𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓𝐁𝐔𝐑𝐍, percy...

By -goosebumpss

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❛ ti fidi di me? ❜ ❛ come potrei non fidarmi? ❜ ▬▬▬▬▬▬▬▬ ⚔️ ⋆ ˚。⋆౨ৎ percy jackson and the olympians - book... More

𝐁𝐄𝐅𝐎𝐑𝐄 𝐒𝐓𝐀𝐑𝐓𝐈𝐍𝐆
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𝐒𝐄𝐐𝐔𝐄𝐋

xxiii

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By -goosebumpss

- ̥۪͙۪˚┊❛ chapter twenty-three ❜┊˚ ̥۪͙۪◌
𝙪𝙣'𝙖𝙢𝙞𝙘𝙖 𝙘𝙞 𝙙𝙞𝙘𝙚 𝙖𝙙𝙙𝙞𝙤

⸻ ✧ ⸻

𝐇𝐀𝐑𝐏𝐄𝐑

Atterrammo nel parco di Crissy Field dopo il crepuscolo.

Non appena il dottor Chase scese dal suo biplano, Annabeth corse ad abbracciarlo.

«Papà! Hai volato... hai sparato... oh, santi numi! È stata la cosa più stupefacente che abbia mai visto».

Suo padre arrossì.

«Beh, me la sono cavata bene per un mortale di mezza età, suppongo»

«Ma le pallottole di bronzo celeste! Come te le sei procurate?»

«Ah, beh. Avevi lasciato un bel mucchietto di armi da mezzosangue in camera tua, in Virginia, l'ultima volta che sei... partita».

Annabeth abbassò lo sguardo, imbarazzata. Notai che il dottor Chase era stato molto attento a non dire "scappata".

«Così ho deciso di provare a fonderne qualcuna per fabbricare l'involucro delle pallottole» continuò «Solo un piccolo esperimento».

Lo disse come se non fosse niente di speciale, ma aveva uno scintillio negli occhi. A un tratto riuscii a capire come mai Atena, la dea delle arti e della sapienza, avesse avuto un debole per lui. In fondo, era uno scienziato pazzo coi fiocchi.

«Papà...» Annabeth esitò.

«Annabeth, Harper, Percy» ci interruppe Talia.

Aveva un tono urgente. Lei e Artemide erano inginocchiate al fianco di Zoe, fasciandole le ferite.

Io, Percy e Annabeth corremmo ad aiutarle - io sostenuta dal braccio di Percy -, ma non c'era più molto da fare. Non avevamo nettare né ambrosia. Le medicine comuni non avrebbero funzionato.

Era buio, eppure riuscivo a vedere che Zoe non aveva un bell'aspetto. Tremava, e il fievole bagliore che di solito la circondava si stava spegnendo.

«Non può curarla con la magia?» chiese il ragazzo ad Artemide «Sì, insomma... lei è una dea».

Artemide sembrò turbata.

«La vita è una cosa fragile, Percy. Se le Parche decidono di tagliare il filo, non c'è molto che io possa fare. Ma ci posso provare».

Fece per posare la mano sul fianco di Zoe, ma lei la prese per il polso. Guardò la dea negli occhi, e in qualche modo si compresero.

«Ti... ti ho servita bene, mia signora?» sussurrò Zoe.

«Con grande onore» rispose Artemide, piano «La migliore delle mie attendenti».

Il volto di Zoe si rilassò.

«Riposo. Finalmente»

«Posso provare a guarirti dal veleno, mia prode».

Ma, in quell'istante, capii che non era soltanto il veleno a ucciderla. Era l'ultimo colpo di suo padre. Zoe aveva sempre saputo che la profezia dell'Oracolo riguardava lei: era destinata a perire per mano di un genitore. Eppure, aveva accettato lo stesso l'impresa. Aveva scelto di salvare me, e la furia di Atlante le aveva spezzato qualcosa dentro.

Posò il suo sguardo su di me, sorridendo.

