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By september199six

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ยซLo faccio perchรฉ io ero come loro.ยป Cover / logaphile Trailer / @-Niaas : https://www.youtube.com/w... More

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epilogue
ANNUNCIO

fortyfive

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By september199six

[We might fall — Ryan Star]

🌹 A R I E L 🌹

Le mie gambe si muovono così velocemente da farmi male, ma non mi importa.

Attraversiamo gli ampi corridoi travolgendo qualsiasi cosa, qualsiasi persona. Inizialmente mi scusavo, poi ho smesso di farlo. Il mio respiro è veloce come lo è stato poche volte; i battiti del mio cuore accelerano ad ogni passo che mi porterà da lui.

Liam e Todd sono dietro di me e mi seguono mentre sento la terra sgretolarsi sotto i miei piedi dopo il mio passaggio. È come se intorno a me non ci fosse niente, se non il vuoto; un precipizio da cui non so se sono pronta a lanciarmi. È come se tutto si stesse dissolvendo e io stessi correndo per riuscire a recuperare e a mettere insieme i pezzi di un puzzle che è stato distrutto troppe volte.

«Ariel!» sento Liam chiamarmi, ma non mi volto. Ho soltanto bisogno di raggiungere mio padre. Ho bisogno di sapere cosa sta succedendo.

Svolto l'ennesimo angolo e la sua figura si costruisce davanti ai miei occhi. I miei passi si arrestano, mentre lui si rende conto della mia presenza. Mi raggiunge e avvolge le braccia intorno a me, accarezzandomi i capelli. Mi allontano di scatto da lui.

«Papà», esigo, la voce strozzata e la gola secca, arida.

Mio padre mi guarda: sta per dirmi qualcosa con quel suo sguardo compassionevole, quando i suoi occhi si spostano alle mie spalle e le sue braccia scivolano via dal mio corpo.

«Todd», sussurra, spostandosi da me.

«Papà!» urla Todd correndo verso di lui. Robert si abbassa e lo prende tra le braccia, avvolgendo il suo corpo e stringendolo a sé.

Liam è dietro di loro, un piccolo sorriso è sulle sue labbra. Alcune lacrime scorrono sul volto di mio fratello, e anche se non posso vederlo, sono sicura che mio padre sta provando lo stesso.

Se questo fosse un altro momento, me lo starei vivendo pienamente insieme a loro. Ma non è questo. E la sensazione che sentivo dentro non ha fatto altro che amplificarsi.

Mio padre alla fine si solleva, continuando a tenere Todd con lui. Come se mi avesse sentito torna a voltarsi e a guardare me.

«È al piano di sopra», dice, e non c'è bisogno che mi dica di chi sta parlando. «Ha bisogno di te.»

Guardo Liam e lui annuisce, e senza esitare ancora raggiungo le scale alla fine del corridoio. Le mie gambe sembrano voler cedere mentre mi fermo per essere sicura di dove stia andando. Alla fine della rampa attraverso le porte d'emergenza ed esco sul corridoio del piano; continuo a muovermi come se andasse della mia esistenza, della mia sopravvivenza.

Il cuore continua a battermi così forte che mi manca il respiro, e ansimi lasciano la mia bocca quando riesco a trovarlo.

Mi fermo a guardarlo, convincendomi che la sua immagine non sia soltanto impressa come un'illusione nella mia mente, mentre il mio corpo continua a tremare insieme al mio cuore.

Harry è seduto sul pavimento; la schiena e la testa poggiate contro la parete dietro di lui. Una gamba è distesa mentre l'altra è piegata contro il suo petto. Tiene gli occhi chiusi e le braccia incrociate debolmente.

Resto ancora ferma a guardarlo, non riuscendo a fare altro.

È lui a voltarsi, e i nostri sguardi si incrociano come se si fossero cercati per troppo senza riuscire mai a trovarsi. Adesso l'hanno fatto; io ho trovato lui e lui ha trovato me. Sarà sempre, inevitabilmente così.

