaron mi guardò con espressione sorpresa, ormai ero diventata anch'io un cliente abituale.

Entrammo nella stanza piena di uomini che urlavano e si dimenavano, stranamente mi venne da fare un paragone con noi donne mentre ci accalchiamo in una svendita e, infondo, ci comportiamo allo stesso modo.

Aaron andò al bancone delle scommesse puntando su Cameron, il ragazzo dietro la scrivania improvvisata era più o meno della nostra età e quando mi notò guardarlo incurvò gli angoli della bocca in un ghigno malizioso.

Ma che vuole?

Gli risposi con un'occhiataccia mettendomi sotto braccio con Aaron.

Quando tutto fu pronto ci avvicinammo al ring tra strattoni e spinte, quando finalmente avemmo una visuale decente ci fermammo.

L'uomo col megafono salì su una sedia di legno pronto per annunciare gli sfidanti, accese il megafono facendo risuonare tra le casse l'orribile fischio che ne uscì inizialmente.

"Bene ubriaconi, ora il banco è chiuso e come sempre: non imbrogliate o vi amputo le dita delle mani" poco gentilmente continuò il suo discorso sull'imbrogliare e le conseguenze, dopodiché allungò un braccio alla sua sinistra.

"Oggi solo per voi ospiteremo una grande promessa di Las Vegas, campione di tutti i suoi incontri svolti nei locali più malfamati e deprimenti del paese, facciamo entrare Fred Callas!" la folla urlò e fischiò all'entrata del ragazzo, entrò sistemandosi il pantaloncino grigio osservando la folla con i suoi occhi chiari per poi scostare i capelli ramati.

"Ok, è l'ora del campione del posto, un ragazzo con talento che non smette mai di vincere, facciamo entrare Cameron Stone" allungò il braccio alla sua destra per annunciare la sua entrata.

Come sempre spuntò con la sua camminata mascolina e da dominatore, i ricci erano sempre ben ordinati anche in situazioni come queste e mi chiesi come facesse.

Indossava solo un pantaloncino nero e delle scarpe da ginnastica bianche, i tatuaggi in bianco e nero guizzavano a ogni suo movimento e quando alzò il braccio, che stavo studiando, per pulirsi il contorno della bocca portai attenzione ai suoi occhi attenti che splendevano sotto le luci delle lanterne rovinate.

Studiò l'intera folla corrugando le sopracciglia non trovando ciò che voleva ma appena notò me e Aaron rilassò i lineamenti tesi.

Suonarono la campanella e l'incontro cominciò, il ragazzo, Fred, cominciò a girare intorno Cameron studiando i suoi movimenti ma lui lo fermò scagliandogli un pugno nello stomaco.

Fred dopo essersi piegato per il dolore si alzò con un sorriso da pazzoide che mi fece salire dei brividi lungo la schiena.

Cameron tese la mascella irritato dalla sua reazione e scagliò un altro pugno alla sua mascella, il ragazzo continuò a ridere e pensai che fosse una sorta di masochista ma dopo esser stato fermo per del tempo tirò un calcio al ginocchio di Cameron facendolo accasciare e ringhiare, continuò tirandogli una ginocchiata ma tentando di scostarsi fu colpito sullo zigomo.

Strinsi la mano di Aaron in preda all'agitazione così forte da sussultare ma non la ritrasse capendo il motivo del mio gesto.

Cameron si rialzò stringendo lo strappo del guantone con la bocca, riuscivo a vedere la rabbia che gli ribolliva dentro.

Con agilità gli scagliò diversi pugni al volto, al ragazzo cominciarono a formarsi diversi lividi e tagli sul viso ma mentre stava per lanciare l'ennesimo pugno gli bloccò la mano e lo buttò a terra posizionandosi su di lui.

Lo riempì di pugni e mi portai le mani al volto per non vedere in che stato lo stava riducendo, Aaron ringhiò e quasi mi spaventai, per avere quella reazione stava andando davvero male.

"Merda Cam!" lo sentii gridare, quando scostai un po' le dita per intravedere la scena e una fitta mi colpì lo stomaco.

Cameron era ancora sotto il ragazzo che rideva come una sorta di psicopatico mentre lui riceveva serie di pugni e il volto ormai era pieno di lividi e sangue.

Iniziarono a riempirsi gli occhi di lacrime e la scena cominciò a sfocarsi ma quando il ragazzo si alzò e Cameron non si mosse mi si fermò il cuore.

Era questo ciò che provavano gli amici degli avversari sconfitti di Cameron? Era sbagliato esultare ogni volta che vinceva?

"Aaron ho paura" dissi flebilmente.

"Hey, non ti preoccupare, Cameron è forte" mi rassicurò togliendo una lacrima che non sapevo fosse scesa sulla mia guancia.

Cominciò il conto alla rovescia e chiusi gli occhi per non guardare.

"Cinque- quattro- tre- due.." un urlo a denti stretti rimbombò nella grande sala e quando aprii gli occhi per guardare la scena trovai Fred bloccato in un angolo mentre Cameron gli riempiva la faccia di botte con furia.

Andava così veloce che era difficile anche seguirlo e quando gliene scagliò un ultimo con forza ardita il volto del ragazzo ormai fu quasi irriconoscibile e ,senza sensi, smise di muoversi.

Iniziarono il conto alla rovescia ma il ragazzo non si alzò e dichiararono ancora una volta Cameron vincitore.

Sapevo che era brutto nei confronti delle persone che ora si trovavano nel mio precedente stato ma un sospiro di sollievo mi uscì a fior di labbra e saltai su Aaron che stringendomi a sé esultò.

Appena la folla diminuì andammo a ritirare la vincita e ci avviammo nello spogliatoio dove Cameron andava dopo ogni incontro.

Appena aprimmo la porta in alluminio lo trovammo seduto su una panca mentre teneva la testa all'indietro poggiata al muro.

Quando osservai il petto imperlato di sudore e pieno di lividi arricciai il naso ma quando alzò lo sguardo per guardarci mi mancò il respiro.

Perdeva sangue dal sopracciglio e dalle labbra, il volto era pieno di lividi viola scuro e lo zigomo destro, come la mascella, riportava un enorme livido nero.

Mi precipitai verso di lui preoccupata e alzando gli occhi al cielo abbassò lo sguardo e poggiò i gomiti sulle ginocchia.

"Aaron, vai a chiedere al barista del ghiaccio" lui annuì e chiuse la porta.

M'inginocchiai vicino le sue gambe in modo da poter vedere il suo viso puntato sul pavimento.

Gli presi delicatamente il mento girandogli il volto per osservare meglio le ferite e non scostandosi dal mio tocco mi lasciò vedere.

Gli sfiorai delicatamente lo zigomo e socchiuse gli occhi.

"Scusa" non rispose ma alzò lo sguardo per guardarmi.

Aaron tornò di fretta con il ghiaccio e imprecò sottovoce.

"Quello stupido pezzente non mi ha dato duecento pezzi, tornò subito, vado a sistemare le cose e ce ne andiamo"

"Aaron, non picchiarlo per favore" annuì ridendo per poi lasciare la stanza.

Presi il ghiaccio avvolto nello staccio e lo poggiai delicatamente sulla sua mascella.

Scostai una ciocca di capelli umida dai suoi occhi e sorrisi, lui continuò a guardare ogni centimetro del mio voltò e sospirò.

"Grazie".

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