𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓𝐁𝐔𝐑𝐍, percy...

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❛ ti fidi di me? ❜ ❛ come potrei non fidarmi? ❜ ▬▬▬▬▬▬▬▬ ⚔️ ⋆ ˚。⋆౨ৎ percy jackson and the olympians - book... Více

𝐁𝐄𝐅𝐎𝐑𝐄 𝐒𝐓𝐀𝐑𝐓𝐈𝐍𝐆
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𝐒𝐄𝐐𝐔𝐄𝐋

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- ̥۪͙۪˚┊❛ chapter five ❜┊˚ ̥۪͙۪◌
𝙝𝙤 𝙗𝙞𝙨𝙤𝙜𝙣𝙤 𝙙𝙞 𝙡𝙚𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙙𝙞 𝙜𝙪𝙞𝙙𝙖

⸻ ✧ ⸻

𝐇𝐀𝐑𝐏𝐄𝐑

Artemide ci assicurò che l'alba era vicina, anche se a me non sembrava proprio. Era più freddo, buio e nevoso che mai.

In cima alla collina, le finestre di Westover Hall erano tutte spente.

Mi chiesi se gli insegnanti avessero già notato la sparizione dei fratelli Di Angelo e del dottor Thorn. Non volevo trovarmi nei paraggi quando sarebbe successo. Con la fortuna che avevamo (soprattutto quella di Percy) l'unico nome che la professoressa Jessett avrebbe ricordato sarebbe stato "Percy Jackson" o "Harper La Rue" e saremmo stato bersagli di una caccia all'uomo su scala nazionale... di nuovo.

Le Cacciatrici smontarono il campo con la rapidità con cui lo avevano allestito.

Io rimasi là ferma a rabbrividire nella neve (a differenza delle Cacciatrici, che non sembravano per niente infastidite dal freddo), mentre Artemide teneva gli occhi puntati verso oriente, come in attesa di qualcosa.

Mi avevano dato un piumino in più da mettermi addosso, dato che tremavo peggio di una foglia. Almeno, non mi faceva più male il fianco.

Bianca si era seduta in disparte a parlare con Nico. Dalla faccia scura del ragazzino, intuii che gli stesse spiegando la sua decisione. Non potevo fare a meno di pensare quanto fosse egoistico abbandonare il fratello in quel modo. Non approvavo affatto la sua scelta, l'aveva fatta pensando solo a sé stessa.

Talia e Grover si strinsero intorno a me e Percy, ansiosi di sapere che cosa fosse successo durante la nostra udienza con la dea.

Quando glielo dicemmo, Grover impallidì.

«L'ultima volta che le Cacciatrici hanno fatto visita al campo, non è andata molto bene»

«Come hanno fatto ad arrivare quassù?» chiese Percy «Insomma, sono sbucate fuori dal nulla»

«E Bianca si è unita a loro» aggiunse Talia, disgustata «È tutta colpa di Zoe. Quella montata, quella buona a...»

«Come biasimarla?» la interruppe Grover «L'eternità con Artemide?» fece un sospirone.

Talia alzò gli occhi al cielo.

«Datti una svegliata, Grover» gli tirai una spallata.

«Satiri. Siete tutti cotti di Artemide. Non capite che non sarete mai ricambiati?» fece la figlia di Zeus.

«Ma è così... amante della natura» replicò lui in tono svenevole.

«Sei proprio fuori» ribatté Talia.

«Fuori come una stella che splende nel cielo, sì» ammise lui con voce sognante.

Mi portai due dita davanti alla bocca, facendo finta di vomitare e facendo ridere gli altri, eccetto il satiro, che assunse un'espressione offesa.

⸻ ✧ ⸻

Alla fine il cielo cominciò a illuminarsi.

«Era ora. È così pigro, d'inverno»

«Lei, ehm, si riferisce al sorgere del sole?» chiese Percy.

«A mio fratello, sì».

Notai dall'espressione del figlio di Poseidone che c'era qualcosa a cui stava pensando, dubbioso.