I suoi occhi verdi si spostano brevemente sul mio corpo, prima di tornare sul mio volto. Passano soltanto alcuni istanti, ma l'intensità e la fiducia con cui ci guardiamo li fa sembrare più di quello che in realtà sono.

Come se si convincesse del fatto che io sia davvero davanti a lui si alza, fermandosi ed esitando, ma non lasciandomi mai andare.

E come se io non potessi aspettare un frammento di secondo di più, attraverso il corridoio per correre poi verso di lui, che senza più alcuna esitazione viene verso di me e mi avvolge con le sue braccia, che stringono il mio corpo con decisione e come non hanno mai fatto. Prende poi il mio volto tra le sue mani, sfregando le dita sulle mie guance.

«Sei tornata da me», sussurra, e mentre lo guardo mi rendo conto di quanto sembri esausto in questo momento.

«Sapevi che l'avrei fatto», replico a bassa voce, prima che lui mi osservi ancora una volta, e prima che posi le sue labbra sulle mie dopo troppo tempo.

Il suo tocco è dolce, e infiamma e accede ogni singola fibra del mio corpo. Le sue labbra si muovono lentamente contro le mie mentre le sue mani sono ancora ai lati del mio volto, come se non volesse più lasciarmi andare.

E per la prima volta io voglio che lui non lo faccia. In realtà l'ho sempre voluto, ma non ho mai voluto ammetterlo.

Per la prima volta non ho paura di qualcuno che possa vederci o che possa giudicarci. Voglio soltanto lasciarmi andare a lui, perchè so che mi terrà al sicuro.

Una mia mano finisce tra i suoi capelli e le sue scivolano sulla mia vita, mentre mi tiene stretta contro il suo corpo.

Harry amplifica il bacio, rendendolo una promessa di quello che proviamo l'uno per l'altra ma che non riusciamo ancora a pronunciare.

E non abbiamo bisogno delle parole, basta questo.

Quando le nostre labbra si allontanano lui appoggia la fronte contro la mia. I miei occhi sono ancora chiusi, perchè credo ancora che tutto questo non possa essere reale. Ma la tentazione di guardare i suoi occhi verdi per poterci annegare è forte e intensa, e non riesco a resisterle.

«Non scappare più da me», mormora. Il suo respiro contro le mie labbra.

«Mi dispiace», gli rispondo, non essendo sicura di riuscire a promettergli di non farlo. Anche se non è da lui che scappo, quanto da me stessa.

Un piccolo sorriso si forma sulle sue labbra. «Quando sei tornata?»

«Meno di un'ora fa», dico. «Mio padre non era a casa, e quando l'ho chiamato per dirglielo lui mi ha chiesto di venire qui.»

Lo guardo per cercare una risposta, ma lui non sembra ancora pronto a darmela.

«Non mi ha detto cosa stava succedendo, soltanto che dovevo farlo. Sentivo che c'era qualcosa, e non sono neanche sicura di come sia riuscita ad arrivare qui.»

Le sue mani tornano sul mio volto, che racchiude tra di esse. I suoi occhi sembrano studiare ogni mio singolo particolare o dettaglio, per poi non lasciarlo più andare.

«Mi sei mancata come l'aria», dice, ed è come se riuscissi a sentire i pezzi del mio cuore muoversi dentro di me per ritornare insieme.

Riporto entrambe le mani tra i suoi capelli e lo attiro a me. Le sue braccia mi nascondono e mi proteggono da tutto ciò che continua a muoversi intorno a noi, ma a cui entrambi non facciamo caso.

Ho la testa poggiata contro il suo petto mentre respiro il profumo della sua colonia, che quasi mi avvelena e mi intossica per ciò che mi fa provare.

Mi allontano poi lentamente da lui, sollevando lo sguardo e portandolo sul suo volto.

«Harry, ho bisogno di sapere», sussurro, e so che lui sta combattendo con se stesso per riuscire a parlarmi come avrebbe già dovuto fare.