«Mi dispiace per il nostro primo incontro» ammise «Sono stata troppo dura»

«Va bene così» scossi la testa «Ero piccola per capire. E non volevo allontanarmi da... da mia sorella».

Mi morsi la voce in gola.

«Saresti stata un'ottima cacciatrice» disse infine.

Poi, vide Talia e le prese la mano.

«Mi dispiace per le nostre liti» disse «Avremmo potuto essere amiche»

«È colpa mia» rispose Talia, strizzando forte gli occhi «Avevi ragione su Luke, sugli eroi, sui maschi... su tutto»

«Forse non su tutti gli eroi» mormorò Zoe.

Sorrise debolmente.

«Hai ancora la spada, Percy?».

Lui le portò Vortice e gliela mise in mano. Lei la strinse con soddisfazione.

«Hai detto la verità, Percy Jackson. Tu non sei affatto come... come Ercole. Sono onorata che tu abbia questa spada».

Un brivido la scosse per tutto il corpo.

«Zoe...» disse lui.

«Le stelle» bisbigliò «Riesco di nuovo a vedere le stelle, mia signora».

Una lacrima scorreva lungo la guancia di Artemide.

«Sì, mia prode. Stanotte sono splendide»

«Le stelle» ripeté Zoe, gli occhi fissi sul cielo notturno.

E non si mosse più.

Talia chinò il capo. Annabeth inghiottì un singhiozzo, e suo padre le mise una mano sulle spalle. Il dovetti mordermi il labbro inferiore per non piangere, impedendo a me stessa di lasciarmi sfuggire anche solo una lacrima.

Osservai Artemide portare le mani chiuse a coppa sopra la bocca di Zoe e pronunciare qualche parola in greco antico. Un soffio di fumo argenteo esalò dalle labbra di Zoe e la dea lo raccolse nel palmo. Il corpo di Zoe tremolò e scomparve.

Artemide si alzò, pronunciò una sorta di benedizione, alitò nella mano chiusa e la aprì verso il cielo. La polvere argentata volò in alto, scintillando, e svanì.

Per un attimo non vidi nulla di diverso.

Poi Annabeth trasalì.

Scrutando il cielo, notai che le stelle adesso erano più luminose. Formavano un disegno che non avevo mai notato prima – una costellazione luccicante, che somigliava molto alla figura di una ragazza – una ragazza con un arco, che correva per il cielo.

«Che il mondo ti onori, mia Cacciatrice» disse Artemide «Vivi per sempre nelle stelle».

⸻ ✧ ⸻

Non fu facile dirsi addio.

Tuoni e fulmini stavano ancora ribollendo sopra il Monte Tamalpais, a nord. Artemide era così turbata da emanare scintille d'argento. La cosa mi rendeva nervosa, perché se all'improvviso avesse perso il controllo e fosse comparsa nella sua piena forma divina, ci saremmo disintegrati nel guardarla.

«Devo salire subito sull'Olimpo» ci disse «Non sarò in grado di portarvi con me, ma vi manderò un aiuto».

La dea posò una mano sulla spalla di Annabeth.

«Sei molto coraggiosa, mia cara. Farai quello che è giusto».

Scrutò Talia con aria interrogativa, come se non fosse sicura di come comportarsi con quella giovane figlia di Zeus. Talia sembrava riluttante ad alzare gli occhi, ma qualcosa la spinse a farlo e a sostenere lo sguardo della dea.

Non sapevo cosa si fossero trasmesse, ma l'espressione di Artemide si addolcì, impietosita. Quindi si voltò verso di me.

«Sei più forte di quanto credessi, semidea» disse «E non intendo solo la forza fisica».

Io le sorrisi, anche se il peso della morte di Zoe ancora mi schiacciava.

Infine, la dea si voltò verso Percy.

«Hai agito bene» dichiarò «Per essere un uomo».

Salì sul suo carro, che cominciò a luccicare. Noi distogliemmo gli occhi. Ci fu un lampo d'argento, e la dea svanì.