«Non è come pensi» disse Artemide, come se gli avesse letto nel pensiero.

«Oh, okay. Così non è che lo vedremo accostare con un...».

Ci fu un'improvvisa esplosione di luce all'orizzonte e un'ondata di calore.

«Non guardate» ci avvertì Artemide «Lasciatelo parcheggiare, prima».

Parcheggiare?

Distolsi lo sguardo e vidi che anche gli altri lo facevano.

La luce e il calore si intensificarono finché non mi sembrò che i due giacconi mi si sciogliesse addosso. Poi, all'improvviso, la luce si spense.

Guardai. E non riuscii a credere ai miei occhi. Era una Maserati Spyder decappottabile rossa. Di una bellezza abbagliante.

Poi mi accorsi che abbagliava perché il metallo era incandescente.

La neve intorno alla Maserati si era fusa in un cerchio perfetto, il che spiegava perché mi trovassi in piedi nell'erba verde e avessi le scarpe bagnate; ormai mi succedeva in tutte le imprese: finivo con le converse zuppe.

Il pilota scese dall'auto, sorridendo. Avrà avuto diciassette o diciotto anni e, per un secondo, ebbi la sgradevole impressione che fosse Luke, anche se assomigliava di più a qualcun altro di mia conoscenza.

Aveva gli stessi capelli biondi e lo stesso fisico atletico, ma non era nessuno dei due. Era più alto. Il suo sorriso era più luminoso e divertito. Il tipo della Maserati indossava jeans, un paio di mocassini e una maglietta senza maniche.

Era la fotocopia sputata di Will.

«Cavolo, che splendore!» commentò Talia.

«Certo, è il dio del sole» osservò Percy.

«Non mi riferivo a quello»

«Sorellina!» esclamò Apollo.

Se avesse avuto i denti ancora un po' più candidi, ci avrebbe abbagliati tutti senza bisogno della macchina solare.

«Come butta? Non chiami mai. Non scrivi mai. Stavo cominciando a preoccuparmi».

Artemide sospirò.

«Sto bene, Apollo. E non sono la tua sorellina»

«Ehi, io sono nato prima»

«Siamo gemelli! Quanti millenni dobbiamo ancora litigare...»

«Allora, come butta?» la interruppe lui «Le ragazze sono con te, vedo. Serve qualche ripetizione con l'arco?».

Artemide strinse i denti.

«Ho bisogno di un favore. Devo andare a caccia, da sola. Vorrei che tu portassi le mie compagne al Campo Mezzosangue»

«Ma certo, sorella!».

Poi alzò le mani come per dire:
«Fermi tutti!».

«Sento che sta per arrivare un haiku» affermò.

Le Cacciatrici accolsero la notizia con un gemito.

A quanto pareva non era la prima volta che incontravano Apollo. E nemmeno io.

«La prego, basta» feci, esasperata.

Diciamo che il dio del sole si divertiva a presentarsi nei miei sogni e a recitarmi questi "haiku".

«Hey, Piccoletta, ci sei pure te!» esclamò Apollo, contento, guardandomi.

«Vi conoscete?» mi domandò Percy.

«Purtroppo» sospirai.

«Ovviamente» disse invece il dio «Fa dei sogni interessanti. E poi, Will me ne parla in continuazione!».

Notai Percy accigliarsi, come se fosse arrabbiato.

«Ci sbrighiamo?» chiese, nervosa.

Il dio si schiarì la voce e sollevò la mano in un gesto melodrammatico.

«Erba e neve. / Artemide soccorro. / Quanto sono forte».

Ci guardò con un gran sorriso, in attesa dell'applauso.

«L'ultimo verso era di sei sillabe» commentò Artemide.

Apollo si accigliò.

«Davvero?»

«Sì. Prova con: Sono un esaltato»

«No, no, sono ancora troppe. Mmmh...».

Si mise a borbottare fra sé e sé.

Zoe Nightshade si rivolse a noi.

