Shiver || Michael Clifford

By accolasvoice

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«Respingo tutti quanti, non prenderla sul personale.» highest rank in fanfiction #1 More

cast
Prologue.
1. A New Beginning
2. Echo
3. Cookies
4. Little crush
5. Moe
6. Rain And Green Eyes
7. Melting
8. Innocent
9. Overthinking
10. Bravery
11. Confessions
12. Brothers
13. Battleships
14. Miss Marple
15. Challenge
16. Revenge
17. Affection
18. Nightmares
19. Madness
20. Sweatshirt
21. Awkward
22. Feelings
23. Let Me In
24. You
25. The First Time
26. Feel Again
27. Make Me Fall
28. The Last Time
29. Remember
30. Change My Mind
31. Up
32. She Is The Sunlight
33. I Won't
34. You And Me
35. Tear Me In Two
36. Best Of Me
37. Sweet Despair
38. I Will Be
THANKS.
39. Broken
40. No More Lies
41. Demons
42. Wasted
43. Everything Has Changed
44. All About Us
46. Sparks
47. Unbreakable
48. Holding On And Letting Go
49. Mine For A Night
50. Reason
51. Hush Hush
52. Can't Stop
53. This Love
54. Find My Way Back
55. Firefly
NON ODIATEMI
It All Ends.
Ringraziamenti
Characters Ask

45. Look After You

45.3K 2.9K 1.1K
By accolasvoice

There now, steady love, so few come and don't go
Will you, won't you be the one I'll always know?
When I'm losing my control, the city spins around
You're the only one who knows, you slow it down.

[Look After You - The Fray]

--------------

Rimasi bloccata come un'ebete, con la bocca completamente secca e gli occhi spalancati.

«Di chi diavolo è quel catorcio che c'è nel vialetto?» sbraitò un'altra voce, di cui scoprii il proprietario solo pochi secondi dopo, quando l'uomo che avevo visto soltanto in fotografia apparve alle spalle della moglie, aggrottando le sopracciglia alla mia vista e ridendo nervosamente subito dopo. «Suppongo che sia tuo.»

Mi riscossi immediatamente dal mio stato di trance e mi alzai dallo sgabello su cui ero ancora seduta, tentando di prepararmi psicologicamente all'imbarazzante discorso che mi aspettava.

«Salve,» esordii timidamente, arrivando davanti alla coppia. «io sono...»

«Melanie Rose, parli da sola?» sbraitò Mike, e subito dopo sentii i suoi passi scendere le scale. Ero sollevata che anche lui stesse per essere trascinato in quella situazione alquanto imbarazzante: affrontarla in due era sempre meglio che farlo da sola, in fondo.

«Michael...» sospirò la donna, non appena anche lui fece capolino in cucina. Sembrava sinceramente stupita di vederlo.

Sapevo che lui non tornava da un po', ma, data l'espressione di Norah e Frank, doveva essere passato davvero un lungo periodo di tempo dall'ultima volta in cui Mike era tornato a casa.

«Ehi.» li salutò lui, quasi egualmente sconcertato. I suoi capelli erano ancora decisamente umidi, ma notai subito che si era fatto la barba e che quindi ora le sue guance erano tornate pulite e lisce come sempre.

Senza un altro secondo di esitazione, Norah corse verso di lui e lo strinse in un abbraccio così sentito che quasi mi commosse. «Mi sei mancato così tanto.» sussurrò, senza lasciarlo andare.

Michael rimase spiazzato per alcuni secondi, ma poi, con ancora qualche esitazione, ricambiò l'abbraccio della madre e si rilassò.

«Perché non ci hai detto che saresti tornato?» chiese a quel punto lei, staccandosi dal corpo di Michael e prendendogli il viso tra le mani, come se volesse memorizzare ogni particolare del figlio che non vedeva da così tanto tempo.

«Io un'idea ce l'avrei.» borbottò ironicamente Frank, lanciando un'occhiata nella mia direzione e facendo ridere sommessamente sia Michael che Norah, nonostante quest'ultima stesse trattenendo a stento le lacrime, e arrossire me fino alla punta delle orecchie.

«Pensavo che foste da zia Clara.» alzò le spalle Michael, senza guardare in faccia nessuno dei due.