«Beh» sospirò il dottor Chase «Davvero impressionante. Anche se devo ammettere che preferisco ancora Atena».

Annabeth si voltò a guardarlo.

«Papà, mi... mi dispiace che...»

«Sssh» la abbracciò «Fa' quello che devi, mia cara. So che tutto questo non è facile per te».

Gli tremava un po' la voce, ma le rivolse un sorriso coraggioso.

Poi udii il battito frusciante di grandi ali. Tre pegasi sbucarono dalla nebbia: due cavalli alati bianchi e uno completamente nero.

«Blackjack!» esclamò Percy.

Sorrisi quando intravidi anche Guido, il pegaso che cavalcavo puntualmente al Campo Mezzosangue.

«È stata dura» ammise Percy.

Io mi accigliai.

Blackjack lo scrutò con preoccupazione, poi studiò il dottor Chase, Talia, Annabeth e me.

«Naa» disse Percy «Sono miei amici. Dobbiamo arrivare sull'Olimpo, alla svelta»

«Ma sta parlando da solo?» chiesi ad Annabeth.

«Credo stia parlando i pegasi» fece lei in risposta.

«Speriamo» dissi.

Percy, poi, assicurò che il padre di Annabeth non sarebbe venuto con noi sull'Olimpo.

Il professore stava fissando i pegasi a bocca aperta.

«Affascinante» esclamò «Che manovrabilità! Come fa l'apertura alare a compensare il peso del corpo del cavallo, mi chiedo?».

Blackjack piegò la testa di lato.

«Diamine, se gli inglesi avessero avuto questi pegasi in Crimea» continuò il dottor Chase «La carica della brigata leggera...»

«Papà!» lo interruppe Annabeth.

Il dottor Chase strizzò le palpebre. Guardò la figlia e riuscì a mettere insieme un sorriso.

«Scusami, cara. So che dovete andare».

Le diede un ultimo e goffo abbraccio. Quando lei si voltò per salire in groppa al pegaso Guido, suo padre la chiamò:
«Annabeth. Lo so... lo so che San Francisco è un posto pericoloso per te. Ma ti prego di ricordare che qui da noi avrai sempre una casa. Ti terremo al sicuro».

Annabeth non rispose, ma aveva gli occhi rossi quando distolse lo sguardo. Il dottor Chase fece per aggiungere qualcosa, poi sembrò ripensarci. Sollevò una mano e si allontanò con passo stanco nel parco buio.

Mi avvicinai alla bionda.

«Sono contenta per te, Betty» ammisi.

«Dici che dovrei...?»

«Pensaci» risposi solo.

«Harper» mi chiamò Percy.

Ad Annabeth spuntò un piccolo sorriso sulle labbra.

«Che fai, non vai?» mi domandò.

Io ridacchiai, ma poi le diedi le spalle e mi diressi verso il ragazzo.

«Percy» dissi.

«Vieni con me su Blackjack?» chiese, un po' titubante.

«Solo se prometti di non buttarmi giù»

«Mh...» lui fece finta di pensarci.

Gli tirai uno schiaffo sulla testa, schioccando la lingua sul palato.

«Questo era per averci pensato sul serio» dissi.

«Stavo scherzando!» si lamentò lui.

«Ci pensavi prima»

Allora il ragazzo montò a cavallo e poi mi diede una mano a salire. Mi posizionai alle sue spalle, circondandogli il busto con le braccia.

Controllammo che anche le altre fossero in sella e insieme sorvolammo la baia, puntando verso le colline orientali. Ben presto San Francisco non fu che una scintillante falce di luna alle nostre spalle, con qualche lampo di fulmini a nord.

⸻ ✧ ⸻

Talia era talmente esausta che si addormentò in groppa a Timballo. Doveva proprio essere sfinita per dormire in aria nonostante le vertigini, ma non avrebbe avuto comunque molto da preoccuparsi. Il suo pegaso volava con destrezza, cambiando ogni tanto posizione per assicurarsi che lei restasse al sicuro sulla sua groppa.