«Il divino Apollo sta attraversando una fase haiku dopo il suo ultimo viaggio in Giappone. Sempre meglio della volta in cui è tornato da Limerick. Non avrei mai retto un'altra poesia che cominciava con: "C'era una dea che veniva da Sparta..."»

«Ci sono!» annunciò Apollo «Sono un figo. Cinque sillabe!».

Si inchinò, molto soddisfatto.

«Ora a noi, sorella. Un mezzo di trasporto per le Cacciatrici, hai detto? Tempismo perfetto. Stavo proprio per mettermi in marcia»

«Anche questi semidei necessitano di un passaggio» replicò Artemide, indicandoci «Ragazzi del campo di Chirone»

«Nessun problema!» Apollo ci passò in rassegna «Vediamo... Talia, giusto? So tutto di te».

Lei arrossì.

«Salve, divino Apollo»

«La figlia di Zeus, eh? In pratica sei la mia sorellastra. Una volta eri un albero, giusto? Felice di riaverti fra noi. Non sopporto quando trasformano le belle ragazze in alberi. Cavolo, mi ricordo di quella volta...»

«Fratello» lo interruppe Artemide «Dovresti andare»

«Oh, giusto».

Poi guardò Percy e socchiuse gli occhi.

«Percy Jackson?»

«Sì. Cioè... Sì, signore».

Apollo lo studiò, ma non disse nulla, cosa che trovai piuttosto inquietante.

«Bene!» annunciò infine «Sarà meglio salire, eh? La corsa ha un'unica direzione... l'ovest. E chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori».

Guardò la Maserati, che avrebbe accolto al massimo due persone. E noi eravamo una ventina.

«Bella macchina» fece Nico.

«Grazie, figliolo» rispose Apollo.

«Ma come facciamo a entrarci tutti?»

«Oh» il dio sembrò accorgersi del problema per la prima volta «Beh, già. Detesto cambiare la modalità Spyder, ma suppongo...».

Si sfilò le chiavi dalla tasca e premette il pulsante dell'allarme. Bip, bip. Per un attimo la macchina si illuminò di nuovo. Quando il bagliore si
spense, la Maserati era stata rimpiazzata da uno di quei minibus che usavamo a scuola per andare alle partite di baseball.

«Fatto» esclamò «Tutti a bordo!».

Zoe ordinò alle Cacciatrici di salire.

Quando raccolse il suo zaino da terra, Apollo disse:
«Dai qui, dolcezza. Lascia che lo porti io».

Zoe si scansò con un balzo e un lampo assassino negli occhi.

«Fratello» lo rimbrottò Artemide «Non aiutare le mie Cacciatrici. Non le guardare, non parlare con loro, non flirtare con loro. E non chiamarle "dolcezza"».

Apollo alzò le mani.

«Scusa. Dimenticavo. Hey, sorella, dove te ne vai, a proposito?»

«A caccia» rispose lei «Non sono affari tuoi»

«Lo scoprirò. Io vedo tutto. E so tutto».

Artemide sbuffò.

«Devi solo portarle al campo, Apollo. E non combinare casini!»

«No, no! Io non combino mai casini».

La dea alzò gli occhi al cielo, poi ci guardò.

«Ci vedremo al solstizio d'inverno. Zoe, ti affido le Cacciatrici. Sii un bravo capo. Fai tutto quello che farei io».

Zoe drizzò la schiena.

«Sì, mia signora».

Artemide si inginocchiò e toccò il terreno come per cercare delle tracce. Quando si rialzò, aveva un'espressione turbata.

«Stiamo correndo un grave pericolo. Quella bestia dev'essere trovata».

Si slanciò nel bosco e svanì nella neve e nelle tenebre.

Apollo si voltò e sorrise, facendo tintinnare le chiavi del minibus su un dito.

«Allora» disse «Chi ha voglia di guidare?»

«IO» urlai.

⸻ ✧ ⸻

Le Cacciatrici si stiparono all'interno. Si accalcarono tutte in fondo, per stare il più lontano possibile da Apollo e dal resto di noi.