«Eravamo lì, ma tuo cugino Berry si è sentito male e abbiamo preferito tornare a casa per non rischiare di essere contagiati.» gli spiegò Norah, lasciando andare le sue guance e limitandosi a restare accanto a lui.

Anche Frank si avvicinò agli altri due e diede una pacca sulla spalla di Mike, sorridendogli caldamente. «Comunque è bello rivederti, figliolo.»

Quando lui alzò gli occhi in quelli del padre e ricambiò sinceramente il suo sorriso, non potei negare di sentirmi leggermente fuori posto. D'altro canto, però, era bello vedere che finalmente Michael stava provando a dare un'opportunità ai suoi genitori e, nel mio piccolo, ero felice di aver contribuito a quella sua decisione.

«Ma non ci hai ancora presentato la tua amica.» sghignazzò ancora Frank, lasciando altre pacche sulla spalla del figlio.

«Tu devi essere Melanie Rose, suppongo.» mi sorrise Norah, avvicinandosi per stringere anche me in un abbraccio.

«In realtà mi chiamo Shiver,» le spiegai, ricambiando in modo impacciato il suo gesto. «Melanie e Rose sono i miei secondo e terzo nome, in realtà.» sorrisi cordialmente, non appena lei si staccò da me.

«È un nome molto particolare il tuo.» osservò Frank, sporgendo leggermente in fuori il labbro inferiore. Un gesto che, molto spesso, avevo visto fare anche a Michael.

Nel vederlo, non potei fare a meno di sorridere brevemente.

«Ecco perché la chiamo Moe.» ridacchiò Michael, arricciando leggermente il naso in quel modo che mi piaceva tanto. «O Melanie Rose.»

«Perché Moe?» chiese Norah perplessa, voltandosi verso il figlio.

«Io mio cognome è Mosey.» le spiegai, sorridendole gentilmente.

«E mio figlio ha pensato di darti quel soprannome.» ne dedusse lei, sorridendo a sua volta.

«È stato Luke, in realtà.» precisò Michael, riprendendo a strofinarsi pigramente i capelli con l'asciugamano.

«Quindi conosci anche lui.» sentenziò Norah, più come un'osservazione che come una vera e propria domanda.

«Mi è letteralmente volato addosso durante il mio primo giorno al college.» ridacchiai al ricordo.

«E poi lui ti ha presentato Michael.» suppose nuovamente, lanciando una veloce occhiata al figlio.

«Più o meno è andata così.» sorrisi maliziosamente, guardando a mia volta in direzione di Mike e trovando sul suo viso la stessa e identica espressione.

Tecnicamente era stato Luke a presentarci, praticamente Michale mi aveva baciata senza nemmeno sapere chi fossi. Ma forse questo era meglio non raccontarlo ai suoi genitori; anche se ero quasi certa che Frank l'avrebbe trovato divertente.

«Resterai qui a lungo, Shiver?» domandò cordialmente Norah, cambiando discorso e tornando a guardare verso di me.

«Oh no, pensavo di tornare a casa domani pomeriggio.» risposi, scuotendo brevemente la testa. «Tra poco sarà Natale e anche mio fratello tornerà a breve, quindi vorrei passare un po' di tempo con la mia famiglia.» feci bene attenzione a non lasciarmi scivolare dalle labbra che sarei stata sola con Colton e mia zia, più che intenzionata ad evitare di sganciare anche con loro la bomba dei genitori morti.

«Hai un fratello?» domandò lei, genuinamente curiosa.

«Si, si chiama Colton.» annuii, iniziando a sentirmi piuttosto a disagio per tutta l'attenzione che stavo ricevendo. «Anche lui frequenta il nostro stesso college, ma è al terzo anno.» aggiunsi, rigirandomi l'oro della felpa tra le dita.

«Come Michael.» osservò Frank, rivolgendo un sorriso al figlio.

«Mentre tu a che anno sei?» chiese ancora Norah, non abbandonando la sua espressione gentile.

«Al primo.»

«E cosa studi, tesoro?» sorrise dolcemente, facendomi rimanere letteralmente di stucco per avermi chiamata tesoro. Nessuno mi chiamava così da... Beh, da quando i miei genitori erano morti.