Noi e Annabeth volavamo fianco a fianco.

«Tuo padre sembra in gamba» le dissi lui.

Era buio per vedere la sua espressione. Si voltò a guardare indietro, anche se ormai avevamo superato la California da un pezzo.

«Immagino di sì» rispose «Litighiamo da così tanti anni»

«Già, me l'hai raccontato»

«Pensi che ti abbia mentito?».

Li ascoltai mentre battibeccavano.

Sembravano proprio in sintonia. Questo pensiero mi strinse il cuore in una morsa dolorosa, che io provai ad ignorare.

«Non ho detto questo. Solo che... sembra un tipo a posto. Anche la tua matrigna non è male. Forse... ehm, sono migliorati dall'ultima volta che li hai visti».

Lei esitò.

«Sono ancora a San Francisco, Percy. Non posso vivere così lontana dal campo»

«E perché no?» chiesi io «Non perdere questa possibilità, Annabeth. Io ucciderei per avere un'occasione del genere...».

Nascosi il viso nel giubbino di Percy, mentre l'aria fredda mi colpiva le gote già rosse.

«Allora cosa farai, adesso?» chiese Percy ad Annabeth.

Sorvolammo una città, un'isola di luci in mezzo al buio. Ci sfrecciò accanto così in fretta che era come stare in aereo.

«Non lo so» ammise lei «Ma grazie per avermi salvata, ragazzi»

«Hey, non c'è di che. Siamo amici»

«Non avete creduto che fossi morta?»

«Nemmeno per un attimo» ammisi.

Lei esitò.

«Neanche Luke è morto. Cioè... no, non ci credo».

La guardai, stupita. Non sapevo se stesse crollando per lo stress.

«Annabeth, quella caduta era parecchio brutta. È impossibile che...» iniziò Percy.

«Non è morto» insistette lei «Lo so. Nello stesso modo in cui voi lo sapevate di me».

Il paragone non mi rese troppo contenta.

Le città ci sfrecciavano accanto ancora più veloci, adesso, isole di luce molto fitte, finché tutto il paesaggio non divenne un tappeto scintillante. L'alba era vicina. Il cielo orientale stava diventando grigio. E poco più avanti, un intenso bagliore color avorio si stendeva davanti a noi: le luci di New York.

«Voi non mi credete sul conto di Luke» disse Annabeth «Ma lo rivedremo. È nei guai, ragazzi. È sotto l'incantesimo di Crono».

Non avevo voglia di litigare, però la capivo. Come per Talia, Luke era stato la famiglia di Annabeth per tanto tempo. E se lei voleva sperare che lui fosse vivo, io glielo avrei lasciato credere, nonostante non le facesse bene.

Ognuno affrontava il dolore in modo diverso.

Poi sarebbe arrivato il momento in cui anche lei si sarebbe resa conto di che verme era Luke.

«Eccolo».

Era la voce di Talia. Si era svegliata e puntava il dito verso Manhattan, che stava rapidamente entrando nella visuale.

«È cominciato»

«Che cosa?» domandò Percy.

Guardai nella direzione che stava indicando. In alto, sopra l'Empire State Building, l'Olimpo era un'isola di luce a sé, una montagna fluttuante che risplendeva di torce e bracieri, di palazzi di marmo bianco che scintillavano nell'aria del primo mattino.

«Il solstizio d'inverno» rispose Talia «Il Consiglio degli dei».

⸻ ✧ ⸻

˗ˏˋ ꒰ 𝙖𝙪𝙩𝙝𝙤𝙧'𝙨 𝙣𝙤𝙩𝙚 !

Giuro, mi è bastato scrivere la scena di Zoe che mi sono messa a frignare come una bambina😭

E mi basta che Harp e Percy si sfiorino che mi metto a urlare😁

Spero che il capitolo vi sia piaciuto <3

Ci sentiamo presto ❥ sofi

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