Bianca si sedette insieme a loro, lasciando il fratellino davanti con noi, atteggiamento che mi sembrò piuttosto freddo, ma Nico parve non farci caso.

«Che forza!» esclamò, saltando su e giù sul sedile del guidatore «È davvero il sole? Pensavo che gli dei del sole e della luna fossero Elios e Selene. Com'è che ogni tanto sono loro e ogni tanto siete lei e Artemide?»

«Ridimensionamento» rispose Apollo «Hanno cominciato i Romani. Non potevano più permettersi tutti quei sacrifici nei templi, perciò hanno mollato Elios e Selene e hanno affidato a noi il loro lavoro. Mia sorella ha avuto la luna. E a me è toccato il sole. All'inizio è stata un po' una seccatura, ma almeno ci ho guadagnato la macchina»

«Ma come funziona?» chiese Nico «Pensavo che il sole fosse una grossa, fiammeggiante palla di gas!».

Apollo ridacchiò e gli arruffò i capelli.

«Questa è solo una voce che probabilmente si è diffusa perché Artemide mi chiamava così, una volta. No, sul serio, figliolo: dipende se parliamo di astronomia o di filosofia. Vogliamo parlare di astronomia? Bah, che gusto c'è? Vogliamo parlare di quello che gli uomini pensano del sole? Ecco, questo è più interessante. Girano parecchio intorno al sole... per così dire. Il sole li scalda, fa crescere i loro raccolti, può dare energia alle loro macchine, rende tutto più, be'... luminoso. Questo carro è costruito con i sogni che gli uomini hanno sul sole, figliolo. È antico quanto la civiltà occidentale. Ogni giorno percorre il cielo da est a ovest, illuminando ogni più piccola vita mortale. Il carro è la manifestazione del potere del sole, così come i mortali lo percepiscono. Ti torna?».

Nico scosse la testa.

«No»

«Beh, allora immaginalo come una macchina solare, potentissima e molto, molto pericolosa»

«Posso guidare?»

«No. Sei troppo piccolo»

«Io! Io!» Grover alzò la mano.

«Hey, mi ero già proposta io!» mi lamentai.

«Mmh... no» rispose Apollo, guardando il satiro «Troppo peloso. Vuoi provare, dolcezza?» chiese poi, rivolto a me.

«Ovvio» feci, raggiungendolo e prendendogli le chiavi di mano «Ma non mi chiami dolcezza»

«Come preferisci» rispose il dio «Qualcun altro vuole provare dopo?».

Silenzio assoluto.

«Bene così» sospirò «La velocità è proporzionale al calore» mi avvertì poi «Perciò parti piano e assicurati di raggiungere una buona altitudine prima di darci dentro».

Mi sedetti al posto del guidatore e strinsi il volante, ghignando divertita.

Amavo andare veloce con le auto, era fin troppo divertente. Una volta, sull'Olimpo, avevo provato a fare un giro sulla Harley di mio padre, ma lui mi aveva beccata. Inutile dire che ero stata punita.

Tirai indietro il volante, che si inclinò. Il minibus balzò verso l'alto così in fretta che sentii qualcuno cadere indietro.

«Ahi» urlò Grover.

«Scusa» gli disse Percy.

«Rallenta!» esclamò Apollo.

«Rallentare?» chiese, ridendo «Non ho ancora iniziato ad accelerare».

Guardando fuori dal finestrino, vidi un anello fumante di alberi nella radura da cui eravamo decollati.

Ops.

«Testona, vacci piano con l'acceleratore» protestò il figlio di Poseidone.

«Zitto, Percy» ringhiai.

Poi, premetti ancora di più sull'acceleratore, facendo sballottare tutti all'interno del veicolo.

Risi come una matta.

«Harper!» strillò Percy.

«Vuoi chiudere quella boccaccia? O devo venire a chiudetela io con un pugno?».

Questo bastò a farlo smettere di parlare.

«Dobbiamo virare a sud per Long Island» annunciò Apollo «Gira a sinistra».