«Lettere.» sorrisi anche io sinceramente, constatando che Norah era una delle persone più dolci e cordiali che avessi mai incontrato, nonostante mi stesse sommergendo di domande.

«Ah si? E cosa...» ripartì all'attacco, ma questa volta venne interrotta.

«Mamma, le stai praticamente facendo un interrogatorio!» ridacchiò Mike, facendo sorridere fieramente me e quasi commuovere la donna con cui stavo parlando. Aveva usato la parola mamma senza nemmeno accorgersene.

«Hai ragione, scusami Shiver.» sentenziò, trattenendo a stento le lacrime e poggiandomi una mano sulla spalla. Io mi limitai ad annuire e sorridere a mia volta, perciò lei proseguì. «Avete già cenato, ragazzi?»

«Stavamo tentando di preparare la cena.» rise Michael, avvicinandosi a noi e ridendo brevemente. «Ma abbiamo finito per tirarci addosso qualunque cosa ci fosse in cucina.»

«Questo lo avevo immaginato.» rise anche Norah, lanciandomi una lunga occhiata e facendomi ricordare che non avevo ancora avuto il tempo di farmi la doccia, perciò avevo appena passato un quarto d'ora a parlare con i genitori di Michael con qualunque tipo di residuo di cibo addosso.

Sgranai gli occhi ed arrossii come un peperone, vedendo con la coda dell'occhio Michael che cercava di trattenere una risata.

«Non preoccuparti, Shiver, mio figlio ha sempre avuto un'innata passione per le lotte con il cibo.» ridacchiò Norah, coprendosi la bocca con una mano per non ridermi in faccia.

Avevo già detto di essere particolarmente incline alle figuracce e al trovare sempre nuovi modi per mettermi in imbarazzo?

«Ricordo di quella volta in cui, a sei anni, è arrivato in camera nostra completamente ricoperto di burro d'arachidi.» rise Frank al ricordo. «Ci ho messo più di due ore a lavarglielo via tutto dai capelli.»

«E ora invece ha perennemente un arcobaleno in testa.» sussurrai, lanciando un'occhiata a Michael e guadagnandomi un mezzo sorriso malizioso da parte sua.

«Shiver, perché non vai a farti una doccia, mentre io e Michael puliamo la cucina e poi prepariamo una cena decente?» propose Norah, rivolgendo una breve occhiata al figlio e riprendendo a parlare con lui. «Dalle un asciugamano e qualcosa con cui cambiarsi.»

Lui annuì e insieme ci incamminammo al piano superiore, verso la sua camera. Ero ancora abbastanza in imbarazzo per l'intera situazione, ma Norah e Frank sembravano davvero due brave persone e, nonostante mi avessero trovato in casa loro con il figlio, non mi avevano fatta sentire a disagio e non mi avevano nemmeno posto domande troppo riservate.

«A questo punto sono felice che tu non fossi nella doccia con me.» ridacchiò Michael, aprendo l'armadio e tirandone fuori una felpa e un paio di pantaloni della tuta, che sicuramente mi sarebbero stati enormi.

«E io che ora volevo invitarti a farla insieme a me.» scherzai, fingendo di imbronciarmi e afferrando i vestiti che mi stava porgendo.

«Smettila di prendermi in giro, Moe.» Questa volta fu lui a simulare un adorabile broncio, ma poi tornò serio e si avvicinò a me, poggiò una mano sulla mia guancia e la fronte sulla mia. «Mi dispiace, non pensavo che sarebbero tornati a casa.»

Spostai gli occhi nei suoi e sorrisi caldamente. «Ehi, è okay! Norah e Frank sono molto dolci.» lo rassicurai, senza abbandonare il mio sorriso.

«Lo pensi davvero?» domandò, con una voce simile a quella di un bambino.

«Certo che lo penso.» annuii, staccando la mia fronte dalla sua e poggiando invece la guancia sul suo petto. Restammo abbracciati in silenzio per alcuni secondi, poi io sorrisi ancora e bisbigliai, senza staccarmi da lui: «L'hai chiamata mamma.»

Sentii il suo petto vibrare leggermente a causa della sua piccola risata. «Ho deciso di dare retta ad una certa pulce, diciamo.»

«Pulce?» ridacchiai, staccandomi da lui per vederlo in viso. «È strano detto da te.»

