Segreto

By sabinamaxim

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Jake Jones è lo scapolo e detective più ambito del Massachusetts. Difficile non notarlo con la sua camicia bi... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Angolo autrice
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
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Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
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Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
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Capitolo 35
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Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
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Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
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Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64 - Epilogo
Capitolo 65 - Extra

Capitolo 27

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By sabinamaxim

Le strade del Massachusetts erano inondate di polline, tanto polline che - achoo - perdindirindina!

Starnutii camminando di fretta per le vie trafficate da persone sorridenti, il ché mi fece venire la nausea al pensiero che avrei voluto uccidere qualcuno grazie alla mia allergia.

Il mio telefono squillò e lo estrassi dalla borsa, tenendo il fazzoletto di carta nell'altra mano.

«Vee! Dove, diavolo, sei?» Tuonò Billy.

Sbuffai anche se non poteva vedermi. «Billy, cosa vuoi?»

«Sto andando con Greice ad un locale sulla Boylston Street. Ci raggiungi?» Esclamò euforico.

Tentennai prima di rispondere ma non avevo alcuna voglia di imbattermi in ragazzini scalmanati e finire come quella sera, nel letto di Jake.

Storsi il naso al pensiero. «Passo, Billy. Sarà per la prossima volta.» Risposi.

Lo sentì mormorare infastidito per poi salutarmi offeso e chiudere la chiamata.

Guardai ripetutamente l'orologio al polso e sbuffai, magari distrarmi un po' mi avrebbe fatto bene.

Arrivai nella folla di persone ammassate intente a festeggiare una stupida e insulsa sagra, la mia coscienza mi rimproverò per il mio pensiero poco gentile e camminai spedita verso il locale se non fosse che ad un certo punto qualcosa, o meglio qualcuno, urtò la mia spalla.

«Hey, vuoi stare più attento?» Sbottai toccandomi di riflesso il punto colpito.

Alzando lo sguardo trovai un ragazzo che non poteva avere più di venticinque anni fissarmi con intensi occhi azzurri. I suoi capelli castani portati all'indietro e fissati dal gel gli dava l'aria da duro.

«Piccola, vedi di non intralciare il mio cammino.» Ghignò.

I miei occhi diventarono due fessure rigide e posai le braccia sui fianchi continuando a fissarlo inorridita e allo stesso tempo disgustata.

«Si da' il caso che mi hai sbattuto contro e piccola ci chiami qualcun altro. Con permesso, coglione.» Ringhiai.

Alzò le sopracciglia sorpreso ma non gli diedi l'occasione di replicare, me la svignai di fretta per poi imbucarmi nel locale. Scorsi tra i vari tavoli Greice e Billy che mi fecero un cenno, entrambi seduti su delle poltrone di pelle e con un cocktail in mano.

«Alla fine ti sei decisa!» Esclamò Greice finendo le sue parole con un sorso consistente di alcool.

Scrollai le spalle mentre prendevo posto su una poltrona accanto a loro e ordinai un Margarita. «Credo che staccare la spina mi aiuterà, in questo momento.» Dissi pensierosa.

Greice e Billy si scambiarono uno sguardo d'intesa ma non dissero nulla, riservando la loro completa attenzione ai loro cocktail.

«Bene signori, tutti in pista con una delle canzoni che ha fatto furore in queste settimane, su'!»

Osservai il dj muoversi a ritmo di musica e con lui anche parecchie persone sulla pista da ballo.

«Eve Roberts, che sorpresa!»

«Ti prego, dimmi che non è lui.» Mormorai stropicciando gli occhi.

Mi voltai lentamente e il mio incubo divenne realtà quando vidi Jake in tutta la sua virilità ergersi di fronte a me. Il suo aspetto era meno professionale, più provocatorio.

La sua camicia con i primi tre bottoni aperti lasciavano trasparire parte della sua mascolinità, le maniche arrotolate sui gomiti davano spazio alle sue vene che sbucavano prepotentemente sulle braccia robuste e mio Dio, i suoi pantaloni erano la perfetta nemesi di ciò che si celava all'interno. Sorrisi anche se avrei voluto sotterrarmi dietro la console del dj.

«Ci si rivede . . .» Bazzicai e allo stesso tempo alzai il mio bicchiere con enfasi.

Cercando di fargli capire che mi stavano divertendo, mi chiesi il perché avessi bisogno di farglielo sapere ma in quel momento il mio più grande problema era davanti ai miei occhi nei suoi occhi che mi osservavano con divertimento.

«Jake, giusto?» Sbucò Greice come un fungo nella conversazione.

Si alzò dalla poltrona lisciandosi rapidamente il tailleur e gli tese la mano in segno di saluto. Jake guardò prima lei poi la mano per poi stringergliela e sorridere come se stesse mangiando una delle sue caramelle preferite. Cosa cavolo sorridi?

Il mio subconscio parlò prima che fossi quantomeno lucida ma continuai a fissarli con un sorriso a trentadue denti, letteralmente.

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