Sterzai.

Sentii Grover strillare di nuovo.

«L'altra sinistra» fece Apollo.

«Divino Apollo, con tutto il rispetto, mi sa che non sa distinguere la destra dalla sinistra» ribattei.

Guardai di nuovo fuori dal finestrino. Eravamo a quota aeroplano adesso, così in alto che il cielo cominciava a essere nero.

«Ah...» esclamò Apollo «Un po' più in basso, dolcezza. Cape Cod sta congelando»

«Non mi chiami dolcezza» ringhiai.

Inclinai il volante.

Il bus cominciò a scendere in picchiata e qualcuno urlò. Sembrava proprio la voce di Percy.

Ora stavamo precipitando verso l'Atlantico a mille miglia all'ora, con la costa del New England lontana sulla nostra destra. E nell'abitacolo iniziava davvero a fare caldo.

Apollo era finito da qualche parte in fondo, ma cominciò a risalire fra i sedili lungo il corridoio.

«Prenda il volante!» lo implorò Grover.

«Zitti!» gridai e premetti di più sull'acceleratore.

«Non vi preoccupate» rispose il dio.

Sembrava preoccupatissimo.

«Deve solo capire che... CAVOLO!».

Vidi anch'io quello che stava vedendo lui. Sotto di noi c'era una piccola cittadina innevata del New England. O perlomeno, una cittadina che prima era innevata.

Sugli alberi, sui tetti e sui prati la neve si sciolse in quel preciso istante. Il candido campanile di una chiesa imbrunì e cominciò a prendere fuoco. Piccoli pennacchi di fumo, come le candeline di una torta, spuntarono in tutta la città. Alberi e tetti si stavano incendiando.

«Sali!» strillò Percy.

«Come siete noiosi...» sbuffai.

Strattonai il volante. Mentre ci rialzavamo come un missile, vidi dal lunotto posteriore che gli incendi diffusi nella cittadina si spegnevano per l'improvvisa ondata di gelo.

«Laggiù!» indicò Apollo «Long Island, sempre dritto. Rallentiamo un po', dolcezza. Così ci ammazziamo... cioè, non tutti, naturalmente».

In tutta risposta, accelerai ancora.

Ci stavamo lanciando verso la costa settentrionale di Long Island.

Ecco il Campo Mezzosangue: la valle, il bosco, la spiaggia. Scorsi il padiglione della mensa, le capanne delle case e l'anfiteatro.

Eravamo a pochi chilometri di distanza, ormai.

«Frena» disse Apollo.

«Decido io quando farlo»

«FRENA!».

A quel punto, pigiai il pedale del freno.

Il bus solare si impennò di quarantacinque gradi e atterrò di schianto nel laghetto delle canoe, con un gigantesco SPLAAAAASH!

Un'enorme nuvola di vapore si levò dall'acqua e le Naiadi fuggirono terrorizzate, lasciando i cesti di vimini intrecciati a metà.

Il bus rimase a galleggiare sulla superficie, insieme a un paio di canoe rovesciate e mezzo affumicate.

«Beh» esclamò Apollo con un sorriso temerario «Direi che devo darti lezioni di guida, dolcezza. Adesso andiamo a vedere se abbiamo bollito qualcuno di importante, che ne dici?».

Invece di rispondere, feci un'altra domanda.

«Quando lo facciamo di nuovo?» sorrisi.

⸻ ✧ ⸻

˗ˏˋ ꒰ 𝙖𝙪𝙩𝙝𝙤𝙧'𝙨 𝙣𝙤𝙩𝙚 !

Sto pubblicando questo capitolo da una barca, quindi spero che non mi faccia casini😀

Cosa posso dire? Amo questo capitolo. Ci tengo a specificare che non mi piace "rubare" le azioni che fanno gli altri personaggi della storia, ma non potevo non far guidare ad Harp il carro di Apollo.

Spero, come al solito, che vi sia piaciuto🫶🏻

Ci sentiamo presto ❥ sofi

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Fanfiction holdarah