«Hai ragione.» concordò lui, arricciando leggermente il naso. «È meglio che tu resti la mia Moe.»

Sentii qualcosa smuovermisi dentro quando la parola mia uscì dalle labbra di Michael, mentre lui non sembrò neanche accorgersene; cosa che me lo fece apprezzare ancora di più.

«Va' a farti la doccia.» bisbigliò, prima di lasciarmi un leggero bacio a fior di labbra. «Poi scendi, perché Norah avrà un altro miliardo di domande da farti.» ridacchiò, mentre io mi allontanavo e fingevo di essere esasperata dalla cosa.

------------------

MICHAEL.

La serata era letteralmente volata e, nonostante qualche commento ironico da parte di mio padre, le cose non erano state così imbarazzanti come credevo.

Eravamo già tutti a letto da un po' e Moe si era sistemata nella stanza degli ospiti in fondo al corridoio, sostenendo che si sarebbe sentita in imbarazzo a dormire insieme a me mentre anche i miei genitori erano in casa; ma l'unica cosa a cui io riuscivo a pensare era che senza di me avrebbe potuto nuovamente avere degli incubi riguardanti l'incidente. Per questo motivo, intorno alla mezzanotte, decisi di alzarmi dal mio letto per andare a controllare che tutto fosse a posto e che lei stesse bene.

Sgattaiolai nella sua stanza cercando di non fare rumore e, appena mi chiusi la porta alle spalle e mi abituai alla luce della luna che si irradiava pallidamente nell'ambiente, vidi la mia piccola Moe avvolta fino al collo nella spessa coperta che c'era sul letto. Come sempre sembrava così piccola rispetto a qualunque cosa la circondasse e anche così indifesa e pacifica.

Mi sedetti cautamente accanto a lei sul letto, facendo la massima attenzione a non turbare il suo sonno, che per una volta mi sembrava tranquillo. Osservai il suo bellissimo viso ed ascoltai i suoi respiri profondi e regolari: era così bella anche mentre dormiva.

«Sapevo che ti avrei trovato qui.» sentii sussurrare alle mie spalle e per poco non mi venne un colpo.

Ero talmente occupato a vegliare su Moe che non mi ero minimamente accorto del fatto che qualcuno avesse aperto la porta e fosse entrato nella stanza.

«Non riuscivi a dormire?» domandò Norah, prendendo posto sulla sedia girevole della scrivania e rivolgendomi un sorriso apprensivo.

«In realtà sto morendo di sonno.» ammisi, strofinandomi gli occhi con i pugni chiusi. «Ma ero preoccupato che lei non riuscisse a farlo.» le confessai, non intenzionato a mentirle. Nella nostra famiglia c'erano già state troppe bugie e non volevo assolutamente crearne altre che avrebbero messo a repentaglio la pace da poco ripristinata.

«L'abbiamo spaventata così tanto?» ridacchiò sommessamente lei, lanciando a sua volta un'occhiata a Moe.

«I suoi genitori sono morti quest'estate.» sussurrai, senza staccare lo sguardo dalla mia piccola ragazzina danneggiata. «E spesso ha degli incubi in cui rivive l'incidente in cui li ha persi. C'era anche lei in macchina, quel giorno.»

«Come hai detto?» domandò Norah con voce incredula, tornando a guardare verso di me con gli occhi spalancati. «Io... Mi dispiace.» sospirò, poggiandomi una mano sulla spalla.

«No, mamma, a me dispiace.» ammisi dopo alcuni minuti di silenzio, sentendo gli occhi riempirmisi di lacrime. «Mi dispiace che mi ci sia voluta la tragica storia di Moe per rendermi conto di quanto tu e papà siate importanti per me.»

«Avevi ragione ad essere arrabbiato, noi non avremmo dovuto mentirti.» mi sorrise lei, trattenendo a stento le lacrime a sua volta.

«Non importa,» scossi la testa, mentre le lacrime ormai rigavano il mio viso. «voi siete sempre i miei genitori e non avrei dovuto trattarvi così male e poi sparire per quasi un anno intero.»

«E tu sarai sempre il nostro bambino.» singhiozzò sommessamente, sempre cercando di non fare rumore per non svegliare Moe e afferrando la mia mano per stringerla dolcemente nella sua.

