Capitolo 41

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«Come può essere ucciso un vampiro?» Squittii.

Mi fermai dall'allenamento incessante a cui Jake mi stava sottoponendo. Il fatto di essere in un bosco con lui e sfidarci con dei bastoni di legno lunghi e massicci era estenuante.

Jake posò il bastone accanto a se' e si sedette su una pietra dalle dimensioni notevoli. Armeggiò con la tasca dei pantaloni sportivi ed estrasse un coltellino.

Il coltellino era piccolo ma affilato, un incisione contornava i lati di esso e spiccava in un bluastro elegante.

«Questa lama è in grado di uccidere un vampiro. Essa è stata forgiata con una sostanza detta volium. Chiunque possieda questa arma può uccidere un vampiro. Ti chiederai perché non ce l'hai . . .» – Disse riponendolo nella tasca. – « . . . L'arma viene ceduta ad un vampiro solo quando denota un autocontrollo eccellente nella sete e nell'aggressività. Il fatto che io abbia ucciso Ashton non mi classifica come un'anima selvaggia bensì ho eliminato una piaga della nostra società. Non dimenticarti che ci sono delle regole da rispettare. I vampiri seppur con istinti poco graziati non possono cibarsi degli umani e non possono asservirne se ciò non gli viene permesso dagli anziani.»

Si alzò dalla roccia e riprese la sua andatura sicura. «Adesso, riprendiamo l'allenamento.»

Sbuffai contrariata e strinsi l'impugnatura sul bastone. Mi venne in mente il primo momento in cui incontrai Jake. Ero diventata una creatura sovrannaturale, non potevo avere dei sentimenti per lui perché mi avrebbe distrutta e annientata con il suo fascino.

I miei pensieri vennero interrotti appena sentii il legno freddo del suo bastone stringere sulla carotide.

«Mai abbassare la guardia. Essa è fondamentale in uno scontro corpo a corpo.» Sussurrò al mio orecchio.

Strinsi i denti e mi liberai dalla sua presa. Sorrisi soddisfatta e cercai di colpirlo nello sterno, scansò agilmente il colpo e mi bloccò a terra col suo corpo massiccio.

«Devi scaricare la forza del colpo utilizzando tutto il corpo, partendo dalla forza impressa dalle caviglie al polso ed infine al corpo dell'avversario.»

Jake lasciò andare la presa sul mio corpo incitandomi a mettermi in piedi ma rimasi seduta sulla terra di color nocciola.

«È tutto inutile.» Borbottai.

Mi si avvicinò abbassandosi sulle ginocchia alla mia altezza e mi portò con due dita il mento in alto. Mi specchiai nelle sue iridi.

«Per oggi chiudiamo qui l'allenamento ma domani ti voglio più motivata. Ah, ti conviene sbrigarti.» Rispose con tranquillità.

Spalancai gli occhi e guardai l'orologio al mio polso notando che erano già le 08:30 a.m.

«Cazzo!» Mi lamentai.

Balzai in piedi e di fretta presi la mia borsa. «Grazie per l'aiuto, Jake.»

Senza pensare alle conseguenze mi protrassi in avanti dandogli un bacio sulla guancia.

«Oh, scusa!» Balbettai.

La sua espressione nonostante sembrasse tranquilla capii il suo sgomento. Rimase fermo, scappai via prima che la situazione potesse stravolgersi.

Arrivai di fretta nel mio appartamento e mi preparai per andare al lavoro. La velocità da vampiro aiutava senz'altro.

Quando arrivai nell'ufficio trovai Greice avvilita. Mi avvicinai alla sua scrivania e le sorrisi.

«Greice, tutto bene?»

Mi scambiò un'occhiata triste e sospirò. «Ashton non si è più fatto sentire e nemmeno vedere al lavoro. Credo che se ne sia andato.»

Mi guardai intorno con aria colpevole, sapevo perfettamente cosa era successo ad Ashton ma non potevo dirglielo.

«Magari si era stancato di questa città. Non ci pensare troppo, ci sono una marea di pesci nel mare!» Scherzai.

«Mh mh.»

Sospirai non sapendo più che dire per poterla tirare su' di morale e capii che probabilmente voleva rimanere da sola.

Entrai nel mio ufficio ed aprii il PC. Di certo il lavoro non mi mancava.

Il fatto di essere un vampiro non avrebbe cambiato le mie abitudini. Amavo quel che avevo costruito con le mie forze e non avrei perso tutto.

SegretoWhere stories live. Discover now