Capitolo 16

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Ero troppo emozionata.

Mi ero svegliata da poco ed ero già eccitata all'idea che si trattasse del mio primo giorno lavorativo nell'azienda.

Il mio telefono si illuminò mentre ero intenta a mangiucchiare i miei amati corn flakes e quasi li sputai appena lessi il nome di detective Jones sullo schermo.

Afferrai di scatto il telefono ed aprii il messaggio con la tachicardia che iniziava a salire lentamente.

Cara signorina Roberts,
Ci terrei ad incontrarla per discutere di nuovi indizi sulla morte di suo padre, si faccia trovare al café di Mindy che frequenta assiduamente alle 6 p.m.
Grazie,
l'irresistibile detective Jones.

Lessi attentamente il messaggio e quel che mi fece saltare sullo sgabello della cucina fu la firma con cui il detective si fece riconoscere.

Pensai che quella condanna me la sarei portata ancora per molto tempo e il detective Jones avrebbe continuato a prendermi in giro senza alcuna intenzione di smettere.

«Va bene, Eve. Smettila di pensarci.» Esclamai parlando con me stessa.

Presi la borsa dalla penisola e mi diedi un'ultima occhiata allo specchio prima di uscire.

«È solo un detective. Non devi prenderlo sul serio. Evita qualsiasi contatto.» Continuai a ripetermi come un mantra.

Chiusi la porta principale per poi imboccarmi nell'ascensore.

«Se lui si avvicina -» Continuai e prima di continuare sentii un colpo di tosse. Mi girai lentamente sperando che fosse solo la mia immaginazione.

La sfortuna, come sempre,  mi assistette.

Alla mia destra c'era un uomo presumibilmente sulla trentina, in uno smoking e con un viso talmente curato che sembrava uscito da una rivista di paparazzi.

Lo fissai incredula continuando a tenere al braccio sinistro la borsa ed a quello destro le chiavi. Diventai una statua, la mia bocca era leggermente socchiusa, ma solo leggermente eh.

«Vede, io - oh Dio!» Dissi portandomi una mano sul viso incredibilmente imbarazzata. «Stavo ripetendo le battute di una scena che dovrò interpretare!» Continuai facendomi venire l'illuminazione.

Una scusa più assurda non potei trovare e la sua espressione mi fece capire che non se l'era bevuta anche se gli sorridevo cercando di apparire normale.

«E qual è?» Rispose con tono aspro. «Quella della moglie incazzata?» Continuò scoppiando a ridere.

Lo guardai come se avesse un occhio sulla fronte mentre si sbellicava dalle risate di fronte a me.

La cosa che mi lasciò più stupita è che mi avesse inconsapevolmente paragonata alla moglie del detective Jones.

Per un breve attimo mi immaginai in quella veste e scossi la testa per evitare che l'uomo davanti a me sospettasse qualcosa.

«Ma le pare!» Risposi alzando una mano con nonchalance.

Tossì fintamente e si rimise composto osservandomi con un sorriso.

«Beh, sarei curioso di saperne di più sul suo ruolo in questo presunto film, di cui non mi ha nemmeno detto ancora il nome?» Esclamò aspettando una risposta.

Guardai intorno a me la cabina dell'ascensore e notai la scritta di un volantino pubblicitario con scritto Graphy's Pub.

«Si chiama Grupis. Eh sì, un nome alquanto strano.» Risposi ridendo nervosamente.

Il solito ding dell'ascensore segnò che eravamo arrivati al piano terra e sospirai di nascosto.

«Allora, spero di rivederla per parlare della trama di questo film.» Disse porgendomi un biglietto da visita.

Lo fissai sbigottita ma per evitare un'altra battutina lo presi con il pensiero che l'avrei buttato nel primo cestino.

«Con piacere.» Risposi sorridendo per poi svignarmela dall'ascensore.

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