«Lo so.» annuii, asciugandomi velocemente le guance. «E ti voglio bene.» aggiunsi, dopo solo un attimo di esitazione.

«Ti voglio bene anche io, Michael.» sorrise ancora, prima che un confortevole silenzio scendesse nella stanza.

«La ami davvero, non è così?» domandò mia madre dopo un po', continuando a guardare verso Moe.

Mi sarei aspettato che quella domanda mi avrebbe preso in contropiede, ma invece mi sembrò completamente normale.

«Le cose sono complicate tra di noi.» sospirai, passandomi le mani sul viso. «Ma si, io... Io credo di amarla.» ammisi per la prima volta a voce alta e, stranamente, non me ne pentii subito dopo.

«E allora diglielo.» sorrise lei, come se la sua fosse la risposta più ovvia al mondo. E in un mondo normale, lo sarebbe stata, ma non su quello mio e di Moe.

«Lei ha... dei problemi con le emozioni e i sentimenti.» le spiegai, sorridendo brevemente. «E io ho paura.»

«Lei non è come Georgia, Mike.» sentenziò, questa volta prendendomi seriamente di sorpresa. «Lei è dolce e lo vedo da come ti guarda che prova esattamente la stessa cosa per te. Non ti farà del male.»

«Ma io ne ho fatto a lei.» ammisi in un sussurro, sentendo nuovamente le lacrime affiorare agli angoli dei miei occhi. «L'ho ferita così tanto e così tante volte che spesso mi domando se la merito davvero. Ho perso il conto di quante volte ha pianto a causa mia e avresti dovuto vedere come si era ridotta soltanto perché io l'avevo lasciata sola, per qualcosa che in realtà non era nemmeno colpa sua.»

«Proprio questo ti fa capire quanto lei ti ami, tesoro.» sussurrò mia madre, stringendo maggiormente la mia mano e rivolgendomi un sorriso comprensivo. «Non so perché l'hai fatta soffrire e non so quasi nulla di voi due, ma quello che so è che lei tira fuori il meglio di te. Non lasciartela scivolare via dalle dita, Michael, tienitela stretta, prenditi cura di lei e proteggila da qualunque cosa, anche se quel qualcosa dovessi essere tu stesso.»

«Non voglio ferirla ancora.» singhiozzai, passandomi la manica della felpa sotto agli occhi. «Ma non voglio nemmeno essere io a soffrire ancora.»

«L'amore fa male a volte, ma vale la pena respingerlo solo per paura di soffrire?» sorrise mia madre, regalandomi una delle sue ennesime e proverbiali pillole di saggezza.

Io risi brevemente tra le lacrime e scossi la testa per darle ragione. «Mi prenderò cura di lei.» acconsentii, spostando nuovamente lo sguardo su Moe. «Mi prenderò cura di lei a qualunque costo.»

It's always have and never hold
You're begun to feel like home
What's mine is yours to leave or take
What's mine is yours to make your own

Oh, oh, oh
Oh, oh, oh
Be my baby
I'll look after you.

---------------
NOTE LUNGHE MA PIENE DI INFORMAZIONI!

Io domani ho un esame e ho passato tutto il pomeriggio a scrivere per darvi un aggiornamento, se non mi volete bene a questo punto io ci rinuncio :(

Ok, capitolo molto molto teneroso, ho immaginato il facciano dolce di Michael per tutto il tempo! Colgo anche l'occasione per informarvi del fatto che presto Shiver sbarcherà su wattpad ANCHE IN INGLESEEEEEEE! Una ragazza dolcissima si è offerta di correggere la mia traduzione e io sono entusiasta!

Poi, oltre a questo, vi ricordo che nelle mie liste trovate tutte le interviste che mi sono state fatte e le domande che voi stesse mi avete posto, compresa la lista dei nomi delle ship, visto che tutti qui sono confusi hahaha.
A parte questo, se avete altre domande di qualunque tipo o se voleste qualche curiosità su Shiver o Alphabet, fatemi sapere!

Nel prossimo capitolo potrebbe esserci una new entry e vorrei sapere che ruolo avrà secondo voi.

A questo punto ho finito, giuro! Vi abbraccio fortissimo come sempre e mi lascio nuovamente scivolare nel turbine dello studio per gli esami.

love you all,
accolasvoice.

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