La sua mascella si tende e le sue labbra sono chiuse in una linea sottile, gli occhi che lasciano andare i miei per la prima volta da quando si sono ritrovati.

Harry fa scivolare le mani sulle mie, e intreccia le nostre dita, prima di mormorare «Vieni», e portarmi ad attraversare il corridoio insieme a lui, fino a raggiungere la fila di sedie posta contro la parete.

Non c'è nessuno, siamo soltanto noi, e non so neanche in che reparto ci troviamo. Ero così travolta da quello che stavo provando — dopo così tanto a evitare di permettere a me stessa di provarlo — da non rendermene conto.

Mi siedo accanto a lui, le sue dita ancora intorno alle mie. Poggia entrambe le nostre mani sulla sua gamba e le osserva, prima di sospirare.

Io non aggiungo altro, aspetto soltanto che lui sia pronto per parlarmene. Spero che riesca a farlo prima che il mio cuore ceda all'interno del mio petto.

Quando riporta lo sguardo nel mio i suoi occhi sono umidi e velati dalle lacrime. Io lo guardo e il cuore mi fa male, mentre mi avvicino ancora di più a lui e posando l'altra mia mano sulla sua — sulle nostre.

Harry chiude gli occhi per un breve istante e sospira.

«Lì dentro», dice, voltandosi per indicarmi una grande porta di fronte a noi a cui è vietato l'accesso. La sua voce è roca e bassa, attraversata dal dolore.

«È dove dovrei essere io», sostiene, continuando a guardare quella porta come se volesse far sembrare le sue parole più vere.

«Cosa vuoi dire?», gli domando, la voce piccola e bassa per quello che potrebbe venire dopo.

Lui sospira ancora una volta, e questa mi risponde con lo sguardo basso, fermo sulle sue dita che si muovono sul dorso della mia mano.

«Andrew è chiuso lì dentro da undici ore», dichiara e le mie labbra si dischiudono, mentre tento di tenere insieme i miei pezzi e quelli di Harry.

Improvvisamente lascia la mia mano e si alza velocemente, passandosi una mano tra i capelli.

«È lì dentro da undici fottute ore quando dovrei esserci io», quasi urla, la voce strozzata e l'anima distrutta.

«Harry, di cosa stai parlando?» m alzo anch'io, ma resto ferma, come se non riuscissi a muovermi.

I suoi pugni battono entrambi contro il muro su cui si appoggia lasciando andare la testa in avanti e mostrando i segni dei dolore che ha dovuto combattere da solo in questi giorni e che io non riesco ancora ad immaginare.

Sollevo lentamente una mano e la porto sul suo braccio, piegato ancora contro la parete. Non riesco a vedere ogni contorno del suo volto: è nascosto da alcune ciocche dei suoi capelli.

«Di niente», sostiene, senza voltarsi e guardarmi.

Lascio cadere la mia mano, ma non spostando gli occhi dal suo corpo. Lui non fa altro.

«No, Harry», scatto, la voce decisa e alimentata da quello che sto provando in questo momento.

Aspetto che lui si volti ancora, ma non lo fa.

«Non puoi dirmi che non c'è niente quando chiaramente c'è qualcosa!» Sto urlando, ma non mi importa.

Non può farlo. Non può ignorarmi in questo modo dopo tutto quanto.

Harry continua a non reagire nel modo in cui dovrebbe. Solleva soltanto leggermente la testa, ma non abbastanza perchè io riesca a vedere il suo volto.

«Devi andartene, Ariel», afferma poi, posando lo sguardo sulla parete davanti a sé e su cui è ancora poggiato. I suoi occhi sono vuoti e pieni allo stesso tempo; riesco a rendermene conto anche se non mi guarda.

Mi chiedo quanto ancora il mio cuore riuscirà a sostenere. Per quanto ancora riuscirà a frammentarsi senza più avere alcuna possibilità di ricomporsi.

🌹🌹🌹

Preparatevi, è quasi il momento [💔]

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